Stoccolma, conferenza di
Prima conferenza delle Nazioni Unite sulla protezione dell’ambiente naturale, svoltasi a S. dal 5 al 16 giugno 1972. La Carta delle Nazioni Unite (1945, San Francisco) non parla espressamente di ambiente, ma nel preambolo si afferma di voler promuovere il progresso sociale e migliorare lo standard di vita. Nel primo capitolo si individua, quale principale obiettivo, quello di risolvere i problemi internazionali attraverso la cooperazione.
Nella sua 23a seduta, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (NU) adottò la risoluzione 2398 (3/12/1968), che stabiliva di convocare una conferenza mondiale sull’ambiente umano da tenersi a Stoccolma nel 1972. Si tratta del riconoscimento ufficiale che i problemi ambientali influiscono sullo standard di vita, sono di natura internazionale e per essere risolti richiedono la cooperazione. È importante porre in evidenza le varie tappe che hanno portato alla conferenza, la cui notorietà è tuttavia legata al risultato prodotto.
Sebbene qualche isolato gruppo per la conservazione della natura fosse già sorto in Inghilterra alla fine dell’Ottocento, e successivamente in Germania, come reazione al processo di industrializzazione, fino agli anni 1960 la percezione dei problemi ambientali provocati dall’attività umana di produzione e consumo era limitata quasi esclusivamente a scienziati e studiosi. Fu il ripetersi di incidenti, principalmente in mare e legati agli idrocarburi, a suscitare l’interesse generale e a condurre alla decisione di organizzare una conferenza mondiale sull’ambiente. Il successo della conferenza di S., che è considerata la vera pietra miliare per le politiche di protezione in questo ambito, è legato a due fatti principali: la Dichiarazione con la quale si concluse e l’istituzione del Programma delle NU per l’Ambiente (➔ UNEP), con sede a Nairobi (Kenya), che ha tra i suoi compiti quello fondamentale di monitorare lo stato dell’ambiente globale e di raccogliere e diffondere le informazioni su tale tematica.
Contiene 26 principi su diritti e responsabilità umane sull’ambiente, ai quali si sono ancorati accordi, trattati, protocolli, convenzioni ecc., fino agli anni 2010, e che hanno segnato altrettante tappe verso la definizione di sviluppo sostenibile (➔) e l’individuazione delle strategie per il suo conseguimento. Essi sono stati, inoltre, il riferimento per i provvedimenti di protezione ambientale, specialmente legati al clima, e per l’evoluzione del diritto internazionale in questo settore.
La Dichiarazione ha il suo punto di forza nell’impostazione che risulta dal preambolo. Questo chiarisce come la persona sia «al tempo stesso creatura e artefice del suo ambiente» e come debba condurre «le proprie azioni con più prudente attenzione per le loro conseguenze sull’ambiente»: si riconosce, dunque, la bidirezionalità tra azioni umane e stato dell’ambiente, la difesa e il miglioramento del quale sono diventati, con la dichiarazione di S., un obiettivo prioritario per l’umanità, al pari della pace e dello sviluppo economico.