CONFINI
L’incedere della globalizzazione ha prodotto numerose novità in tema di c., sia per le molteplici forze che ne stanno modificando la funzione sia per le numerose dispute confinarie di questo inizio millennio, per tacere di quei c. per così dire virtuali, come quelli prodotti dall’accesso o meno alla comunicazione. A seguito della proclamazione di indipendenza del Sud Sudan è nato un nuovo Stato, prontamente riconosciuto dalla comunità internazionale, che si è costituito sulla base di un referendum tenuto nel 2011 e che ha visto la vittoria del fronte che chiedeva la secessione dal Sudan. Le dispute con Khartoum, tuttavia, non sono terminate, a causa di ulteriori rivendicazioni territoriali per il controllo delle zone confinarie ad alto valore petrolifero. La mancanza di unanimità nel consesso globale impedisce, invece, un pieno riconoscimento per il Kosovo e la Palestina, a causa rispettivamente del veto russo e di quello statunitense.
Altri attori hanno guadagnato maggiore autonomia dai rispettivi governi centrali e sono sulla via dell’indipendenza, come nei casi del Kurdistan iracheno, la Groenlandia rispetto alla Danimarca e il Nunavut in Canada. Nello specifico, il Kurdistan gode di ampia autonomia in ῾Irāq, ma le sue prospettive di indipendenza, per altro non dichiarate, sono strettamente legate al difficile quadro regionale. La Groenlandia è regione autonoma, con competenze su molti settori, salvo difesa e politica estera. Le prospettive di indipendenza sono frenate dalla forte discesa dei prezzi del petrolio, che rende meno convenienti le attività di prospezione e più difficoltose le prospettive di sussistenza della piccola comunità locale, che attualmente dipendono dalla pesca e dal sostegno danese. Altro territorio autonomo guidato dagli Inuit è il Nunavut, in Canada, che gode di ampia autonomia dal governo centrale. Anche in questo caso le prospettive di indipendenza sono legate all’implementazione dell’industria estrattiva.
I casi sinora trattati comportano mutamenti nei c. ma non nel modo di concepire la sovranità, dunque sono ancora in linea con la tradizione statuale moderna. Caso diverso è la recente acquisizione territoriale della Crimea da parte della Russia a danno dell’Ucraina, che ha segnato una discontinuità nella politica internazionale. Kiev, oltretutto, rischia di perdere anche le regioni orientali del Paese, sconvolte da una guerra di fatto tra milizie filorusse ed esercito regolare ucraino. In entrambi i casi gli spostamenti confinari sono stati giustificati o vengono auspicati sulla base dell’alto tasso di russofoni residenti. Tuttavia, le mire russe non hanno tanto lo scopo di ridisegnare c. legalmente intangibili, quanto piuttosto di sancire una più ampia proiezione geopolitica sull’Ucraina, così da limitarne le opzioni di fondo in politica estera. Questo significa che più che una lotta per zone di confine si tratta di una lotta per il contenimento della sovranità ucraina. Si configura così una sorta di prerogativa imperiale da parte di Mosca, che infrange il principio dell’intangibilità dei c. come spartiacque tra differenti sovranità.
Sovranità e c. sono posti in discussione e delegittimati anche per via del modo in cui sono stati stabiliti, in particolare nei Paesi colpiti dal radicalismo islamico. Boko Haram, al-Qā᾿ida, IS (v.) sono i movimenti principali di un’ondata islamica estremista che sta rimettendo in discussione i c. ereditati dai regimi coloniali. Boko Haram sfida la sovranità degli Stati dell’Africa occidentale mescolando azioni dimostrative e militari. IS, ossia lo Stato islamico, nel corso del 2014 ha pesantemente incrinato la tenuta militare e politica di ῾Irāq e Siria, poi diffondendosi anche in Libia. La forza dello Stato islamico e la sua capacità persuasiva rispetto ad al-Qā᾿ida sta proprio nella territorializzazione del movimento e conseguente costruzione di competenze statuali alternative a quelle esistenti. Il messaggio del leader dell’IS, il califfo Al-Baghdādī, suona come una completa delegittimazione dei c. imposti ai Paesi islamici dalle potenze coloniali dopo la Prima guerra mondiale. Contro l’ideale dello Stato nazione occidentale che dichiara intangibili i c. stabiliti legalmente, l’IS si richiama al precedente islamico, per cui i c. non sono sanzionati una volta per tutte da trattati e accordi formali ma devono rispecchiare la mutevole area di influenza del potere costituito. La strategia utilizzata da IS per affermarsi in ῾Irāq e Siria va proprio in questa direzione. L’iniziale diffusione del movimento è stata favorita dalla logistica informale, che permetteva di spostare i centri decisionali tra ῾Irāq e Siria a seconda del la provenienza del pericolo maggiore. La difficoltà giuridica degli oppositori dell’IS a muoversi con altrettanta disinvoltura tra i c. dei due Paesi ha determinato il successo del movimento.
Se molti c. si sono defunzionalizzati a causa di conflitti inaugurati allo scopo di indebolirli o cancellarli, altri si sono ulteriormente funzionalizzati, come nel rapporto complesso tra Israele, Libano e Palestina. Israele ha sottoposto il confine con la Striscia di Gaza a un duro embargo, mentre la barriera di sicurezza costruita lungo la Cisgiordania costituisce un confine di fatto che non separa tanto due territori quanto piuttosto amplifica la sovranità di uno a spese dell’altro, ossia degli israeliani sui palestinesi. Anche in quest’ultimo caso, tuttavia, si conferma che il confine non è più soltanto un divisorio tra due giurisdizioni ma diventa strumento della sovranità dell’uno contro l’altro.
Decisamente più in linea con il paradigma classico dello Stato-nazione le dispute confinarie marittime, dove continuano a destare allarme le annose contese nel Mar Glaciale Artico, sulle Isole Spratly, le Isole Senkaku (secondo la dizione nipponica, in cinese Tiaoyu), le Isole Curili e Cipro tra le altre. Le principali materie del contendere sono il diritto di pesca, le potenziali risorse energetiche e minerarie poste sui fondali (è il caso del Mar Glaciale Artico, delle Spratly, delle Senkaku e di Cipro), ma anche il controllo delle rotte marittime (ancora Mar Glaciale Artico) e di aree strategicamente importanti (Senkaku e Curili). Novità rilevanti sull’Artico vengono dalla Danimarca, che ha recentemente (2014) depositato una nota per reclamare la propria sovranità fino al Polo Nord e oltre, grazie alla pretesa continuità tra la piattaforma continentale groenlandese e la dorsale di Lomonosov, che attraversa per circa 1800 km il fondale artico. Tuttavia, la porzione di Artico rivendicata dalla Danimarca molto difficilmente possiede risorse, così come molto dubbie sono le ricchezze delle altre aree marittime oggetto di contesa e già citate. In questi ultimi casi sembra che l’orgoglio della sovranità nazionale non voglia ancora cedere il passo al vento erosivo della globalizzazione.