Congelamento
In medicina si intende per congelamento l'insieme di lesioni che si determinano per effetto dell'esposizione a basse temperature in certi segmenti corporei, specialmente quelli più esposti e periferici.
Nell'ambito delle lesioni locali da freddo, si dovrebbero distinguere il congelamento propriamente detto, in cui l'elemento patogenetico fondamentale è la formazione di cristalli di ghiaccio a livello delle strutture tessutali, e la perfrigerazione, che può verificarsi a temperature superiori a 0 °C e nella cui genesi intervengono anche altri fattori ambientali, quali la ventilazione e il grado di umidità (come nei cosiddetti piede da trincea o da immersione). Il danno dei tessuti è condizionato dalla vasocostrizione indotta dal freddo. Oltre che nella ridotta circolazione, che determina deficit di ossigeno e accumulo di metaboliti a livello cellulare, il congelamento si esprime, quando l'azione del freddo cessa, in un'iperemia reattiva: la permeabilità dell'endotelio vasale alle proteine aumenta e la trasudazione plasmatica è causa di edema, che a sua volta aggrava la stasi circolatoria e facilita l'eventuale formazione di trombi. Nel quadro anatomopatologico predominano infatti le lesioni endoteliali, sotto forma di rigonfiamento, vacuolizzazione e alterazioni proliferative degli elementi cellulari; in un secondo tempo compaiono reazioni infiammatorie e modificazioni atrofiche della cute. Le manifestazioni cliniche variano in rapporto allo stadio evolutivo delle lesioni, configurando quadri di crescente gravità, qualora la progressione del danno non si arresti in una delle varie fasi del decorso. I sintomi iniziali consistono in impaccio nei movimenti, dolori spontanei e parestesie (formicolii e pizzicore), ma non di rado nella riduzione della sensibilità fino alla completa analgesia (che ha inizio nelle parti estreme degli arti e si estende prossimalmente, così da assumere il caratteristico aspetto 'a calza' o 'a guanto').
Nella prima fase, o fase eritematosa, la cute appare cianotica, la temperatura locale e la pulsatilità delle arterie risultano aumentate, mentre i disturbi della sensibilità persistono e si aggravano, potendo dar luogo a vere sindromi nevralgiche. Caratteristica della fase successiva, o fase bollosa, è la comparsa di vesciche (flittene) a contenuto citrino o emorragico, che si ingrandiscono sempre più e confluiscono tra loro, mentre le unghie si sollevano dal letto per la presenza di stravasi sanguigni a questo livello; accanto ai disturbi a carico delle varie sensibilità, cominciano a manifestarsi anche segni di sofferenza muscolare e articolare. L'ultima fase, o fase necrotica, è contrassegnata dalla rottura delle flittene, con formazione di ulcere torpide, e dalla cianosi progressiva delle estremità interessate dal processo patologico, ove si verificano fenomeni di necrosi superficiale o, nei casi più gravi, massiva, che possono costringere all'amputazione della parte.La compromissione generale è quasi sempre molto più scarsa che nelle ustioni e le funzioni emuntorie sono in genere conservate. Nel suo complesso, il decorso è simile a quello che si osserva nelle occlusioni arteriose acute e può portare alla gangrena, soprattutto per la concomitanza di infezioni che trovano un terreno favorevole a un'evoluzione rapida e grave. Nei casi in cui il processo si arresti in uno dei primi stadi, si può avere la guarigione delle lesioni, sebbene le estremità colpite rimangano di solito più sensibili al freddo. All'evoluzione favorevole contribuiscono certamente le misure terapeutiche che vengono attuate, comprese quelle di primo soccorso. Queste prevedono il riscaldamento lento e graduale delle parti colpite (per es., per mezzo di un massaggio molto leggero con neve in un primo tempo, con acqua fredda e con alcol poi, e solo successivamente con impacchi a temperatura moderatamente crescente). Gli arti scongelati dovranno in seguito essere mantenuti a temperatura ambiente ed esposti all'aria, senza bendaggi o coperture. Le infezioni saranno prevenute e trattate con antibiotici, mentre per combattere il dolore si farà largo ricorso agli analgesici.
r.f. edlich et al., Cold injuries, "Comprehensive Therapy", 1989, 15, pp. 13-21; h.a. konton, Vascular diseases of the limbs, in Cecil's textbook of medicine, ed. J.C. Bennett, F. Plum, Philadelphia, Saunders, 199620, pp. 346-57.