catalana, comunità
La varietà algherese del catalano è parlata ad Alghero (in catalano L’Alguer o, con nome storico vezzeggiativo, Barceloneta), città nella Sardegna nord-occidentale. La popolazione di Alghero, frazioni comprese, conta circa 44.000 abitanti. L’economia si basa sul settore terziario e, in subordine, sull’agricoltura e sulla pesca.
Del repertorio linguistico della comunità algherese, oltre all’italiano, all’algherese e alle diverse varietà sarde, fanno parte anche altre varietà italoromanze: sassarese e gallurese (parlati da immigrati provenienti da zone adiacenti della Sardegna), ferrarese (parlato da persone insediate a Fertilia durante il fascismo), veneto (parlato da esuli istriani e dalmati del secondo dopoguerra, stabilitisi a Fertilia e in altre frazioni limitrofe).
Le basi giuridiche per la valorizzazione e promozione dell’algherese sono state poste dallo statuto comunale del 1991. La minoranza è riconosciuta successivamente dalla Regione Autonoma della Sardegna (legge n. 26/1997) e dallo Stato italiano (legge n. 482/1999).
Le origini di Alghero si fanno risalire a un villaggio di pescatori fortificato, intorno al 1102, dalla famiglia genovese dei Doria. Nel 1353 viene conquistato dal sovrano catalano-aragonese Pietro il Cerimonioso. Nel 1354 e 1372, a causa di rivolte, il re impone a sardi e genovesi l’abbandono di Alghero e ripopola la città con catalani. Con l’unione dei castigliani e dei catalano-aragonesi alla fine del Quattrocento al periodo catalano succede quello spagnolo. Dopo la guerra di successione spagnola e il dominio austriaco, Alghero, come tutta la Sardegna, è ceduta nel 1720 alla Casa Savoia e segue le sorti del Regno sabaudo fino alla proclamazione del Regno d’Italia nel 1861.
Dalla fine dell’Ottocento, in particolare nella seconda metà del Novecento, dopo un lungo periodo di decadenza, il turismo diventa il settore trainante dello sviluppo sociale ed economico della città. Il passaggio da un’economia rurale-marinaresca a una industriale-terziaria, acceleratosi negli anni Sessanta, favorisce l’avvio del processo di sostituzione linguistica.
Le relazioni con gli altri territori di lingua catalana vengono riprese, dopo circa due secoli di interruzione, alla fine dell’Ottocento, quando in Catalogna viene riscoperta la catalanità di Alghero. Le relazioni si intensificano, diventando anche istituzionali, dopo i cambiamenti politici in Spagna che portano all’approvazione dello statuto di autonomia della Catalogna nel 1979. I collegamenti aerei e marittimi diretti e la recente apertura di una sede diplomatica del governo autonomo catalano ad Alghero hanno rafforzato ulteriormente la conoscenza reciproca.
L’algherese appartiene al gruppo dialettale orientale del catalano, ma presenta una situazione particolare. È caratterizzato da arcaismi dovuti all’isolamento geografico e alla lunga mancanza di contatti con i paesi catalani; inoltre l’immigrazione, a partire dal Cinquecento, di parlanti sardo o sassarese e l’influsso dell’italiano a partire dal Settecento e, in particolare, dal Novecento in poi, hanno modificato la sua struttura e determinato il suo passaggio graduale a una varietà mista.
Il sistema vocalico è quello delle varietà catalane orientali: ha sette vocali toniche e la neutralizzazione di /o/ e /u/ atone in /u/. A differenza di quelle, presenta la realizzazione di /e/ atona come [a] o, più raramente, come [i] ([naˈbot] «nipote», [isˈtiu] «estate»). Il consonantismo ha molte caratteristiche peculiari: /v/ è fonema distinto da /b/; le occlusive intervocaliche /b/ e /g/; sonorizzazione fonosintattica di /k/ e /p/ iniziali; cancellazione di occlusive e affricate finali seguite da consonante oppure inserimento di una vocale epentetica ([di gros], [ˈditi gros] «pollice, alluce»); mutamento di [d], [l] intervocaliche, di [l] seguita o preceduta da consonante in [r], e di [r] seguita da consonante in [l] ([ˈvira] «vita», [viuˈreta] «violetta», [ˈkurpa] «colpa», [krau] «chiave», [kult] «corto»); rafforzamento di [r] finale in parole monosillabiche e sua cancellazione in quelle polisillabiche ([durr] «portare», [ana] «andare»); depalatalizzazione di [ʎ] e [ɲ] finali o seguite da [s] ([bel] «bello», [ka’vals] «cavalli», [pun] «pugno»); frequenti assimilazioni e metatesi.
Tra le caratteristiche morfosintattiche, in parte condivise col catalano antico e altre varietà diatopiche, in parte interferenze del sardo, del sassarese o dell’italiano, in parte ancora innovazioni endogene, ricordiamo: la mancanza di una marca flessiva nella prima persona singolare del presente indicativo (cant «canto», tem «temo»); la desinenza -au della seconda persona plurale del presente indicativo dei verbi in -ar (cantau «cantate»); la presenza di temi con /g/ nell’infinito, nel futuro e nel condizionale (volguer «volere», donguereu «darete», dolgueriva / dolgueria «dispiacerebbe»; ➔ epentesi); la formazione del perfetto con gli ausiliari haver e ésser (he fet «ho fatto», ses vingut «sei venuto»); l’anteposizione del pronome all’infinito (nos / mos veure «vederci»); il superlativo assoluto formato con assai o gran oppure mediante reduplicazione dell’aggettivo (assai blanc «molto bianco», gran intel·ligent «molto intelligente», groc groc «molto giallo»); i suffissi diminutivi -utxo / -utxa e -edo / -eda; le modalità di formazione delle frasi interrogative (feti l’has? «l’hai fatto?», a vents? «vieni?»).
Il lessico dell’algherese (Corbera Pou 2000) ha diversi arcaismi e parole presenti solo in alcune delle varietà catalane (almanco «almeno», calça «calza», emprar «usare», fadrí «scapolo», froment «grano», gonella «gonna», llong «lungo», mont «montagna», rasor «coltello», torcar «asciugare»), prestiti dal sardo che funge anche da fonte per alcuni castiglianismi (anjoni «agnello», cavirani «settembre», esquirriar «scivolare», feo «brutto», verano «primavera»), italianismi (astampel·las «stampelle», esvilupo «sviluppo», indiriz «indirizzo»).
Quanto alla resa grafica della lingua, una questione molto dibattuta è stata la scelta tra la grafia catalana e quella italiana. Per non relegare l’algherese al ruolo di lingua colloquiale, l’Accademia Catalana approvò nel 2002 un modello di standard catalano di ambito ristretto, destinato all’insegnamento, alle pubblicazioni locali, alla letteratura popolare e ai contatti con il resto del dominio linguistico catalano, modello che, pur rispettando l’ortografia catalana, presentava alcune caratteristiche della varietà colloquiale usata ad Alghero (Institut d’Estudis Catalans 2003). Alcuni ritengono invece che sarebbe stato opportuno focalizzare la politica linguistica più sul recupero dell’uso spontaneo dell’algherese nel parlato che sull’uso di una varietà standard per la comunicazione scritta formale (Chessa 2007).
Nel ➔ repertorio linguistico degli algheresi sono compresenti più varietà: principalmente algherese, sardo e italiano, in rapporto dilalico (➔ bilinguismo e diglossia). Recenti indagini sociolinguistiche consentono di avere un quadro abbastanza preciso dell’evoluzione del processo di sostituzione linguistica, oggi in fase avanzata. Il confronto tra i dati di Grossmann (1983) e quelli di Chessa (2007) mostra che nelle ultime generazioni il numero dei parlanti algherese si è ulteriormente ridotto: diminuisce la percentuale di persone che affermano di parlare effettivamente l’algherese, anche se tuttora la grande maggioranza asserisce di capirlo, di saperlo parlare e, in misura più ridotta, di saperlo leggere e scrivere.
In ambito familiare il livello d’uso continua a scendere in relazione con l’età e solo pochi genitori dichiarano di parlare algherese con i figli. Tra coloro che affermano di parlarlo, continuano ad essere più numerosi i maschi e le persone con grado di istruzione basso. Mentre alla fine degli anni Settanta del Novecento parlare italiano significava esibire uno status superiore, a distanza di 25-30 anni questa scelta è indotta anche da una scarsa competenza in algherese degli interlocutori. Fino agli anni Sessanta l’algherese aveva prestigio e gli immigrati lo apprendevano per integrarsi nella comunità; oggi invece la lingua di comunicazione è diventata l’italiano.
Negli ultimi decenni la presenza dell’algherese nella vita culturale della città si è tuttavia rafforzata. Oltreché in diverse pubblicazioni periodiche destinate al pubblico colto, esso è usato in alcuni quotidiani on-line e sporadicamente in trasmissioni radiofoniche e televisive di emittenti locali, nella toponomastica e in cartelloni pubblicitari, insegne e annunci mortuari. In alcune chiese cittadine viene celebrata messa in algherese.
Numerose associazioni e istituzioni culturali cittadine svolgono attività di vario genere (corsi di lingua, organizzazioni di convegni, pubblicazione di libri e riviste) per la salvaguardia dell’algherese. Un esperimento pilota avviato nel 1998 prevede l’inserimento di un’ora settimanale nell’orario scolastico curricolare; esiste ora anche una scuola dell’infanzia nella quale si insegna per lo più in catalano. Il punto di appoggio dell’università a distanza della Catalogna, aperto nel 2000, consente una formazione universitaria in catalano.
Solo dalla fine dell’Ottocento si può parlare di una letteratura colta (prevalentemente poesia) in algherese; è vitale anche una tradizione teatrale (soprattutto musicale), di letteratura per l’infanzia e di canzoni popolari. Dal periodo precedente ci rimangono delle espressioni letterarie di carattere popolare e religioso, come i goigs, delle liriche religiose e satiriche di stampo arcadico-neoclassico del Settecento e numerosi canti e fiabe popolari, le rondalles.
Le prime grammatiche e descrizioni linguistiche dell’algherese risalgono alla fine dell’Ottocento e ai primi decenni del Novecento. Dopo gli anni Sessamta del Novecento escono diversi studi su singoli aspetti della struttura dell’algherese, una grammatica storica (Blasco Ferrer 1984) e, nel 1988, il Diccionari català de l’Alguer di Josep Sanna.
Blasco Ferrer, Eduardo (1984), Grammatica storica del catalano e dei suoi dialetti con speciale riguardo all’algherese, Tübingen, Narr.
Chessa, Enrico (2007), Enquesta sobre els usos lingüístics a l’Alguer 2004. Llengua i societat a l’Alguer en els inicis del segle XXI, Barcelona, Generalitat de Catalunya, Secretaria de Política Lingüística.
Corbera Pou, Jaume (2000), Caracterització del lèxic alguerès. Contribució al coneixement del lèxic alguerès modern, Palma de Mallorca, Universitat de les Illes Balears.
Grossmann, Maria (1983), Com es parla a l’Alguer? Enquesta sociolingüística a la població escolar, Barcelona, Barcino.
Institut d’Estudis Catalans (2003), El català de l’Alguer. Un model d’àmbit restringit, Barcelona, Institut d’estudis catalans.