comparazione
La comparazione esprime una relazione di confronto tra due termini rispetto a una stessa qualità oppure tra due qualità in riferimento allo stesso termine. In campo linguistico, la comparazione (dal lat. comparare «confrontare») può essere di uguaglianza o di disuguaglianza e può riguardare aggettivi qualificativi, alcuni avverbi e una classe di subordinate avverbiali.
La comparazione di aggettivi qualificativi consente di esprimere il rapporto tra due termini in rapporto a una qualità condivisa, che può essere di uguale o diversa intensità. Nel primo caso è introdotta una relazione comparativa di uguaglianza (1), nel secondo una relazione comparativa di disuguaglianza, che può essere di maggioranza (2) o di minoranza (3). I termini comparati sono detti, rispettivamente, primo termine di paragone (Mario) e secondo termine di paragone (Stefano) (➔ secondo termine di paragone):
(1) Mario è alto come Stefano
(2) Mario è più alto di Stefano
(3) Mario è meno alto di Stefano
Il comparativo di maggioranza e il comparativo di minoranza si formano premettendo all’aggettivo qualificativo più nel primo caso e meno nel secondo. Il secondo termine di paragone è preceduto da di quando corrisponde a un nome o a un pronome senza preposizione (2), oppure a un avverbio (4); da che, quando corrisponde a un nome o a un pronome retti da preposizione (5), quando vengono messe a confronto due qualità riferite allo stesso nome (6) o quando vengono messe a confronto due parti del discorso che non sono aggettivi (7) (Serianni 1988: 210-211):
(4) Mario è tornato più stanco di prima
(5) Stefano è più disinvolto con Anna che con Luisa
(6) Mario è più timido che sciocco
(7) Mario l’ha detto più per provocarla che per ferirla
Il comparativo di uguaglianza si forma senza ➔ alterazione dell’aggettivo, anteponendo al secondo termine quanto o come. Il primo termine può anche essere introdotto da tanto o altrettanto correlati a quanto del secondo termine, oppure da così correlato a come del secondo termine (Serianni 1988: 211; ➔ correlative, strutture). Le forme correlative sono preferibili quando la comparazione riguarda due aggettivi o due verbi:
(8) Gianni è tanto intelligente quanto noioso
In taluni casi è previsto un ulteriore termine di paragone, qualora il rapporto di disuguaglianza tra due elementi sia messo in relazione di uguaglianza con un terzo:
(9) Mario è tanto più alto di Stefano quanto Luigi
Accanto alla forma comparativa analitica, costruita con più e meno, alcuni aggettivi possiedono una forma sintetica: si tratta di migliore, peggiore, maggiore e minore, comparativi sintetici, rispettivamente, di buono, cattivo, grande e piccolo. La struttura di una frase con forma sintetica è uguale a quella con la rispettiva forma analitica:
(10) il vino italiano è migliore del vino di importazione
Essendo derivati da preposizioni latine sono invece privi di grado positivo i comparativi sintetici anteriore (lat. ante «prima»), esteriore (lat. extra «fuori»), interiore (lat. intra «dentro»), inferiore (lat. infer «sotto»), posteriore (lat. post «dopo»), superiore (lat. supra, «sopra»), ulteriore (lat. ultra, «oltre»). Esistono inoltre aggettivi e avverbi intrinsecamente comparativi, come diverso, uguale, diversamente, ugualmente, al pari.
Hanno il grado comparativo anche alcuni avverbi, prevalentemente di tempo e di luogo, il cui processo di formazione è analogo a quello degli aggettivi qualificativi:
(11) Mario ha chiamato più presto di me
(12) Luigi ha lanciato meno lontano di Marco
Anche in questo caso esistono forme sintetiche, come meglio, comparativo di bene; peggio, comparativo di male; più, comparativo di molto; meno, comparativo di poco (Serianni 1988: 512).
Le proposizioni comparative (➔ comparative, frasi) possono esprimere un rapporto di grado e distinguersi, come gli aggettivi qualificativi, in comparative di uguaglianza e di disuguaglianza; oppure possono esprimere una comparazione di analogia. Le comparative di grado esprimono il rapporto di uguaglianza attraverso le forme correlate tanto … quanto (13):
(13) il nuovo libro di Mario è tanto apprezzato all’estero quanto è ignorato in Italia
Quando vertono su un sintagma verbale nel costrutto esplicito è in genere usato l’indicativo, oppure il condizionale per esprimere una possibilità ipotetica (Dardano & Trifone 1983: 461):
(14) Giovanni ha parlato con Luigi così come avrebbe parlato con te
Le comparative di grado di maggioranza e minoranza sono introdotte dalle forme correlate più / meno … di quanto; più / meno … che; più / meno … di come; più / meno … di quello che. Quando vertono su un sintagma verbale, è possibile l’uso del congiuntivo (15), dell’indicativo (16) o del condizionale (17):
(15) il compito è più difficile di quanto pensavo
(16) il compito è più difficile di quanto pensassi
(17) il compito è più difficile di quanto avrei pensato
Con il congiuntivo e con il condizionale è inoltre possibile, ma non necessaria, la negazione espletiva segnalata da non, la cui funzione è indicare un implicito negativo (Manzotti & Rigamonti 1991: 298):
(18) Luigi ha studiato più di quanto non pensassi
La presenza di non nelle comparative di ineguaglianza era invece obbligatoria dell’italiano antico, anche con i verbi all’indicativo (Pelo 2009):
(19) Dira’gli, qualora egli ti parla più, che io amo molto più lui che egli non ama me, ma che a me si convien di guardar l’onestà mia si che io con l’altre donne possa andare a fronte scoperta (Boccaccio, Dec. VIII, 7)
Le comparative di analogia sono introdotte da come, eventualmente correlato a così nella principale, e reggono l’indicativo o il condizionale nel costrutto esplicito, oppure l’infinito o il gerundio in quello implicito (Serianni 1988: 611). Esprimono una conformità generica, senza introdurre confronti relativi a ordini di grandezza o intensità (Herczeg 1977: 325):
(20) Mario guida l’auto come un pilota di formula uno
Sono di analogia anche le comparative incidentali o parentetiche, la cui funzione è l’espressione di un commento:
(21) l’acqua del mare, come tutti sanno, non deve essere bevuta
Le comparative di analogia che esprimono un rapporto di disuguaglianza prevedono la presenza di un aggettivo come diverso, dissimile, differente e sono segnalate dagli introduttori da come o di come:
(22) la nuova casa di Giovanni è diversa da come mi aspettassi
Assumono un valore ipotetico le comparative di analogia con il congiuntivo introdotte da come se o quasi che, nella forma esplicita (23), e con il gerundio introdotte da come o quasi nella forma implicita (24):
(23) Luigi si comportava come se non fosse capitato niente
(24) Mario, quasi piangendo, espresse le sue condoglianze a Giorgio
Esistono infine costruzioni di natura comparativa, dette talvolta anche costruzioni siamesi (Savelli 1993), realizzate con elementi correlativi con cui si evidenzia una progressione proporzionale del confronto, che può essere di tipo diretto e crescente (tanto più … quanto più), diretto e decrescente (tanto meno … quanto meno) oppure inverso (tanto più … quanto meno; tanto meno … quanto più) (Pelo 2009):
(25) quanto più si tassa, tanto meno si produce.
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