congiungere (congiugnere)
Verbo di media frequenza nelle opere dantesche, più di prosa che di poesia, frequentemente usato nella forma del participio passato.
Ha vasto campo di significati, sia propri che figurati. In senso proprio vale fondamentalmente " unire, collegare strettamente " (le cose congiunte comunicano naturalmente intra sé le loro qualitadi, Cv IV I 2), e ha attinenza a un rapporto di causa ed effetto in contesti a carattere scientifico o filosofico: ogni cosa che è alterata conviene essere congiunta con l'altera[nte cag]ione (Cv IV X 9; [ciò che] altera o corrompe alcuna cosa convegna essere congiunto con quella (X 11).
Può indicare vincolo di sangue, parentela: la quale [donna] era meco di propinquissima sanguinitade congiunta (Vn XXIII 12); o soltanto vicinanza tra persone, con sottile connotazione temporale-locativa, per cui l'esser Guido Cavalcanti co' vivi ancor congiunto (If X 111) allude al suo stato di uomo vivo, abitante in terra, e D., pronunciando la frase mentre ch'io era a Virgilio congiunto (Pd XVII 19), si riferisce al suo viaggio attraverso l'Inferno e il Purgatorio. Simile il caso di Pd IX 116, dove Folchetto, nell'affermare che Raab è congiunta all'ordine suo e dei suoi compagni di gaudio, ne dichiara l'appartenenza al terzo ordine degli spiriti, cioè ai beati del cielo di Venere. Nell'occorrenza di Pd XIV 111 si movien lumi, scintillando forte / nel congiugnersi insieme e nel trapasso, equivale piuttosto a " incontrarsi ", incrociandosi.
A parte va considerato l'esempio in cui il verbo denota la congiunzione astronomica del Sole con la costellazione dell'Ariete: Lo ministro maggior de la natura / ... con quella parte che sù si rammenta / congiunto (Pd X 32); ad esso forse è da riconnettere, per analogia di linguaggio tecnico, l'attestazione di Pd XXVIII 43 Mira quel cerchio che più li è congiunto, dove propriamente si parla del Primo Mobile, tanto vicino a Dio da sembrare congiunto con lui; v. anche Cv II III 9 e Pd I 41.
Altra volta c. è adoperato per specificare il sinolo anima-corpo: l'anima col corpo, congiunti, sono effetto di quella, cioè della natura umana (Cv II VIII 6); o l'unione, negli esseri viventi, di forma e materia (Pd XXIX 22).
In Cv IV I 1 Amore... congiunge e unisce l'amante con la persona amata, ha senso pregnante, in relazione con la " virtus unitiva et coniunctiva " dell'Amore, per cui v. s. Tommaso (Comm. De divin. nomin. IV lect. 9).
Il passo di Cv IV XIII 15, dove l'affermazione generica (lo perfetto con lo imperfetto non si può congiugnere) è illustrata mediante un ricorso all'esperienza sensibile (onde vedemo che la torta linea con la diritta non si congiunge mai), accomuna le due occorrenze nell'accezione di " coincidere ", estraibile dall'immagine della linea retta che non può sovrapporsi a una linea curva o sinuosa (v. TORTO) ma solo toccarla in uno o pochi punti.
Siamo in un campo chiaramente figurato con le parole di Giustiniano: cui [a Belisario] la destra del ciel fu... congiunta (Pd VI 26), quasi la mano divina realmente lo avesse sostenuto e guidato alla vittoria; ma era metafora diffusa: basti ricordare, anche per quanto riguarda la sovrana sanzione giuridica dell'evento storico, l'immagine affine di Cv IV V 18 lo romano imperio, dove più volte parve esse braccia di Dio essere presenti, con l'intero periodo successivo: non puose Iddio le mani proprie a la battaglia...?
In qualche occasione significa l'accoppiarsi di due virtù o facoltà che assommano in un'unica operazione i loro poteri: la cui virtù [della luce divina], col mio veder congiunta / mi leva sopra me tanto, ch'i' veggio / la somma essenza de la quale è munta (Pd XXI 85); pietà e umiltà, massimamente congiunte, fanno de la persona bene sperare (Cv II X 5); l'una con l'altra [l'autorità imperiale e l'autorità filosofica] congiunta utilissime e pienissime sono d'ogni vigore (IV VI 17); Congiungasi la filosofica autoritade con la imperiale, a bene e perfettamente reggere (VI 18; si noti la costruzione riflessiva ripetuta nell'esempio limitrofo del § 19).
Che la confessione debba essere congiunta all'accusa di Beatrice a D. in Pg XXXI 6, vuol ovviamente dire che quell'accusa richiede di essere " accompagnata ", come risposta e giustificazione, dalla confessione del peccatore.
In sede di discussione linguistica assume particolare importanza il concetto della prossimità del volgare, in quanto lingua madre, alle persone coeve di D., prossimità da intendere in senso intrinseco ed estrinseco come dipendente da ragioni necessarie (è prima ne la mente che alcuno altro), e accidentali: non solamente per sé è unito, ma per accidente, in quanto è congiunto con le più prossime persone, sì come con li parenti e con li propri cittadini e con la propria gente (Cv I XII 5), dove si allude alla circostanza che il volgare stesso rientra, più che ogni altra forma di linguaggio, nell'uso proprio di coloro che sono più vicini al parlante; si veda la successiva precisazione: E questo è lo volgare proprio; lo quale è non prossimo, ma massimamente prossimo a ciascuno (§ 6).
Dal valore di " unire " c. passa talvolta a quello di " unificare ", " fare di due cose una cosa sola ": muovere... si può col sentire fare una, però che ogni anima che sente, o con tutti i sensi o con alcuno solo, si muove; sì che muovere è una potenza congiunta col sentire (Cv III II 11). Tale valore si sublima al grado massimo nelle occorrenze che riguardano l'unità ineffabile delle tre persone divine: in una forma la divina virtute tre nature congiunse (VIII 1); analogo l'esempio di Pd XXIV 141 una essenza sì una e sì trina, / che soffera congiunto ‛ sono ' ed ‛ erte ', che mette in rapporto l'unità trinitaria di Dio con la possibilità di usare indifferentemente, per designarla, la terza persona singolare o plurale del verbo essere; Cv IV V 3 quello altissimo e congiuntissimo consistorio de la Trinitade.
In Pd II 30, col pronome personale oggetto, " Drizza la mente in Dio grata ", mi disse, / che n'ha congiunti con la prima stella, vale " ci ha fatto giungere "; così in If XXXI 25, in costruzione riflessiva: Tu vedrai ben, se tu là ti congiungi, " giungi ", " pervieni ".