Vienna, Congresso di
Congresso convocato a norma della prima Pace di Parigi del 30 maggio 1814 con il compito di dare un nuovo assetto politico all’Europa dopo la sconfitta della Francia napoleonica, cui presero parte tutti gli Stati europei, ma che in realtà fu dominato dalle maggiori potenze europee uscite vittoriose dalla guerra. Sulle prime i lavori andarono a rilento. Metternich per l’Austria, lo zar Alessandro I insieme al conte di Nesselrode per la Russia, K.A. Hardenberg per la Prussia, R.S. Castlereagh e poi Wellington per la Gran Bretagna, pur essendo tutti d’accordo sulla necessità di fondare il nuovo ordinamento politico-territoriale del continente su un equilibrio politico che fosse garante della pace futura del continente e neutralizzasse la Francia, avevano tuttavia idee diverse e contrastanti sulle modalità di realizzazione pratica di tale obbiettivo. In particolare Prussia e Russia premevano per l’annessione rispettivamente di tutta la Sassonia e di tutta la Polonia, ma questo loro programma era avversato da Metternich, il quale, con l’aiuto di Castlereagh, riuscì a contenere in più modesti limiti le pretese delle corti di Berlino e di San Pietroburgo. Il principio fondamentale della politica di Metternich, che fu il supremo moderatore del Congresso, era quello di togliere alla Francia qualsiasi capacità di ripresa di mire egemoniche su scala continentale e garantire un equilibrio europeo dominato dalle potenze vincitrici del conflitto con Napoleone I, all’interno del quale fosse però centrale la posizione dell’Austria. Anche questo disegno poté attuarsi solo in parte, perché l’abilità diplomatica di Talleyrand seppe presentare gli interessi della Francia come distinti da quelli napoleonici e trarre partito dalle divergenze sorte tra le quattro potenze per la soluzione delle questioni polacca e sassone, riuscendo a limitare al minimo i danni in materia di cessioni territoriali e preparando il terreno per un futuro reinserimento della Francia nei centri decisionali della grande politica europea. A causa di queste e altre divergenze i negoziati tra le potenze, iniziati nel sett. 1814, si protrassero fiaccamente sin verso il marzo del 1815, quando la notizia dello sbarco di Napoleone in Francia ricostituì la solidarietà della Grande alleanza e accelerò e facilitò la ricerca di un compromesso fra le parti. In poco più di due mesi si giunse alla redazione dell’atto finale del Congresso, firmato dalle quattro potenze antinapoleoniche e dalla stessa Francia, dal Portogallo, dalla Svezia e poi da tutti gli Stati minori, a eccezione della Santa Sede. La Francia, nella quale fu restaurata la monarchia borbonica con Luigi XVIII, grazie a Talleyrand ottenne il grande successo di poter ritornare semplicemente ai confini del 1789 senza ulteriori perdite. Ai suoi confini nacquero il regno dei Paesi Bassi, affidato a Guglielmo I d’Orange e comprendente gli ex Paesi Bassi austriaci e l’ex Repubblica di Olanda, e la Confederazione germanica formata da 39 Stati, fra cui Austria e Prussia, i cui rappresentanti si riunivano a Francoforte in una Dieta federale presieduta dall’Austria; la Svizzera fu dichiarata neutrale in perpetuo; il regno di Sardegna fu ingrandito della Repubblica di Genova. La Prussia perse una parte dei territori acquistati a fine Settecento con la spartizione della Polonia, ma ottenne notevoli ingrandimenti con l’acquisto della Pomerania svedese, di parte della Sassonia e di territori sulla riva sinistra del Reno ricchi di giacimenti minerari, con grandi potenzialità di sviluppo economico e posizione strategico-militare di cruciale importanza nel contenimento di eventuali tentativi di rivincita francesi. Alla Russia fu riconosciuta la sovranità solo sul granducato di Varsavia e non su tutta la Polonia come avrebbe voluto, ma in compenso ottenne anche la Bessarabia e la Finlandia tolte rispettivamente alla Turchia e alla Svezia. L’impero asburgico compensò ampiamente la perdita dei Paesi Bassi con l’acquisto del Veneto a danno della non restaurata Repubblica di Venezia (assieme alla Lombardia formò il regno del Lombardo-Veneto), gli fu restituita la parte della Galizia che aveva perso nel periodo napoleonico a favore del granducato di Varsavia e assunse una funzione preminente nella Penisola Italiana e nella Confederazione germanica. La Svezia fu compensata della perdita della Pomerania a favore della Prussia e della Finlandia a favore della Russia ottenendo l’unione nella persona del sovrano con il regno di Norvegia, tolto alla Danimarca alleata fedele di Napoleone. L’Inghilterra ritornò in possesso dell’Hannover, conservò Malta e le Isole Ionie nel Mediterraneo, Helgoland nel Mare del Nord, e ottenne, cedute dall’Olanda, la Colonia del Capo in Sudafrica e l’isola di Ceylon nell’Oceano Indiano. In Italia non furono restaurate né la Repubblica di Venezia, il cui territorio unito a quello della Lombardia entrò a far parte del regno del Lombardo-Veneto sotto la sovranità dell’Austria, né quella di Genova (la Liguria andò ai Savoia), né quella di Lucca, eretta a ducato e data provvisoriamente ai Borbone di Parma in attesa dell’annessione alla Toscana dei Lorena prevista dopo il loro ritorno a Parma, che nel 1815 fu assegnata a vita a Maria Luisa d’Austria. Modena e Reggio furono date a Francesco IV d’Austria-Este, che avrebbe avuto in eredità anche Massa e Carrara, temporaneamente assegnate a sua madre, Maria Beatrice d’Este-Cybo. In Toscana tornarono gli Asburgo-Lorena. Lo Stato pontificio fu restaurato con le Legazioni; la dinastia borbonica di Napoli riebbe il regno di Napoli e quello di Sicilia che furono fusi nel nuovo e unico regno delle Due Sicilie. Queste disposizioni garantivano la centralità dell’impero asburgico nel sistema delle potenze europee, una centralità che si protrasse per tutta la prima metà del 19° sec., nonostante i sussulti rivoluzionari nazional-liberali che la scossero ripetutamente nel 1820-21, 1830-31, 1848-49. L’equilibrio politico territoriale stabilito a Vienna andò definitivamente in frantumi tra il 1859-60 e il 1866-70 con l’unificazione politica dell’Italia e della Germania. Suoi principali strumenti di difesa erano stati la Santa alleanza (Russia, Prussia e Austria) e soprattutto la Quadruplice alleanza (Austria, Russia, Prussia, Inghilterra) che avevano difeso i deliberati di Vienna del 1815 fino al 1848-49 attraverso l’uso anche della forza militare (principio dell’intervento, che tuttavia l’Inghilterra non aveva mai inteso come rivolto alla soluzione di problemi interni dei singoli Stati).