conca
. In If IX 16 In questo fondo de la trista conca discende mai alcun del primo grado... ?, il Boccaccio commenta: " nomina conca [il fondo dell'Inferno] dalla similitudine che hanno alcune c. alla forma essenziale dello 'nferno... il quale... è ampio di sopra e di sotto vien restrignendo ". Ma già il Buti nota che " ogni cosa che tiene è conca ", quindi la metafora trista conca per " Inferno " (il cui fondo è rappresentato dalla città di Dite) è legittima, e sommamente efficace; l'Inferno è, qui, visto come una sciagurata e infelice valle di lacrime, in cui si raccoglie il male del mondo. (Per il tono, cfr. anche, ad esempio, If XIV 115 Lor corso [delle lagrime del Veglio] in questa valle si diroccia).