complimenti
I complimenti sono atti linguistici con cui il parlante esprime ammirazione ed elogio nei confronti del destinatario, valutandone positivamente l’aspetto fisico, il carattere, il talento, gli oggetti posseduti, o anche esprimendo apprezzamento verso i suoi familiari, amici, animali domestici, luoghi di provenienza, ecc. Per la loro funzione sociale, essi sono connessi ai ➔ convenevoli.
I complimenti possono essere espliciti o impliciti. I complimenti espliciti sono indicati da verbi come complimentarsi e fare i complimenti, da formule come complimenti! o da enunciati contenenti termini positivi: soprattutto aggettivi, come bello, bravo, ottimo, ecc., ma anche espressioni verbali e avverbi (come in fare / stare bene) e nomi (Lei è un genio!; Sei uno splendore!). In contesti determinati e più formali, come premiazioni, conseguimento di titoli, ecc., hanno valore analogo anche espressioni come congratularsi, congratulazioni!
Nei complimenti impliciti l’elogio è trasmesso in modo indiretto e deve essere inferito dal ricevente in base a conoscenze condivise. Ad es., la frase sei sulla copertina di Glamour di questo mese può essere interpretata come complimento solo se si sa che Glamour è una rivista di moda, e che di solito queste riviste hanno in copertina fotografie di top model, considerate nelle nostra cultura modelli di bellezza femminile.
Soddisfacendo il bisogno di essere apprezzati, i complimenti sono presenti in tutte le comunità. Anche se mira anzitutto a gratificare l’interlocutore, lo scambio dei complimenti svolge una pluralità di funzioni: rafforzare la solidarietà accorciando la distanza con l’interlocutore; obbedire alle norme della buona educazione; incoraggiare un comportamento gradito o socialmente apprezzabile, specie nel caso di complimenti rivolti dai genitori ai figli (sei diventata bravissima a mangiare gli spaghetti!) o dagli insegnanti agli alunni (bene, hai fatto un ottimo lavoro); attenuare rimproveri, critiche, rifiuti; adulare per ottenere un vantaggio personale; rafforzare il ringraziamento per un regalo ricevuto (grazie, è bellissimo).
La funzione di un complimento dipende dal contesto situazionale (l’insieme delle circostanze esterne, la relazione tra interlocutori, lo scopo dell’interazione, ecc.) e conversazionale (la posizione nel discorso). Il contesto è fondamentale anche per stabilire se un enunciato abbia effettivamente il valore di complimento. La sola forma non è infatti sufficiente. L’enunciato Le sta molto bene questo vestito, ad es., dal punto di vista formale potrebbe essere, se preso isolatamente, un complimento, ma può invece non essere inteso come tale se detto a una cliente che prova un abito in un negozio dalla commessa che vuole spingerla ad acquistarlo. Dal punto di vista del contesto conversazionale, quanto più spontanea è la valutazione positiva tanto più viene sentita come un complimento vero e proprio: ad es., l’enunciato questo vestito ti sta benissimo è recepito come elogiativo se è una mossa iniziale non sollecitata; suonerà invece consolatorio se detto dopo un’autodenigrazione dell’interlocutore o in risposta a una richiesta di opinione (come mi sta questo vestito?).
Le numerose ricerche sui complimenti – condotte dapprima sull’inglese americano (Pomerantz 1978; Wolfson & Manes 1980), quindi su molte altre lingue – hanno mostrato che, sebbene i complimenti siano universali, esistono differenze rilevanti tra culture. Varia anzitutto la frequenza: più bassa nelle società orientali, meno propense all’espressione di emozioni e sentimenti, e in quelle nordeuropee, dove la distanza è un valore positivo, associato al rispetto dell’autonomia e della sfera personale dell’individuo; molto più alta tra le popolazioni mediterranee, slave, statunitensi, ove l’interazione è improntata a maggior calore e cordialità. Per quanto riguarda l’Italia, una ricerca condotta a Catania e a Roma (Alfonzetti 2009, da cui sono ripresi tutti gli esempi) mostra un’enorme diffusione dei complimenti in svariate situazioni. È tuttavia probabile che vi siano differenze tra le diverse aree geografiche, ma purtroppo non esistono studi al riguardo. Variano anche le situazioni nelle quali i complimenti sono quasi d’obbligo, tanto che non farli equivarrebbe a violare le regole della cortesia. In Italia sono di prammatica i complimenti alla mamma per il figlio appena nato, alla sposa nel giorno delle nozze, al padrone di casa per i cibi offerti a pranzo o a cena, ecc.
Variano infine le norme che regolano lo scambio dei complimenti in relazione a età, sesso, ruolo sociale, grado di intimità tra parlanti. In Italia, come in società di altri paesi, i complimenti sono più frequenti tra persone con una relazione dinamica (amici, conoscenti e colleghi pari grado), piuttosto che tra familiari, estranei o tra persone con forti differenze di status. Inoltre, le donne ricevono più complimenti che gli uomini, soprattutto da parte di altre donne; i complimenti tra uomini sono invece rari e guardati come singolari. Una donna adulta di status alto è complimentata anche da persone più giovani e di status inferiore. La maggiore deferenza accordata agli uomini di alto status limita invece drasticamente le lodi da parte di subordinati.
Tali differenze legate al sesso sono dovute a fattori ideologici e socioculturali: i frequenti complimenti alle donne per l’aspetto fisico e la cura della casa e dei figli potrebbero essere, infatti, un incoraggiamento implicito del loro ruolo tradizionale. Tuttavia, poiché i complimenti sono anche una strategia per accorciare la distanza interpersonale, la maggiore quantità di complimenti tra donne potrebbe spiegarsi con la loro più spiccata propensione a coltivare la componente affettiva delle relazioni interpersonali.
L’aspetto più intimamente connesso con la realtà socioculturale è l’oggetto del complimento. Così come le scuse, ad es., mostrano che cosa costituisca un’offesa, i complimenti sono uno specchio in cui si riflette ciò che una società valuta positivamente. In Italia la maggioranza di complimenti riguarda l’aspetto fisico e gli oggetti materiali, quindi talento e abilità; esigui sono quelli sul carattere e la personalità. Ciò che conta come valutazione positiva dipende dunque dal sistema di valori di una comunità in una determinata epoca storica. Ad es., le osservazioni sull’età assumono significato diverso in società diverse. Nei paesi orientali, dove l’età avanzata è simbolo di saggezza e virtù morali, dire a un adulto che sembra più giovane o che non è cambiato nel tempo sarebbe offensivo, perché interpretabile come un’insinuazione di immaturità. Invece, grazie alla ideologia giovanilistica imperante in Italia e in tutte le moderne società occidentali, queste stesse parole sono usate spesso per complimentare amici che si incontrano dopo molto tempo. Anche espressioni quali essere dimagriti o aver perso peso in Italia, come in tutto l’Occidente, sono intese solitamente come complimenti, grazie al valore indiscusso oggi assegnato all’essere magri. Tuttavia in epoche passate, caratterizzate da canoni di bellezza improntati all’opulenza e alla floridezza, la magrezza era piuttosto segno di povertà o malattia.
In Italia, come in altri paesi che incoraggiano la manifestazione di emozioni e sentimenti, i complimenti tendono a essere intensificati in vari modi: formulandoli con tono di voce ed espressioni del volto amichevoli e affettuose, con intonazione enfatica, a voce alta o sussurrando; accompagnandoli con sorrisi aperti e sguardi diretti e intensi; usando spesso termini iperbolici (stupendo, meraviglioso, squisito, ecc.), superlativi (bellissimo, buonissimo, ecc.), avverbi ➔ intensificatori (molto, tanto, troppo, ecc.) o atti a sottolineare la sincerità del complimento (veramente, davvero); spesso ripetendoli, anche dopo la reazione del destinatario.
La risposta più frequente ai complimenti è il ringraziamento, che tuttavia è solo una delle tante reazioni possibili. Com’è stato infatti notato da Pomerantz (1978), rispondere a un complimento crea un dilemma in chi lo riceve: se è d’accordo con la valutazione positiva, pecca di immodestia; se invece esprime disaccordo, rischia di mettere in dubbio la capacità di giudizio o il gusto di chi l’ha fatto. Il conflitto viene risolto ricorrendo a un’ampia gamma di risposte intermedie tra l’accordo pieno e il disaccordo radicale, entrambi molto rari come reazione. Sono invece più frequenti accordi e disaccordi (come nell’es. 1) parziali:
(1) Tra amiche
A. Vediamo questo braccialetto. È carinissimo!
B. Sì, ma sono zirconi, non sono brillanti.
Si può rispondere anche trasferendo la lode su qualcun altro o ricambiando il complimento (come in es. 2):
(2) La responsabile di un master a una corsista
A. Complimenti per la luce e la solarità che ogni giorno emana.
B. Grazie! Anche lei è solare!
Spesso si chiede conferma del complimento (es. 3) o se ne mette in dubbio la sincerità, sollecitando una replica (es. 4):
(3) Tra cugine
A. Che bello questo maglione!
B. Ti piace? L’ho preso con gli sconti.
A. Sì sì. Molto bello!
(4) Una signora anziana a un giovane dipendente:
A. Bene stai con questi capelli!
B. Me lo deve dire veramente, però.
A. Bene stai!
Ci sono poi diversi modi di eludere il complimento, tra i quali il più frequente è rispondere con un commento informativo sull’oggetto lodato, trattando il complimento come se fosse una richiesta di informazioni (come nell’es. 5):
(5) Tra amiche
A. Che bella sciarpa che hai!
B. Me l’hanno regalata. È indiana ricamata a mano.
Si può infine ignorare il complimento cambiando argomento o tacendo, reazione riservata ai complimenti invasivi e inappropriati. In tali casi il silenzio può semplicemente denotare imbarazzo, ma può anche essere un segnale intenzionale per rifiutare una maggiore intimità o solidarietà con l’interlocutore.
Alfonzetti, Giovanna (2009), I complimenti nella conversazione, Roma, Editori Riuniti University Press.
Pomerantz, Anita (1978), Compliment responses: notes on the co-operation of multiple constraints, in Studies in the organization of conversational interaction, edited by J. Schenkein, New York, Academic Press, pp. 79-102.
Wolfson, Nessa & Manes, Joan (1980), The compliment as a social strategy, «Papers in linguistics. International journal of human communication» 13‚ 3, pp. 391-410.