concordato
L'accordo tra la Santa Sede e lo Stato
Il concordato è una convenzione bilaterale stipulata fra la Santa Sede e uno Stato per regolare questioni di carattere sia religioso sia temporale di comune interesse. I più importanti concordati nella storia europea contemporanea sono il Concordato napoleonico del 1801, i Patti lateranensi del 1929 e il nuovo Concordato del 1984. Per antonomasia il Concordato è, in Italia, quello stipulato nel 1929 come parte integrante dei Patti lateranensi
Nel luglio del 1801 tra Napoleone Bonaparte e papa Pio VII viene stipulato un concordato per porre fine ai conflitti religiosi aperti dalla Rivoluzione francese. Con il Concordato napoleonico il papa ottiene il riconoscimento della religione cattolica romana come religione della maggioranza dei Francesi, e dunque anche l'abolizione dell'elezione popolare dei parroci, che possono essere nominati esclusivamente dai vescovi, nonché il diritto del clero a essere stipendiato dallo Stato. Viene, dunque, liquidato quello che era rimasto della campagna di scristianizzazione dell'epoca rivoluzionaria.
Il papa, però, deve a sua volta fare molte concessioni: il concordato prevede infatti che la Chiesa rinunci a tutti i beni di cui la rivoluzione l'ha espropriata e che tolga la scomunica che continua a pendere sui proprietari di questi beni. Inoltre i vescovi, pur dipendendo in materia religiosa esclusivamente dal papa, sono scelti dal primo console e sia vescovi sia parroci, prima di assumere le loro funzioni, devono giurare fedeltà politica al governo.
Nella storia italiana del Novecento, quando si parla di Concordato si intende quello sottoscritto nel 1929 e modificato nel 1984. Nel 1929, infatti, il fascismo, insediatosi al potere, si propone di fare del cattolicesimo uno dei capisaldi del regime. A sua volta anche papa Pio XI è ben disposto verso il nuovo regime, che si presenta come difensore del cattolicesimo contro la minaccia del comunismo.
Si arriva così alla firma dei Patti lateranensi (11 febbraio 1929) costituiti da un Trattato e da un Concordato. Con il primo l'Italia riconosce alla Santa Sede la proprietà e la giurisdizione sul Vaticano, e la Santa Sede riconosce il regno d'Italia, con Roma capitale. Con il Concordato i rapporti in materia religiosa e civile tra l'Italia e la Chiesa cattolica vengono regolati secondo la prassi medievale dell'accordo fra due Stati sovrani, ribaltando così la tradizione laica e cavouriana del separatismo (che obbediva, cioè, al motto di Cavour "libera Chiesa in libero Stato").
Lo Stato italiano riconosce al matrimonio celebrato in chiesa anche gli effetti civili e consente che l'insegnamento religioso, già impartito nelle scuole pubbliche elementari, venga esteso alle scuole medie sia inferiori sia superiori.
Dopo la fine della Seconda guerra mondiale si pone il problema della riforma dei Patti lateranensi, in particolare del loro rapporto con gli articoli 7 e 8 della Costituzione: qui si sostiene che Stato e Chiesa sono enti indipendenti e sovrani e che tutte le confessioni religiose sono considerate egualmente libere davanti alla legge che regola i loro rapporti con lo Stato sulla base di intese con le relative rappresentanze.
Il nuovo Concordato, sottoscritto il 18 febbraio 1984 dal presidente del Consiglio Bettino Craxi e da papa Giovanni Paolo II, cancella il confessionismo di Stato (forte condizionamento dei precetti di una confessione religiosa nella vita di uno Stato). Per quanto riguarda la Chiesa cattolica, il Concordato prevede la riforma della disciplina della proprietà e dell'organizzazione ecclesiastica, con la definizione di una nuova condizione giuridica e remunerativa del clero cattolico, e con l'instaurazione di nuove relazioni finanziarie tra Stato e Chiesa. Esso, inoltre, stabilisce le norme di attuazione in materia di insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche, il riconoscimento delle feste religiose, regola l'assistenza spirituale nell'ambito di strutture come ospedali, carceri e così via.
Per quanto riguarda i rapporti finanziari, il Concordato prevede due forme di finanziamento per la Chiesa cattolica: uno privato e volontario (detraibile delle imposte) e uno pubblico, con la destinazione annuale di una quota pari all'otto per mille del gettito complessivo IRPEF. Il cittadino però può scegliere, in alternativa, se destinare il suo otto per mille allo Stato o alle altre confessioni religiose.