compresso
. Del verbo ‛ comprimere ' ricorre in D. solo il participio, nell'unico caso di If XXI 21 I'... non vedëa in essa [la pece] / mai che le bolle che 'l bollor levava, / e gonfiar tutta, e riseder compressa. Poiché in questo passo, che descrive il bollore della pece, dopo il paragone con l'arsenale di Venezia, nessuna parola appare pleonastica (cfr. Momigliano: " guarda con che evidenza e precisione la parola segue il fenomeno "), il participio non sarà un puro e semplice rafforzativo di riseder, né può indicare una pressione esercitata sulla pece dall'alto. Nel commento del Vellutello si pone l'accento sul valore del cum presente in compressa: " cioè: tutt'insieme ". E conferma il Daniello: " [la pece] si abbassa e tutta si comprime e attacca insieme nella caldaia ". Ma meglio ancora commenta, modernamente, il Grabher: " [ vidi la pece ] gonfiarsi tutta e poi riabbassarsi come premuta dal suo peso ". La pece infatti " si comprime in sé stessa " in quanto, dopo lo scoppio delle bolle, la sua superficie è più bassa che non fosse prima di gonfiarsi.
Il Tommaseo, e sulla sua scia i commentatori moderni (Sapegno, Mattalia), cita un passo delle Georgiche (II 479-480): " unde tremor terris, qua vi maria alta tumescant / obicibus ruptis rursusque in se ipsa residant ", e afferma che " quel verbo riseder, per ‛ abbassarsi ' " in D. è spia di una probabile reminiscenza virgiliana. Ma si noti che proprio il termine compressa è efficace aggiunta dantesca a esprimere plasticamente l'inerte e pesante ritrarsi della pece, ben diverso dal possente tumescere e residere degli alta maria di Virgilio.