concorrenza monopolistica
Espressione che fa riferimento a tutte quelle forme di mercato che, pur presentando molte caratteristiche in comune con quelli di c. perfetta, come, per es., la presenza di un numero elevato di imprese e di consumatori, la conoscenza completa e perfetta di ciò che avviene nel mercato, e la libertà di entrata e di uscita delle imprese, costituiscono tuttavia il luogo di produzione e di scambio di prodotti differenziati, non
identici come avviene in c. perfetta. Per i consumatori, i prodotti sono sostituti imperfetti. Ogni consumatore avrà, quindi, un ordine di preferenza per i beni presenti sul mercato e sarà di conseguenza disposto a pagare un prezzo superiore per quello che preferisce. Più il prodotto si allontana dalle caratteristiche cercate dal consumatore, minore sarà la sua disponibilità a pagare. I beni possono essere differenziati per qualità, design, posizione geografica ecc. e le differenze possono essere sia reali sia percepite dai consumatori. Ciò fa sì che ogni produttore, nel breve periodo, fronteggi una curva di domanda negativamente inclinata e abbia, quindi, un qualche potere di mercato. Esso si comporterà come un’impresa m., fissando il prezzo in corrispondenza del punto (B nel grafico 1) dove il ricavo marginale (MR) è pari al costo marginale (MC) (punto E, grafico 1). La capacità di fissare un prezzo superiore al costo marginale dipende da quanto i consumatori sono disposti a pagare in più per avere quel prodotto con quelle caratteristiche specifiche. Non essendoci barriere all’entrata, se nel breve periodo le imprese hanno goduto di extraprofitti, nel lungo periodo altre aziende entreranno nel mercato. Questo farà aumentare l’offerta e, quindi, diminuire i prezzi. Il processo d’entrata si fermerà quando gli extraprofitti saranno pari a zero. Ciò accade quando la curva di domanda (D) diventa tangente alla curva di costo medio, LAC (punto B, grafico 2). La curva del costo medio per l’equilibrio di breve periodo è AC, mentre LMC è la curva del costo marginale.
I mercati in c. m. sono considerati inefficienti per due ordini di motivi: nel breve periodo, le imprese si comportano come imprese m., il che causa inefficienze (➔ monopolio); nel lungo periodo, l’entrata di nuove imprese abbassa i prezzi ma, in equilibrio, il livello produttivo della singola impresa (punto B, grafico 2) è inferiore a quello che garantisce il costo medio minimo (punto M, grafico 2) che si raggiunge, invece, nei mercati in c. perfetta.
I primi economisti a studiare queste forme di mercato sono stati E. Chamberlin (Theory of monopolistic competition, 1933) e J. Robinson (Economics of imperfect competition, 1933).