vaticano I, Concilio
Ventesimo concilio ecumenico indetto da Pio IX con la bolla Aeterni Patris il 29 giugno 1868. La convocazione del concilio si inquadrava nella visione di papa Mastai di una società cristiana restaurata. A questo scopo Pio IX invitò a partecipare all’assise anche le altre confessioni cristiane, immaginando il loro ritorno in seno alla Chiesa di Roma. L’invito fu però respinto perché, in questa prospettiva, fu considerato una provocazione dai suoi destinatari. Il concilio di papa Mastai fu anche il primo a cui non furono invitati i rappresentanti dei poteri temporali del mondo cattolico. Inaugurato l’8 dic. 1869 con un’allocuzione di Pio IX nella basilica di S. Pietro, fu sospeso sine die il 20 ott. 1870, dopo che Roma (9 ott.) era stata annessa al regno d’Italia. Il concilio si svolse in un clima di forti tensioni, non solo esterne alla Chiesa. Un motivo di scontento nel mondo cattolico era il modo con cui si era arrivati alla convocazione dell’assise. Infatti, le commissioni preparatorie erano state riempite di intransigenti, mentre erano rimasti esclusi i teologi delle università tedesche, dove più forte era l’opposizione alle pressioni di Roma perché si giungesse alla proclamazione dell’infallibilità del papa. In partic., grande scalpore destò l’esclusione di J.I. von Döllinger, tra i suoi colleghi il più determinato degli avversari del dogma. Su questo tema il concilio si spaccò in due, con una notevole maggioranza a favore dell’infallibilità. Il concilio elaborò una netta condanna delle correnti intellettuali della modernità. Nell’apr. 1870, in partic., giunse all’approvazione definitiva la costituzione Dei Filius che contrapponeva la dottrina cattolica su Dio al razionalismo, al panteismo e al materialismo. Un’altra importante costituzione è il De ecclesia Christi, che affrontava il tema dell’infallibilità del papa, avversata da una forte minoranza. Alla vigilia della votazione 55 vescovi si allontanarono da Roma per non esprimere un voto contrario. La quarta sessione (18 luglio) promulgò la costituzione Pastor aeternus, in quattro capitoli: sull’istituzione del primato apostolico di s. Pietro, sulla perpetuazione di questo primato nel papa, sulla forza e sulla natura di questo primato, sul magistero infallibile del papa. Approvata la costituzione, tutti i vescovi «antinfallibilisti» si sottomisero nel giro di pochi mesi. Fuori dal concilio, lord Acton, capo del liberalismo cattolico inglese e grande fautore del partito avverso al dogma dell’infallibilità, fece altrettanto; non così i professori di teologia delle università di Germania, Austria e Svizzera che diedero vita al movimento scismatico dei Vecchi cattolici. Vi furono anche ripercussioni in campo politico; in segno di protesta per le decisioni conciliari, i governi di Austria, Württemberg, Baden e Baviera denunciarono i concordati stipulati con la Santa Sede. La Svizzera espulse due vescovi, mentre in Gran Bretagna W. Gladstone dichiarava il dogma dell’infallibilità una minaccia per la stabilità dello Stato inglese.