compiutamente
. L'avverbio, presente solo in prosa, indica sempre la " completezza " di un'azione, sia pure con sfumature di volta in volta alquanto diverse.
In Vn II 7, ad esempio ([Amore] cominciò a prendere sopra me tanta sicurtade e tanta signoria... che me convenia fare tutti li suoi piaceri compiutamente), e in Cv III III 15 la lingua non è di quello che lo 'ntelletto vede compiutamente seguace, l'avverbio vale, sì, " pienamente ", " completamente ", ma nel senso di " interamente ", " del tutto ", " assolutamente ". Invece in Cv I v 10 di questo si parlerà altrove più compiutamente, II III 18 del quale [terzo cielo] compiutamente è mostrato quello che al presente n'è mestiere, e III XII 1 è sì compiutamente ragionata la cagione che mosse me a questa canzone, si va più verso il senso di " adeguatamente ", " esaurientemente ", " convenientemente ". In Vn IX 13 dico quello ch'elli mi disse, avvegna che non compiutamente per tema ch'avea di discovrire lo mio secreto, infine, c. vale " esattamente ", " precisamente ", " per filo e per segno ".
Più pregnante l'uso dell'avverbio nelle due occorrenze di Cv II III 10 e v 11, in cui è usato per descrivere la " completezza " e la " pienezza " con cui Dio vede sé stesso, mentre tutte le altre creature, anche se beate, lo vedono solo in parte, e con diversi gradi di penetrazione.