concolore
. Una sola occorrenza, in Pd XII 11, nel paragone dell'arcobaleno doppio, che deve dare al lettore l'idea del formarsi delle corone dei beati nel cielo del Sole: Come si volgon per tenera nube / due archi paralelli e concolori, come si incurvano attraverso una nube trasparente due archi di ugual colore ad egual distanza; G. Nencioni (Note dantesche, in " Studi d. " XL [1963] 42-50) ritiene che questo aggettivo - non registrato dallo Zingarelli nel suo repertorio dei latinismi della Commedia - sia proprio un latinismo giunto a D. attraverso gli scrittori classici (Virgilio, Ovidio, Lucano, Stazio) più che i cristiani (Paolino da Nola, Prudenzio, Ambrogio); il termine, come ha per l'appunto ben documentato il Nencioni, ebbe a suscitare qualche perplessità presso gli antichi commentatori, e può considerarsi, come altri (cfr. D. e la retorica, in D. e Bologna nei tempi di D., p. 107), il " frutto di abbreviazioni cui hanno cospirato di volta in volta vari fattori (il metro, la rima difficile, l'incalzante tempo del verso dantesco) e che contraggono il testo in scorci potenti ".