comperare (comprare, in Fiore)
Cinque occorrenze nel Convivio, una nella Commedia, due nel Fiore. Nel Convivio il verbo è in rapporto con ‛ spendere ' (I VIII 16 dice Seneca che " nulla cosa più cara si compera che quella dove i prieghi si spendono "), con il suo opposto ‛ vendere ' (I II 9 ciascuno ha nel suo giudicio le misure del falso mercatante, che compera con l'una e vende con l'altra; VIII 16 lo ricevitore compera, tutto che 'l datore non venda; IV XXVII 9 quelli [consigli] che hanno rispetto a l'arte, la quale hai comperata, vendere puoi: qui c., forse nel significato del latino comparare, da cui deriva, vale non tanto " acquisita, ottenuta con denaro " quanto piuttosto " guadagnata ", " conquistata "). Anche in Pd XVIII 122 c. è unito a ‛ vendere ' (sì ch'un'altra fïata [Dio] omai s'adiri / del comperare e vender dentro al templo / che si murò di segni e di martìri).
In quest'ultimo luogo si tratta, come hanno annotato tutti i commentatori dal Buti in poi, di una precisa reminiscenza evangelica: la terzina riecheggia infatti Matt. 21, 12 " Et intravit Iesus in templum Dei, et eiciebat omnes vendentes et ementes in templo et mensas nummulariorum et cathedras vendentium columbas evertit ". L'episodio, con parole appena diverse, compare anche in Marc. 11, 15, in Luc. 19, 45 e in Iohann. 2, 14. In particolare, l'espressione ‛ c. e vendere ' può derivare perciò anche da Marco e da Luca, che hanno entrambi la coppia di verbi. I commentatori moderni si soffermano inoltre sul problema dell'interpretazione del fatto preciso cui D. allude con la sua coraggiosa e violenta espressione. Si tratta evidentemente di una condanna dei " pontefici che fanno mercato dei beni spirituali consacrati dalle virtù miracolose... del Redentore e dei Santi e dal sangue dei martiri ", come afferma il Sapegno (e della sua stessa opinione sono, fra gli altri, il Casini-Barbi, il Porena, il Rossi). Dal contesto risulta evidente la connotazione dispregiativa con cui vengono usati i due verbi.
Il verbo ha questa sfumatura negativa anche in Cv IV XI 13, dove viene quasi a significare " accattivarsi ", " acquistare il favore " di qualcuno (credendo comperare uno uomo per lo beneficio, mille e mille ne sono comperati). Nelle due occorrenze del Fiore, invece, il verbo fa parte di locuzioni estranee all'uso moderno, che si possono trovare solo nell'italiano medievale, in Francesco da Barberino, per esempio. In CCIV 6 Iddio e tutti i Santi ciascun giura / ched elle 'l mi faranno comperare, spiega il Petronio: " giurarono tutti per Dio e per tutti i Santi che le la faranno pagar cara "; analogamente, ma al passivo, in CXI 13 elle [le elemosine] gli fieno ancora ben comprate, " gli costeranno care, gliele faranno pagare salate ! " (cfr. Giamboni Libro LVIII 14 " hannola duramente comperata ").