competizione
La concorrenza in natura
Nelle natura, così come nell'economia, valgono le leggi della concorrenza. Se, per esempio, due specie animali sfruttano le stesse risorse alimentari, competono tra loro fino a che una delle due si estingue o, in alternativa, entrambe modificano la loro dieta e quindi si dividono le risorse. Il risultato è un equilibrio dinamico, regolato dal meccanismo della selezione naturale, che favorisce il più adatto
Perché esistono così tante specie di animali e piante? Perché tante forme, tante strategie di sopravvivenza, spesso bizzarre e apparentemente irrazionali? Perché gli organismi si trasformano nel tempo e si evolvono? Queste domande sono il pensiero fisso di scienziati e filosofi. Secondo molti studiosi la competizione è tra le principali cause dell'evoluzione biologica, oltre che dell'evoluzione culturale dell'uomo. La formazione di nuove specie e l'estinzione di altre sono spesso determinate dalla competizione, ovvero la gara tra gli organismi per il controllo delle risorse. In un ecosistema, le piante vengono chiamate produttori primari, in quanto producono molecole organiche complesse come le proteine e i carboidrati, che permettono loro di crescere e di mantenersi in vita, direttamente dall'acqua e dall'anidride carbonica, sfruttando l'energia solare mediante la fotosintesi. Gli animali (uomo compreso), invece, non sono in grado di produrre da sé queste molecole e devono procurarsele nutrendosi di altri organismi: per questo sono definiti consumatori. Ma dove esistono produttori e consumatori esiste la concorrenza. Infatti, gli organismi concorrono tra loro sia per procurarsi il cibo sia per il territorio e per eventuali materiali necessari alle loro attività. Per esempio, molte specie di uccelli competono non soltanto per il cibo ma anche per il materiale necessario alla costruzione del nido o per gli spazi dove fabbricarlo.
La competizione per il cibo è un fenomeno assai diffuso ed evidente in tutti gli organismi. Prendiamo per esempio le farfalle: depongono le uova sulle piante delle cui foglie si nutriranno i bruchi, cioè le loro larve. Ciascuna specie di farfalla si è specializzata a sfruttare un numero limitato di specie vegetali, e questo è il risultato della competizione con altre farfalle. Ma le piante si difendono dall'aggressione dei bruchi producendo diverse sostanze tossiche che accumulano nelle foglie. La competizione, in questo caso, è in primo luogo una gara che premia chi riesce a sviluppare una più efficiente immunità contro i veleni di una determinata pianta. In pratica, la selezione naturale, ovvero il meccanismo alla base dell'evoluzione, ha favorito le farfalle che meglio riescono a sfruttare determinate piante, escludendo le specie che non sono capaci di difendersi dai suddetti veleni.
Può succedere che due specie mostrino la stessa abilità nel superare le barriere chimiche di una pianta; allora la competizione si svolge anche su altri fronti, per esempio il numero di uova deposte, la velocità dei bruchi nel divorare le foglie, la loro capacità di mimetizzarsi sulla pianta ospite. in questo modo si spiegano molti degli adattamenti che gli animali mostrano per il consumo delle diverse risorse alimentari: bocche adatte a triturare i vegetali, a frantumare gusci di semi o frutti, ad aspirare liquidi zuccherini, a uccidere le prede e tagliare la loro carne. e si spiegano anche gli adattamenti nati per catturare prede differenti: abilità nella corsa, nel volo o nel nuoto per inseguire le prede, tentacoli per ghermirle, becchi per infilzarle, apparati filtranti per separare piccoli organismi dall'acqua, e così via. ogni specie sviluppa strumenti e capacità per riuscire a procurarsi il cibo meglio di altre specie che competono per la stesse risorse.