compensazione
Termine, genericamente riferito a ogni operazione che serva in qualche modo a bilanciare una differenza (e anche al suo effetto), che in economia e finanza può assumere diverse accezioni specifiche.
Il processo di c. descrive il movimento di una grandezza opposto a quello di un’altra a essa correlata; per es., il deficit della bilancia commerciale può essere compensato da un surplus nella bilancia dei capitali. Nel commercio internazionale, equivalenza tra il valore delle importazioni e quello delle esportazioni di uno stesso Paese in un dato momento.
Le casse di c. sono istituzioni incaricate di tenere i conti di c., di riscuotere le somme dovute agli importatori nazionali e pagare con tali entrate quelle spettanti agli esportatori, provvedendo ad accreditare e addebitare rispettivamente le somme stesse alla corrispondente cassa dell’altro Paese.
Gli accordi di c. (o di clearing) vengono stipulati tra due o più Stati per regolare la c. di debiti e crediti nascenti dai loro rapporti commerciali, così da ovviare alle difficoltà dei trasferimenti di valuta e consentire i normali rapporti di scambio con l’estero.
Il dazio di c. è un dazio doganale istituito, più che ai fini fiscali, per ristabilire un equilibrio di posizioni turbato da altro dazio o provvedimento fiscale in genere. A fini analoghi tendono anche i diritti di c., le tasse di c., i premi di c., tutti istituiti allo scopo di compensare squilibri nelle importazioni o esportazioni.
La stanza o camera di c. (o anche di liquidazione, che ricalca più da vicino la corrispondente locuzione inglese clearing house, ➔ clearing) è un’istituzione centrale con la funzione di facilitare la liquidazione, tra istituti di credito, delle reciproche posizioni creditorie e debitorie (➔ compensazione, stanza di).
La compensazione in microeconomia. In termini microeconomici, la domanda compensata, o hicksiana (➔ Hicks, John Richard), descrive, in base al sistema di preferenze di un teorico consumatore, la quantità di beni e servizi acquistati al variare dei prezzi, sotto l’ipotesi che la propria ricchezza venga simultaneamente aggiustata per mantenere costante il livello di utilità che la persona può raggiungere. Intuitivamente, la domanda compensata misura l’effetto di sostituzione (➔ sostituzione, effetto di) tra beni al variare dei loro prezzi relativi. Essa soddisfa la cosiddetta legge della domanda compensata, secondo cui, all’aumentare del prezzo di un bene, la sua domanda diminuisce, e viceversa. La variazione della ricchezza necessaria a mantenere costante l’utilità del consumatore è detta c. hicksiana. Operativamente, la domanda compensata è il paniere di consumo che minimizza la spesa del consumatore necessaria a raggiungere un certo livello di utilità, dato il sistema dei prezzi. Essa è alla base della definizione dei concetti di variazione compensativa e variazione equivalente (➔ variazione).
La compensazione nell’economia del benessere. Strettamente connesso è il principio di c., proposto da N. Kaldor e Hicks, che fornisce un criterio di efficienza più ampio del principio di ottimo paretiano (➔ Pareto, ottimo di). In generale, una modificazione nell’allocazione delle risorse in un sistema economico genera vincitori e vinti, che guadagnano o perdono, rispettivamente, in termini di livello di utilità raggiunto. Secondo il principio di c., un’allocazione è più efficiente di un’altra se è teoricamente possibile trasferire dei fondi dagli agenti che hanno migliorato la propria posizione a favore di quelli che l’hanno peggiorata, in modo tale che tutti siano in grado di conseguire un’utilità non inferiore a quella di cui godevano in precedenza. Il principio di c., dunque, identifica tutti i miglioramenti potenziali nel senso di Pareto, anche se i trasferimenti di fondi non vengono necessariamente effettuati.