COMPORRE
Esercizio scolastico volto al fine di addestrare i discepoli nell'arte dello scrivere, secondo i canoni e i metodi della tradizionale retorica greco-romana. A un dato tema o soggetto si fa corrispondere uno svolgimento e si ottiene così il famoso componimento, croce e delizia delle scuole d'ogni tempo. Delle forme più varie escogitate dal talento didattico dei maestri e sostenute dal seguace sforzo degli allievi, resistettero più a lungo il racconto, la descrizione e il ragionamento morale. Il tema d'argomento storico-letterario di carattere prevalentemente culturale è portato di tempi più recenti e rimase in servizio specialmente della preparazione alla licenza liceale. Andato in frantumi l'edificio della vecchia retorica sotto il piccone della critica e filosofia idealistica, è scomparso anche il componimento e al suo posto, poiché all'esercitazione scritta sembra non si possa rinunziare nella palestra educativa, è stata sostituita (nella riforma Gentile) una relazione di cose comunque apprese o di esperienze personali, e si è dato al tema culturale di ieri carattere più determinato e concreto (estetico cioè o storico-estetico o semplicemente storico), vale a dire carattere di esposizione commentata di determinati passi di autore o di determinati avvenimenti storici, nell'uno e nell'altro caso materia, dunque, concreta, diligentemente assimilata dallo scolaro (gusto estetico e senso storico), e non già dedotta da sforzi inventivi o da artificiosi logismi.
Col vecchio componimento, anche nei migliori casi, anzi, in genere, specialmente nei migliori casi, appunto perché più illusorî, veniva falsato il carattere, viziata la mente e deformato anche il buon gusto naturale (mentre col tema storico-letterario-culturale a tesi non s'evitava l'astratto e l'incerto), costringendo gli allievi ad assumere una maschera, a fingersi un mondo fantastico e morale fuori della realtà e a formarsi un concetto errato della scuola e degli studî, dell'arte e della filosofia, il peggiore avviamento alla vita. Se non mancarono sostenitori accaniti al vecchio sistema, non hanno tardato a spuntare avversarî del nuovo, specialmente per l'analisi estetica. Ma avversioni e dubbî nascono principalmente dal perdere di vista proprio il fondamento della riforma e da idee preconcette circa l'avviamento dei giovani a intendere l'opera d'arte.
Il principio metodico affermato coi nuovi programmi è che gli allievi d'ogni ordine di scuola non siano invitati a esprimere se non ciò che è divenuto vita del proprio spirito, ciò di cui hanno fatto esperienza e abbiano chiara consapevolezza. Non è dunque una composizione quella che ad essi occorre chiedere, aggregato di elementi undique collectis ottenuto con procedimenti retorici, ma una relazione di "cose viste", di pensieri vissuti, di affetti sentiti, di esperienze insomma, che scaturisca spontanea come atto di vita, nell'ordine e con l'accento onde la sostanza s'è fatta nello spirito del giovane forma ed espressione. Ciò in genere, e fino al momento in cui, quasi restringendosi il campo per una cultura più intensiva o determinandosi meglio l'orizzonte per una visione più profonda, i giovani non siano messi di fronte all'opera d'arte, quando cioè, invece di relazione, si può più precisamente pailare di analisi estetica, in quanto l'argomento proposto alla relazione è l'opera d'arte studiata e gustata.
Ma l'esercizio dell'analisi estetica (intesa, è superfluo avvertirlo, come ormai generalmente s'intende, e cioè come giudizio integrale ottenuto col metodo storico secondo i canoni dell'estetica idealistica) è non soltanto legittimo per giovani che devono studiare e conoscere la letteratura nazionale, ma è il solo, si può dire, che sia in intima armonia col carattere prescritto nella scuola allo studio della letteratura, e col fine che questo deve conseguire, e che non può essere se non la comprensione dell'opera letteraria, in sé, con la conseguente attitudine a ricrearsela e ad esporla criticamente, non già come avviamento alla professione della critica letteraria ma a documento dell'averla compresa, e fatta elemento di viva cultura e di elevamento spirituale.
Bibl.: G. Gentile, La nuova scuola media, Firenze 1925; C. Trabalza, L'insegnamento dell'italiano nelle scuole secondarie, Milano 1903 (anche per tutta la letteratura critica anteriore); F. A. de Benedetti, La composizione scolastica e i suoi uffici educativi, 2ª ed., Torino 1920; M. Maggi, Sull'esercizio del comporre nella scuola media, in Annali dell'istruzione media, II, fasc. 2; G. Saviotti, Il componimento estetico, in Annali dell'istruzione media, IV, fasc. 4; M. Facini, I limiti d'un insegnamento, in Annali dell'istruzione media, IV, fasc. 5-6.