COMPRIMIBILITÀ
Proprietà generale della materia, per cui un corpo diminuisce di volume se sottoposto a compressione.
La comprimibilità dei solidi e dei liquidi è in generale molto piccola; la diminuzione di volume, riferita all'unità di volume, risulta proporzionale alla pressione esercitata sul corpo, sicché il rapporto tra questa variazione di volume e la pressione è una costante caratteristica della sostanza che costituisce il corpo, detta coe fficiente di comprimibilità. La comprimibilità dei solidi è stata studiata dal Régnault e più recentemente da Amagat e dal Cantone; quella dei liquidi, da molti sperimentatori tra i quali Amagat, Grimaldi, Grassi, Vicentini, ecc. È noto che la comprimibilità dei liquidi era stata per lungo tempo messa in dubbio o addirittura negata; gli accademici del Cimento avevano tentato di comprimere l'acqua in una sfera d'argento sottoposta a martellamento e avevano constatato che l'acqua si apriva una strada attraverso lo spessore del metallo, uscendo all'esterno in minutissime gocce. Le ricerche posteriori hanno invece accertato la comprimibilità di tutti i liquidi, permettendo di misurare i coefficienti di comprimibilità delle varie sostanze, i quali sono tuttavia molto piccoli.
La comprimibilità dei gas è al contrario grandissima, in corrispondenza col fatto che i gas tendono sempre a espandersi, cioè a occupare il maggior volume possibile. Con grande approssimazione, il volume d'un gas sottoposto a compressione risulta inversamente proporzionale alla pressione stessa, secondo una celebre legge scoperta verso il 1650 dal fisico inglese Boyle. Tale legge, soltanto approssimata, cade in difetto quando la pressione raggiunge valori molto elevati, giacché i gas, ad altissime pressioni, divengono via via meno compressibili e finiscono col comportarsi press'a poco come i liquidi. La comprimibilità dei gas è stata studiata sperimentalmente da moltissimi: ricordiamo l'Oersted, il Régnault, il Natterer, il Cailletet, l'Amagat, il Battelli, e altri.