COMPRESSIONE CEREBRALE
CEREBRALE S'intende l'azione meccanica esercitata da un agente esterno (frammento o avvallamento osseo) o interno (ematoma, tumore, ascesso, cisti parassitarie, versamento infiammatorio, idrocefalo, corpo estraneo) sopra una regione limitata o su tutto l'encefalo, tendente a ridurre il volume dell'organo. La riduzione avviene non per condensazione o riduzione di massa delle parti solide e liquide costitutive del cervello, fisicamente incompressibili, ma come una conseguenza: a) della spremibilità dell'organo, cioè della fuoruscita dal cranio dei liquidi liberi (sangue, liquido cefalo-rachidiano, linfa pericellulare e perivascolare); b) della spostabilità dell'organo verso il forame occipitale con conseguente incuneamento del bulbo in quest'ultimo; c) dell'atrofia sono differenti a seconda che l'agente comprimente eserciti la sua azione bruscamente o gradatamente, per breve o per molto tempo, sopra l'una o sopra l'altra parte dell'encefalo con funzione diversa. In ogni modo una compressione, anche se circoscritta, produce: a) disordini delle funzioni cerebrali e precisamente della coscienza (depressione, sonnolenza, coma), della motilità (scosse cloniche, deficit), della sensibilità generale (cefalea, emianestesia) e dei sensi specifici (paracusie, papilla da stasi); b) disturbi bulbo-midollari (rallentamento del polso e del respiro, aumento della pressione sanguigna, vomito, vertigine, ecc.). La prognosi è più o meno grave secondo l'entità, la durata e la sede della compressione.