anglicana, comunione
anglicana, comunióne locuz. sost. f. – La comunione a. è stata una protagonista del movimento ecumenico, a partire dalla conferenza di Edimburgo del 1910. Dai colloqui di Malines degli anni Venti del 20° sec. i contatti sono diventati intensi anche con Roma. Una intesa di piena comunione che avrebbe riunificato lo scisma era stata stilata dall’ARCIC (Anglican-Roman catholic international commission): quell’intesa cadde nel 1983 per le obiezioni sollevate davanti a papa Giovanni Paolo II dall’allora prefetto cardinal Ratzinger. Dal 27 febbraio 2003 al 2012, quando ha annunciato le dimissioni, è stato arcivescovo di Canterbury Rowan Williams (n. 1950, vescovo dal 1991), che ha reinterpretato la grande tradizione di impegno di giustizia che il cristianesimo anglicano aveva avuto dalla lotta contro la schiavitù fino a quella contro l’apartheid e che meritò nel 1984 al vescovo sudafricano Desmond Tutu il premio Nobel per la pace. Soprattutto due temi sono stati oggetto di forte discussione all’interno della comunione a., la cui struttura istituzionale volutamente leggera richiede lunghi processi decisionali. Il primo riguarda l’ordinazione delle donne. Nella diocesi di Hong Kong c’erano state ordinazioni di presbitere nel 1944 e nel 1971, negli Stati Uniti dal 1976. Dopo la sconfessione dell’accordo della prima commissione (detta ARCIC 1), l’ordinazione di donne all’episcopato apriva un fossato molto profondo fra Canterbury e Roma (che su questo punto irrigidiva la sua posizione ostile all’ordinazione di battezzate, con l’Ordinatio sacerdotalis del 22 maggio 1994). Mons. Barbara C. Harris diventò nel 1989 vescovo suffraganeo (ossia ausiliare) del Massachusetts per la ECUSA (Episcopal Church of the USA). L’anno dopo in Nuova Zelanda Penelope Jamieson diventava il primo ordinario diocesano e nel 2006 Katharine Jefferts Schori la prima donna a presiedere un organismo episcopale. Nel 2008 anche la Chiesa d’Inghilterra ha adottato l’ordinazione di donne vescovo. L’altro tema affrontato ha riguardato la non meno complessa decisione sull’ordinazione di persone sposate a individui dello stesso sesso: nel 2003 la Chiesa episcopaliana ha ordinato V. Gene Robinson vescovo del New Hampshire, suscitando una reazione durissima delle chiese africane che consideravano questa una materia capace di spaccare la comunione anglicana. Williams ha ottenuto nel 2004 una moratoria: la decisione è stata violata dalla Chiesa americana con l’ordinazione di Mary Glasspool a vescovo suffraganeo di Los Angeles in 2010, e Canterbury ha reagito imponendo come sanzione l’esclusione degli episcopaliani dal dialogo ecumenico. La decisione sull’ordinazione di donne e di persone gay e lesbiche ha provocato l’abbandono di un certo numero di fedeli e pastori, passati dalla Chiesa anglicana a quella cattolico-romana: con il motu proprio del 4 novembre 2009, Anglicanorum coetibus, papa Benedetto XVI ha stabilito di favorire il passaggio al cattolicesimo di fedeli e chierici anche uxorati, per i quali sono state costituite prelature personali rette da ex vescovi anglicani che nella Chiesa di Roma vengono riordinati preti, ma che conservano insegne e giurisdizione episcopale. Pur non legato a questo processo, ha avuto grande risalto il passaggio al cattolicesimo del primo ministro britannico Tony Blair, annunciato e formalizzato solo il 21 dicembre 2007, sei mesi dopo la fine del suo decennale mandato politico, per non turbare la prassi inglese secondo la quale la regina o il re, che sono il capo della Chiesa d’Inghilterra, non può conferire a un primo ministro non anglicano il mandato di formare il governo della corona. All’inizio del 2012, in seguito alle perduranti tensioni all’interno della comunione sul problema dell’ordinazione al ministero di fedeli omosessuali e sul ministero femminile, l’arcivescovo Williams ha annunciato la fine del suo mandato come arcivescovo di Canterbury e ha così avviato una procedura di successione che richiederà circa un anno per essere conclusa e delibata dagli organi collegiali di governo della comunione.