CONIFERE (dal gr. κῶνος "cono" e dal lat. fero "porto", per la forma a cono delle infruttescenze)
Classe della sottodivisione Gimnosperme delle Embriofite sifonogame o Fanerogame. Le loro affinità sono con le Ginkgoales, di cui ci rimane un solo rappresentante vivente (Ginkgo biloba), e con le estinte Cordaitales, che a loro volta erano strettamente legate alle Cycadales e alle Pteridophytae. Il fusto generalmente diritto può raggiungere altezze considerevoli (sino a 50-65 metri nei nostri abeti, 120 m. nella Sequoia gigantea della California), in generale con ramificazione monopodiale, abbondante e regolare; più di rado è basso e cespuglioso. Nella struttura primaria, i vasi constano di elementi spiralati; nella struttura secondaria, esistono soltanto tracheidi e parenchima. Le tracheidi hanno speciali areole punteggiate disposte sulle loro pareti radiali; tali areole servono agli scambî di liquidi e gas con gli adiacenti raggi midollari, che alla loro volta comunicano col libro della corteccia. Riguardo alla funzione e struttura si distinguono: tracheidi poco ispessite e ad ampio lume, che si dicono vascolari e si formano fra la primavera e l'estate, quando la pianta deve trasportare abbondanti succhi dalle radici alle foglie; tracheidi molto ispessite e a lume ristretto che si dicono fibrose, e si originano tra l'estate e l'autunno, quando i succhi sono scarsi e l'albero deve invece rinforzare il proprio sostegno meccanico. Lo spessore degli anelli varia secondo le specie e anche nella stessa specie a seconda del clima ove l'albero cresce. Quando il periodo vegetativo è ridotto a pochi mesi, come nei paesi nordici o a forti altitudini, il loro spessore può scendere anche a 1 mm.; viceversa in altre specie e in condizioni climatiche favorevoli può salire anche a 20 mm. per anno. Le Conifere hanno speciali canali resiniferi che possono trovarsi in gran parte degli organi della pianta; solo nel genere Taxus essi mancano del tutto. La corteccia ne è particolarmente ricca, e nelle Abietinee anche il legno, a eccezione di alcune come il nostrale abete bianco (Abies alba); le foglie pure hanno canali resiniferi. Nel corpo legnoso i canali resiniferi sono longitudinali e radiali; questi ultimi portano la resina all'esterno e la sua fuoruscita diviene specialmente abbondante nel caso di ferite o attacchi di parassiti; di ciò l'uomo trae profitto nella resinazione, che consiste nel raccogliere la trementina che sgorga da decorticazioni opportunamente eseguite sul tronco.
Le foglie delle Conifere presentano non di rado una forma giovanile assai; diversa da quella definitiva (Ginepri della sez. Sabina, Cipressi, Pini); esse poi possono trasformarsi in squame (catafilli) e ciò può avvenire sui rami (Pinus) o più spesso nelle infioresenze. Gli stessi organi sessuali sono spesso portati da squame, che si dicono rispettivamente pollinifere ed ovulige e. La fillotassi è a spirale, che talora può essere molto stretta, come nei coni e nei rami brevi detti brachiblasti; in quest'ultimo caso le foglie formano dei ciuffi di 2 a 7 foglie circondate alla base da una guaina di squame (Pinus) oppure sino a 30-40 e senza guaina (Larix, Cedrus). Nelle Cupressine si hanno invece foglie opposte e verticillate.
Le foglie sono quasi sempre aghiformi, tanto che in gergo forestale le Conifere s'indicano anche semplicemente con l'appellativo di aghifoglie, in contrapposizione alle latifoglie, che sono Dicotiledoni; fanno eccezione solo alcune Araucariee e alcune Taxacee. L'epidermide è formata da cellule fortemente ispessite ed è rafforzata da un ipoderma pure a elementi ispessiti: ciò indica un adattamento xerofitico. In generale si ha una sola nervatura centrale, però spesso costituita da due fasci conduttori circondati da uno speciale tessuto di transfusione; attorno a essa sta il tessuto clorofillico con i canali resiniferi in vario numero.
I fiori sono sempre unisessuali, monoici o più di rado dioici; i maschili in amenti (volgarmente gattini), con squame pollinifere, talora a forma di scudetti (Taxus); ciascuna porta nel lato inferiore da 2 a 20 sacchi pollinici. Il polline è molto abbondante (come in tutte le piante anemofile) e dove esistono boschi di Conifere si può avere, nel momento dell'antesi, la cosiddetta pioggia di solfo. Nelle Abietinee e nel gen. Podocarpus ogni granello ha due vescichette che lo rendono meglio trasportabile dall'aria; in correlazione con la tendenza che ha il polline a salire in alto, le infiorescenze femminili in varie Conifere (ad es. abeti) sl trovano sulla parte più alta della chioma. ln ciascun granello pollinico si hanno due cellule, una sessuale e l'altra vegetativa, che diventa budello pollinico; e si possono avere una o più cellule protallari, che di solito sono presto riassorbite. I fiori femminilì sono variamente disposti, solitarî e nudi nelle Taxacee, riuniti in spighe (coni) e protetti da squame nelle Pinacee. Le squame sono di duplice ordine, fertili (ovuligere) e sterili (copritrici): queste ultime possono crescere con le ovuligere o atrofizzarsi (ad es. Pinus). Mentre le squame copritrici sono ritenute concordemente trasformazioni di foglie, le ovuligere invece sarebbero delle espansioni che accompagnano l'asse sul quale sono inseriti gli ovuli, sostituite nelle Taxacee da omologhi cercini carnosi arilliformi. Nelle Araucariee si ha un solo ovulo per squama, due o più nelle altre tribù.
Gli ovuli sono ortotropi o anatropi, con un tegumento solo e prolungati all'apice in un tubetto; essi sono omologhi ai macrosporangi delle Pteridofite. L'endosperma che si forma nel sacco embrionale rappresenta il protallo e in esso stanno immersi gli archegonî. Al momento dell'antesi gli ovuli secernono una goccia di liquido in cui rimangono attaccati i granelli pollinici trasportati dal vento. La fecondazione è spesso molto posteriore all'impollinazione.
Il cosiddetto frutto delle Conifere (perché di vero frutto non si può parlare mancando il pistillo) può essere drupaceo (pseudodrupa), come nelle Taxacee, e in tal caso la parte carnosa proviene da un cercine che si sviluppa partendo dall'asse che sostiene l'ovulo oppure dal tegumento stesso del seme. Nelle Pinacee abbiamo invece il cono o strobilo, con numero vario di squame copritrici e ovuligere, variamente sviluppate, libere o saldate tra loro; nella maggior parte dei casi tali squame a maturità si lignificano, ma nel gen. Iuniperus invece diventano carnose e il frutto prende l'apparenza d'una bacca (pseudobacca). Il guscio del seme è quasi sempre duro, nelle Abietinee si prolunga da un lato in un'ala per facilitare la disseminazione per opera del vento. Il numero dei cotiledoni varia da 2 a 15.
Le Conifere comprendono 33 generi; le specie descritte sono circa 550, ma parecchie forse dovrebbero considerarsi come razze geografiche. Sono specialmente abbondanti nelle regioni temperate e fredde dell'emisfero boreale, ove alcune specie sociali formano estese foreste; procedendo verso l'equatore si vanno facendo sempre più rare e restano per lo più limitate ai massicci montuosi o agli altipiani, come nel Messico e nel Himālaya. Scarse sono le Conifere nell'Africa e nell'Emisfero australe. L'Oceania e la Malesia hanno le Araucariee, delle quali alcune si possono anche trovare nel Chile e nel Brasile. (V. tavv. XIX e XX).
Si distinguono nelle Conifere due famiglie e sei tribù: