COMPITALI
Secondo l'etimologia (da com-petere) e secondo le definizioni date dagli antichi stessi, compitum era il crocicchio dove convergevano più vie; in un secondo tempo significò la cappella rustica posta ad ogni crocicchio, ai cui Lari (Lares compitales) i contadini delle contrade (pagi) e delle borgate (vici) attigue facevano annualmente sacrifizî (compitalia). Queste cappellette avevano quattro ingressi o tre, a seconda del numero delle strade che vi convergevano, e si aprivano sulle strade stesse. I sacelli compitali divennero anche luoghi di riunione per gli abitanti delle contrade vicine. Alcuni di essi sono stati rinvenuti a Roma e a Pompei.
La data delle feste compitali era mobile e annualmente il pretore l'annunciava una settimana prima; ma in genere cadeva agli ultimi di dicembre o ai primi di gennaio, alla fine cioè di tutti i lavori agricoli. Come i Saturnali che di poco le precedevano, le Compitali erano festeggiate principalmente dagli schiavi, ad uno dei quali spettava anche il compito di fare i sacrifici. Uno degli usi rituali era quello di sospendere all'altare tanti gomitoli e tanti fantocci di lana quanti erano rispettivamente gli schiavi e i liberti partecipanti alla festa, ciò che generalmente si suole interpretare come un rito funerario. Si sacrificava un porco ingrassato; ogni famiglia inoltre contribuiva con una focaccia. Augusto riorganizzò le Compitali aggiungendo al culto dei Lari quello del Genio di Augusto e dando nuove disposizioni intorno ai magistri vicorum, cui le Compitali erano affidate.
Bibl.: Saglio, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire des antiquités gr. et romaines, I, pp. 1429-30; G. Wissowa, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., IV, col. 792 segg.; id., Religion und Kultus der Römer, 2ª ed., Monaco 1912, p. 167 segg.; Marquardt, Röm. Staatsverwaltung, III, 2ª ed., Lipsia 1885, p. 203 segg.