CONFORTO da Costozza (Confortus Pulex)
Nacque intorno al 1300 da Giambono di Giacomo, probabilmente a Costozza.
Che C. sia nato verso il 1300 si deduce dal fatto che il suo nome compare nella matricola del 1316 del Collegio dei notai di Vicenza: ciò vuol dire che egli dovette esservi iscritto prima del 1320, anno in cui appariva la matricola successiva; d'altra parte, gli statuti prevedevano che i notai potessero avere anche meno di venti anni. La sua famiglia, originaria di Costozza (paese sulle pendici dei monti Berici a 10 km da Vicenza), si era trasferita a Vicenza già nel 1311, quando il padre e l'avo di C. assistevano al Consiglio Maggiore del Comune. Non sappiamo se Giambono fosse notaio, ma tre dei suoi quattro figli esercitarono questa professione: tra essi Enrico detto Pulice, conosciuto come poeta e corrispondente del Petrarca.
C., il cui nome figura nei libri del Collegio notarile vicentino per ben settant'anni, esercitò le normali cariche dell'arte: tra l'altro fu sindaco nel 1340, "consiliarius" nel 1345, gastaldo nel 1355. Possedeva beni a Thiene e case e molini vicino a Costozza, che furono bruciati dai Padovani nel 1386; abitò a Vicenza, probabilmente al borgo Padova, dal 1365 in una casa con corte e giardino di proprietà del monastero di S. Pietro. Sembra che avesse raggiunto una discreta importanza tra la cittadinanza vicentina perché fu uno degli ottanta "megliori cittadini" costretti a giurare fedeltà ai figli del moribondo Cansignorio della Scala nel 1375.
Nel 1352 C. ottenne dal papa Clemente VI benefici ecclesiastici per i figli Lodovico e Taddeo; ciò nonostante, Lodovico seguì il padre nella professione notarile ed ebbe dalla moglie Margherita da Marostica molti figli che C. registra con meticolosa esattezza nella sua cronaca.
L'ultima notizia che abbiamo di C. si trova in un'aggiunta ad una postilla alla cronaca, in cui accenna alla morte del nipote Francesco avvenuta il 4 ag. 1389; pare che sia morto di lì a poco anche lui, ad un'età molto avanzata.
La cronaca di C., della quale è conservato l'autografo (Vicenza, Biblioteca Bertoliana, Fondo Gonzati 21. 1014), è acefala, e per mancanza della prefazione è difficile stabilire i motivi che indussero l'autore a scriverla; però, da alcune notizie di carattere familiare miste a quelle di interesse più generale, è chiaro che si ratta di un'opera di tip piuttosto privato che pubblico. È evidente, dal latino semplice e vicino al volgare che C. non condivideva il gusto umanistico del fratello Enrico, e non cercava di emulare l'opera ambiziosa del concittadino Ferreto Ferreti: seguiva invece le tradizioni dei modesti cronisti-legisti, rappresentate a Vicenza nel Duecento da Gerardo Maurisio e Nicolò Smereglio. In confronto a quest'ultimo, i cui Annales vanno dal 1200 al 1311, si vede il progresso notevole del genere compiuto in un periodo di sessant'anni. I Frammenti di C. trattano degli anni 1371-87 (la parte mancante al principio sembra riferirsi solo a qualche anno) in una forma quasi strettamente annalistica, con solo sporadici raggruppamenti della materia secondo l'argomento. Benché sia un cronista preciso su avvenimenti locali, a volte anche bene informato sulle cose più lontane, C. non dimostra grande intendimento dei fatti politici ma mette in rilievo le forti passioni generate dalle rivalità dei signori. Nemico dei Carraresi, fu, fedelissimo ai Della Scala finché le gravi irregolarità di Antonio, durante la guerra del 1386, gli fecero acclamare la conquista dello Stato da parte di Giangaleazzo Visconti come una grazia di Dio. Fu forse la delusione suscitata dal nuovo regime che lo fece smettere di scrivere subito dopo il resoconto dell'arrivo dell'esercito visconteo alle porte di Verona, circa due anni prima della morte.
Quello che veramente arricchisce la nostra conoscenza dell'epoca è la rappresentazione del mondo visto da un cittadino di mediocre importanza. Tipicamente trecentesco è l'interesse per i fenomeni astronomici e meteorologici che sono visti sia come spiegazioni dell'abbondanza o mancanza di viveri, sia come presagi di avvenimenti umani. Normali sono le descrizioni di feste, giostre e processioni; il racconto di una rappresentazione sacra fatta dal clero vicentino per la festa di Pentecoste nel 1379 è d'altra parte una testimonianza preziosissima del teatro sacro in Italia. Nelle cronache di guerra mette in rilievo non i gloriosi fatti d'arme ma le sofferenze della popolazione civile, e descrive con ricchezza di dettagli i sintomi della peste. Esprime sentimenti religiosi convenzionali, ma talora indulge nella narrazione di fatti meravigliosi, come quando parla dell'apparizione nella sua casa di una donna misteriosa, o racconta come lo spirito di un collega morto da poco fosse tornato dall'inferno per confessare, per bocca di un vivente, le frodi commesse quando era in vita. Proprio in questi passi la cronaca di C. crea un'impressione indimenticabile della vita trecentesca.
Delle opere di C. abbiamo le seguenti edizioni: Conforti Pulicis Fragmenta Historiae Vicentinae, in L. A. Muratori, Rer. Ital. Script., XIII, Mediolani 1728, coll. 1233-1272; Frammenti della cronaca di Conforto da Costozza, anni 1372-1387, a cura di D. Bortolan, Vicenza 1886, con traduzione e albero genealogico; Confort (Conforto) da Costoza, Frammenti di storia vicentina, in Rer. Ital. Script., 2 ed., XIII, 1, a cura di C. Steiner.
Fonti e Bibl.: F. F. Vigna, Preliminare di alcune dissertazioni intorno alla parte migliore della storia ecclesiastica e secolare della città di Vicenza, Vicenza 1747, pp. 77 ss.; Angiol Gabriello di Santa Maria [P. Calvi], Biblioteca, e storia di quei scrittori così della città come del territorio di Vicenza..., I, Vicenza 1772, pp. cc-ccviii; A. D'Ancona, Origini del teatro italiano, Torino 1891, pp. 98 ss.; C. Cipolla, Per la biografia di C. da C., in NuovoArch. venero, n. s., XVIII (1909), pp. 315-320; G. Mantese, Mem. stor. della Chiesa vicentina, III, Vicenza 1958, pp. 558 s.; Repert. fontium hist. Medii Aevi, III, p. 605.