CONGELAZIONE (fr. congélation, gelure; sp. congelación; ted. Gefrierung; ingl. congelation)
Il freddo può riuscire dannoso all'organismo in svariate maniere. Può essere cagione di disturbi e di morte per la sua azione perfrigerante generale, come nel caso dell'assideramento (v.), ovvero può provocare lesioni più o meno gravi, per azione perfrigerante locale dando per l'appunto luogo alla cosiddetta congelazione. Allorché il raffreddamento agisce localmente in date parti del corpo, vi provoca disturbi di circolazione del sangue restringendo i vasi, anemizzandoli; in grado più intenso arresta la circolazione, dando luogo a mortificazione dei tessuti, provocandone necrosi e cancrene. Naturalmente le parti più esposte e più periferiche, come il naso, le orecchie, le dita delle mani e dei piedi, sono quelle che più facilmente vanno incontro alla congelazione e alle sue conseguenze. Si capisce che le alterazioni da congelazione possono essere di grado e d'estensione diverse; si può cioè andare dalla semplice reazione nervosa e vasomotoria (1° grado) sino agli edemi e alle formazioni bollose (2° grado) e poi anche alle escare, cancrene secche con relative mutilazioni necrotiche (3° grado). Queste sono dovute, non solo alle alterazioni di rami nervosi periferici (alle quali possono seguire postumi nevritici e distrofici), ma anche alle alterazioni delle pareti vasali e alle corrispondenti trombizzazioni.
Di tali lesioni molto soffrirono nella guerra mondiale i fanti costretti a rimanere lungamente in trincea coi piedi stretti in calzature improprie. Cosi si verificarono numerosi casi di mutilazioni cancrenose; zone di tessuti e di segmenti interi di piedi caddero in disfacimento. La tipica lesione porta appunto il nome di piede di trincea.
Anche per queste lesioni congelative locali è necessario ammettere non solo una serie complessa di circostanze concorrenti estrinseche che le facilitano (umido, immobilità, costrizione, azione di microfiti e miceti, ecc.), ma anche una qualche predisposizione, come si verifica, per es., per i comuni geloni connessi a individuale torpore di reattività vasomotoria.
È qui superfluo aggiungere che le lesioni per congelazione, per quanto evolventisi in modo insidioso e subdolo e per gradi successivi, rivestono, in talune circostanze, il carattere d'infortunio sul lavoro indennizzabile, potendovisi ravvisare la causalità violenta.
La profilassi dei congelamenti si basa sulla conveniente protezione delle parti del corpo e delle estremità più esposte alle basse temperature; uso di calzature comode, senza lacci o stretture; calze di lana; accuratissima pulizia e ingrassamento della pelle; eventuale protezione contro l'umido mediante impermeabili, zoccoli, ecc. La cura delle lesioni da congelamento, a seconda dei varî loro gradi, consiste in frizioni, massaggi, impacchi e medicazioni asettiche o antisettiche, somministrazione di tonici ed eventuali iniezioni di siero contro il tetano per evitare la possibile complicazione di questa infezione. La cura delle cancrene si fa chirurgicamente attendendo la precisa delimitazione delle parti necrosate.
Bibl.: P. Casali e F. Pullè, Congel.; patogenesi e cura, Milano 1917.