confine
Una linea che separa e allo stesso tempo unisce
In genere consideriamo il confine soprattutto dal punto di vista del diritto internazionale e della geografia politica: il confine è la linea che separa uno Stato da un altro. Il concetto, però, ha un'origine diversa e soprattutto ha un impiego molto più vasto: abbiamo bisogno di 'confini' anche per organizzare il nostro pensiero. Il concetto di confine è uno degli strumenti che impieghiamo per padroneggiare la realtà
All'origine il confine è la linea ‒ anche solo astratta, non visibile in nessun modo ‒ che separa le proprietà, per esempio i terreni coltivati: in pratica, la linea fino alla quale si estendono due terreni adiacenti appartenenti a due diverse persone. La parola fine viene dal latino (finis) e, come in italiano, indica la conclusione di qualcosa (in latino veniva usata proprio per indicare il confine); 'con-fine' vuol dire che quella conclusione è comune, è la stessa per entrambi i terreni. Ognuno dei due terreni, cioè, finisce, ha termine, è limitato, si conclude sulla stessa linea. Siamo spesso costretti, dunque, a usare parole che significano la stessa cosa: concludere e conclusione si riferiscono alla chiusura ‒ cioè alla funzione del confine, che chiude il terreno e separa ciò che è mio da ciò che è di qualcun altro. Terminus era il nome adoperato dai Romani per i segnali che indicavano il percorso della linea di un confine (pietre, pali, muretti); da terminus deriva la nostra parola termine. Anche limite viene dal latino (limes) e indicava il confine fortificato.
Il concetto è chiaro: confine è la linea lungo la quale corre una divisione, una separazione, una discontinuità. Però, dato che la divisione avviene lungo una linea, quella è al tempo stesso anche una linea di contatto: bisogna dunque tenere presente che un confine qualsiasi non solo separa, ma anche unisce. In natura, poi, non esiste discontinuità, e, quindi, qualsiasi confine, qualsiasi limite è puramente artificiale e convenzionale.
Spesso usiamo la parola confine e i suoi sinonimi in senso figurato e metaforico, come se per ragionare avessimo proprio continuamente bisogno di individuare linee di divisione. Infatti spesso ci serviamo di 'de-finizioni', operazioni che stabiliscono confini tra concetti e tra parole e ci consentono di usare bene quei concetti e quelle parole: mettere confini ci serve per dare un senso alle cose.
Quando si parla di confine politico, cioè della linea che separa uno Stato da un altro, si applica proprio il concetto originario della parola. Il confine politico è la linea che separa lo spazio soggetto al potere di uno Stato dallo spazio soggetto al potere di un altro Stato: anziché separare terreni che hanno proprietari differenti, il confine politico separa territori che hanno leggi e organizzazioni differenti. Anche nel caso delle separazioni fra province, per esempio, o fra comuni, si parla di confine ‒ anche se sarebbe meglio parlare di limite (amministrativo), per non fare confusione.
I confini politici interstatali spesso sono distinti convenzionalmente in naturali e artificiali. In effetti, però, tutti i confini sono artificiali. Con questa distinzione si vuole solo dire che in certi casi i confini seguono qualche elemento naturale del paesaggio (per esempio un fiume o la riva del mare), e allora vengono detti naturali; in altri casi, invece, seguono una linea del tutto arbitraria, come nel caso delle linee rette che separano gran parte degli Stati dell'Africa, i cui confini furono decisi a tavolino dalle potenze coloniali (colonialismo), e allora vengono detti artificiali o anche geometrici, perché non tengono conto degli elementi naturali del paesaggio. Ma non bisogna farsi ingannare da questa convenzione: non esistono confini davvero naturali e nessun elemento del paesaggio separa davvero qualcosa da qualcos'altro.
Tutti i confini politici sono confini storici perché sono state le vicende storiche ‒ come migrazioni, guerre, trattati ‒ a fissare i confini tra due Stati. Generalmente, il confine viene precisato o modificato con un trattato fra gli Stati.
Attraversare un confine politico può essere un'operazione delicata, e per questo in genere i confini sono sottoposti a un controllo: si esce dal territorio in cui ha valore un certo insieme di leggi e si entra in un territorio in cui ne valgono altre.