coordinative, congiunzioni
Le congiunzioni coordinative (o coordinanti) sono parole funzionali invariabili il cui compito è quello di collegare tra loro due o più elementi linguistici (principalmente sintagmi o frasi; i cosiddetti coordinandi) che abbiano la medesima funzione sintattica. L’identità strutturale degli elementi da coordinare non è però un requisito essenziale, visto che, come accennato, prevale nettamente l’identità funzionale:
(1) ho voglia di una vacanza e di stare un po’ solo
Una congiunzione coordinativa, dunque, non marca un rapporto di dipendenza. In genere, la coordinazione si suddivide in tre ambiti: congiunzione; disgiunzione; coordinazione avversativa (l’unica ad essere sempre strettamente binaria, cioè a non ammettere la presenza di più di due coordinandi).
A questi ambiti corrispondono, di norma, tre classi di congiunzioni coordinanti: le coordinative stricto sensu, altrimenti dette copulative; le disgiunzioni; le avversative (➔ congiunzioni).
Sebbene la presenza di congiunzioni di coordinazione sia considerata un universale linguistico, tra le lingue è piuttosto varia la maniera in cui si realizzano (Haspelmath 2004 e 2007 e Stassen 2008 per una visione globale) e il diasistema italiano, soprattutto nelle sue varietà non standard, ne realizza diversi segmenti.
In una prospettiva interlinguistica, le costruzioni coordinate si dividono in tre macroclassi, in base al numero delle congiunzioni presenti: costruzioni asindetiche; costruzioni monosindetiche; costruzioni bisindetiche.
Più rare sono le costruzioni polisindetiche. In italiano l’occorrenza dell’asindeto nella realizzazione della coordinazione è molto limitata. Esso è utilizzato in modo sistematico solo nella coordinazione all’interno dei composti: (➔ composizione):
(2) Emilia Romagna; studente lavoratore; porta finestra; sistema paese
In ambito sintattico, l’asindeto è escluso per la coordinazione avversativa, mentre è tollerato per congiunzione e disgiunzione principalmente nel caso di strutture almeno ternarie e, preferibilmente, se tra gli ultimi due coordinandi è presente una marca esplicita di coordinazione:
(3) ho incontrato Marco, Luigi e Luca
(4) ? ho incontrato Marco, Luigi, Luca
(5) questa sera mangeremo pasta, carne o pizza
(6) ? questa sera mangeremo pasta, carne, pizza
In (6) è impossibile distinguere tra interpretazione copulativa o disgiuntiva. Questo vale principalmente per lo scritto, dove il novero limitato di segni di interpunzione non consente di riprodurre appieno i contorni intonativi che, nel parlato, consentono invece di rendere pienamente accettabile una sequenza di coordinandi giustapposti.
La costruzione coordinata prototipica in italiano è binaria e monosindetica, con la congiunzione in posizione intermedia: A-congiunzione-B. Vari indizi inducono però a supporre che una struttura di tale tipo sia rappresentabile in termini più appropriati come [A] [congiunzione B]. Ad es., una pausa può essere introdotta tra [A] e [congiunzione B], mentre la collocazione della pausa tra [A congiunzione] e [B] darebbe luogo a una struttura dalla dubbia accettabilità (Δ indica una pausa):
(7) questa sera mangeremo pasta Δ e carne
(8) ?? questa sera mangeremo pasta e Δ carne.
Inoltre, quando due coordinandi sono separati da altro materiale linguistico, la congiunzione segue il secondo:
(9) in genere, torno a casa a trovare i miei [[a Natale] [e a Pasqua]]
(10) in genere, torno a casa [a Natale] a trovare i miei; [e a Pasqua]
(11) * in genere, torno a casa [a Natale e] a trovare i miei; [a Pasqua]
In prospettiva interlinguistica, la coordinazione congiuntiva o copulativa è il tipo di coordinazione più diffuso. In italiano, la congiunzione dedicata alla sua espressione formale è e, secondo lo schema [A [congiunzione B]] accennato sopra:
(12) Sempre caro mi fu quest’ermo colle, e questa siepe che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude (Giacomo Leopardi, “L’Infinito”, in Idilli)
E può coordinare sintagmi all’interno della frase e frasi all’interno di un periodo. Non esiste un corrispondente negativo della congiunzione copulativa monosindetica; per l’espressione della negazione, in questo caso, si usa la forma analitica e non:
(13) Da tutte le porte, da tutte le finestre si vede la campagna, i monti, gli alberi, il cielo, e non già muri, quei tristi muri anneriti! (Giovanni Verga, Storia di una capinera)
La congiunzione e può essere utilizzata anche in strutture bi- e polisindetiche, dette di norma correlative (➔ correlative, strutture), nelle quali si conferisce a ogni coordinando un rilievo particolare:
(14) Anche i mobili avevano un colore oscuro grigio, e i braccioli e le gambe, di legno nero (Italo Svevo, Una vita)
Nelle strutture correlative, tuttavia, l’italiano adotta di preferenza le congiunzioni sia … sia … (15) e sia … che … (16):
(15) Ella mi disse di essersi molto adoperata per me sia nel farmi graziare della vita sia nell’ottenere la mia liberazione (Ippolito Nievo, Confessioni di un italiano)
(16) La mostra è adatta sia ai bambini che a un pubblico adulto
L’uso di sia … sia … e sia … che … è di norma interdetto nella congiunzione di frasi principali.
Va notato come, in questo caso, l’italiano realizzi una strategia abbastanza insolita. Nelle costruzioni coordinate correlative, infatti, tra le lingue è assai più frequente la tendenza a utilizzare la stessa congiunzione usata nelle strutture monosindetiche. In altri termini, la sequenza e … e …, limitata, in italiano, a varietà decisamente orientate verso l’alto sugli assi diafasico e diastratico, risponde a una strategia tipologicamente più comune di quella che si manifesta nella struttura sia … sia … Al contrario, per quanto concerne l’occorrenza della congiunzione correlativa copulativa in abbinamento a una negazione, l’italiano si conforma alla tendenza prevalente, che è quella di sviluppare coordinatori specifici con valore negativo.
In questo caso, le situazioni possibili sono tre. La marca di congiunzione negativa:
(a) è formalmente legata a una congiunzione copulativa (cfr. lat. -que / neque … neque …);
(b) è formalmente legata a una congiunzione disgiuntiva (cfr. ingl. either … or … / neither … nor …);
(c) non ha alcun legame formale con altre congiunzioni.
È, quest’ultimo, il caso dell’italiano né … né …, che ha come interpretazione «e non». La presenza di una negazione esplicita nel primo coordinando può portare all’omissione del primo né:
(17) non si ode né rumor di carrozze, né suon di campane, né voci di estranei, di gente indifferente (Verga, Storia di una capinera)
Sempre nell’ambito della comparazione, va notato come, nell’espressione della coordinazione congiuntiva o copulativa, le lingue si dividano in due macrotipi, che Stassen (2000) ha definito come AND-languages e WITH-languages. In queste ultime, diffuse principalmente nell’Africa subsahariana, in alcune regioni dell’Estremo Oriente e nell’America centro-meridionale, la marca della coordinazione copulativa è identica alla adposizione (o alla marca di caso) con valore comitativo (cioè di compagnia). Inoltre, in diacronia, il passaggio dal valore comitativo a quello di pura congiunzione costituisce un percorso di ➔ grammaticalizzazione ampiamente attestato.
L’italiano, nella sua varietà standard e nelle varietà orientate ai poli formale e colto, può essere annoverato tra le AND-languages. Eppure, nelle sue varietà sub-standard, emergono costrutti che paiono tendere verso il modello delle WITH-languages. Si tratta di costruzioni con accordo ‘a senso’, in cui un sintagma preposizionale introdotto da con viene rianalizzato (➔ accordo; ➔ rianalisi) come coordinato con conseguente modificazione dell’accordo verbale. Formazioni di questo tipo non sono facilmente rintracciabili sui tradizionali ➔ corpora di italiano contemporaneo, ma emergono sovente attraverso ricerche su Internet (18) e in varietà di apprendimento (19):
(18) io con i miei amici veniamo a Mirabilandia domani
(19) io con mio figlio (11 anni) siamo nate a Moldavia
In entrambi gli esempi, la preposizione di valore comitativo con svolge la stessa funzione della congiunzione e, e può da questa essere sostituita senza che venga alterato il significato complessivo, ripristinando, anzi, la piena grammaticalità delle frasi in questione: solo l’equivalenza funzionale tra e e con spiega infatti l’uso della prima persona plurale nel verbo.
Infine, va notato come l’italiano non vincoli la scelta della marca di coordinazione alla relazione semantica tra i coordinandi, omettendo di distinguere, sul piano formale, tra coordinazione naturale (che esprime la relazione tra due o più entità che, nel mondo reale, paiono legate da un nesso, appunto, naturale: per es. padre e madre, mani e piedi) e accidentale (che codifica un legame puramente occasionale e transitorio tra due o più entità).
Venendo alla disgiunzione, la marca di coordinazione più diffusa è o, che, al pari di e, può collegare sintagmi in una frase o frasi in un periodo: o può apparire sia in costruzioni monosindetiche, nella struttura [[A] [congiunzione B]] (20), sia, molto frequentemente, in strutture polisindetiche, secondo gli schemi [[A] [congiunzione B] [congiunzione C]] e [[congiunzione A] [congiunzione B] [congiunzione C]] (21 e 22):
(20) L’una è vecchia, debole, quasi estenuata da un dolore o da una malattia (Verga, I carbonari della montagna)
(21) Su ogni creatura pesa un sasso o un ramo stroncato o una foglia più grande o il terriccio d’una talpa o il passo di qualche animale (Scipio Slataper, Il mio Carso)
(22) E non ci sarà forse nessuno de’ nostri lettori milanesi, che non si rammenti d’aver sentito, nella sua fanciullezza, o i parenti, o il maestro, o qualche amico di casa, o qualche persona di servizio, dir di lui: è un ciuffo, è un ciuffetto (Alessandro Manzoni, Promessi sposi)
Nel caso di costruzioni almeno ternarie, la o può essere sostituita in tutte le sue occorrenze, ad eccezione dell’ultima, da una pausa (graficamente rappresentata da una virgola), dando luogo, dunque, a una costruzione parzialmente asindetica:
(23) I tuoi occhi strani, inquieti o estatici, guardavano contenti la bella tovaglia bianca che aspettava ancora te prima d’esser portata via (Slataper, Il mio Carso)
O può essere sostituito dalla congiunzione composta oppure in costruzioni monosindetiche:
(24) Preferisci essere fritto in padella, oppure preferisci di essere cotto nel tegame colla salsa di pomidoro (Collodi, Pinocchio)
e anche, in una o, raramente, più occorrenze, in costruzioni polisindetiche, purché il primo coordinando non sia preceduto da o:
(25) Ella si abbandonava a lui fredda, per compiacenza, o per vendicarsi di un terzo, oppure per ambizione (Svevo, Una vita)
La logica distingue due tipi di disgiunzione: quella esclusiva e quella non esclusiva (o inclusiva). Nella prima, i due coordinandi non possono co-occorrere: le condizioni di verità della struttura coordinata impongono, dunque, che uno solo dei coordinandi sia vero. Al contrario, nella seconda, la co-occorrenza di due o più coordinandi non pregiudica la verità dell’intera costruzione. L’italiano concentra su o e oppure entrambi i valori che, dunque, non sono distinti lessicalmente:
(26) disgiunzione esclusiva
La bella bambina dai capelli turchini fa raccogliere il burattino: lo mette a letto, e chiama tre medici per sapere se sia vivo o morto (Collodi, Pinocchio)
(27) disgiunzione non esclusiva o inclusiva
Anche mio figlio che dormiva nella stanza vicina non s’apprestava certamente ancora a giudicarmi o ad imitarmi (Svevo, La coscienza di Zeno)
Altre lingue, invece, rendono tale distinzione anche sul piano formale.
La coordinazione avversativa, tipicamente rappresentata in italiano da ma, è, come si è detto, l’unica struttura coordinata obbligatoriamente binaria. Inoltre, nel caso delle avversative la reversibilità dell’ordine dei costituenti non è scontata, a differenza di quanto accade per coordinazione copulativa e disgiunzione. Ancora, l’occorrenza di una congiunzione avversativa è soggetta a restrizioni maggiori rispetto a quelle osservate in precedenza per e ed o: come nota Scorretti (1988), nella coordinazione avversativa tra sintagmi nominali, sintagmi preposizionali con valore locativo, quantificatori, avverbi di grado, interrogative indirette, uno dei due coordinandi deve essere accompagnato da una negazione:
(28) Il fonte del diletto nelle arti non è il bello, ma l’imitazione (Leopardi, Zibaldone).
Il quadro delle congiunzioni coordinative esaminate può essere schematizzato come segue:
Coordinazione congiuntiva/copulativa disgiuntiva avversativa
asindeto , ,* impossibile
monosindeto e o ma
oppure
bi-, polisindeto e … e o … o … impossibile
sia … sia …
sia … che
né … né …
dove con * si intende «A condizione che la struttura sia almeno ternaria e che tra gli ultimi due coordinandi vi sia una congiunzione esplicita».
Le forme esaminate sopra, con l’eccezione di oppure, sono dette semplici. Esiste, accanto ad esse, un insieme piuttosto ampio di formazioni con gradi diversi di complessità, ma funzionalmente paragonabili agli operatori di coordinazione appena analizzati, sullo statuto delle quali non vi è, tuttavia, unanimità tra gli studiosi.
Si tratta di formazioni con valore di congiunzione copulativa (anche, mentre, dunque, quindi, ecc.), disgiuntiva (es. altrimenti) e avversativa (però, anzi, eppure, bensì, invece) definite, nella letteratura, ora come congiunzioni tout court, ora come locuzioni congiuntive (➔ locuzioni), ora come operatori di congiunzione avverbiali. Al di là dell’identità funzionale che talora si rileva con le congiunzioni prototipiche e, o e ma, una disomogeneità distribuzionale sconsiglia di equipararle pienamente ad esse: mentre le congiunzioni non possono mai combinarsi e cumularsi tra loro, la co-occorrenza di locuzioni (avverbiali) di congiunzione e congiunzioni è ampiamente tollerata:
(29) allorché viene dalla torre un gemito e quindi un mesto suono (Giuseppe Verdi, Il Trovatore)
(30) o esce il sole o altrimenti torno sotto le coperte
(31) la protezione allo scrittore non è stata affatto ridotta, ma anzi è stata rafforzata («La Repubblica» 15 ottobre 2009)
Alcuni studiosi isolano in questo gruppo di costruzioni dal dubbio statuto una classe autonoma di congiunzioni coordinative che definiscono conclusive e che distinguono da copulative, disgiuntive e avversative: così, quindi, dunque, perciò, pertanto, allora, ecc. Vale, per queste, la stessa considerazione che è stata appena svolta circa la co-occorrenza con le congiunzioni tipiche.
Haspelmath, Martin (edited by) (2004), Coordinating constructions: an overview, in Coordinating constructions, Amsterdam - Philadelphia, Benjamins, pp. 3-39.
Haspelmath, Martin (2007), Coordination, in Language typology and syntactic description, edited by T. Shopen, Cambridge, Cambridge University Press, 3 voll., vol. 2º (Complex constructions), pp. 1-51.
Scorretti, Mauro (1988), Le strutture coordinate, in Grande grammatica italiana di consultazione, a cura di L. Renzi, G. Salvi & A. Cardinaletti, Bologna, il Mulino, 1988-1995, 3 voll., vol. 1° (La frase. I sintagmi nominale e preposizionale), pp. 241-284.
Stassen, Leon (2000), AND-languages and WITH-languages, «Linguistic typology» 4, 1, pp. 1-55.
Stassen, Leon (2008), Noun phrase conjunction, in WALS Online. The world atlas of language structures, edited by M. Haspelmath et al., Munich, Max Planck Digital Library.
Wälchli, Bernhard (2005), Co-compounds and natural coordination, Oxford, Oxford University Press.