Vedi CONIMBRIGA dell'anno: 1959 - 1994
CONIMBRIGA (v. vol. II, p. 781)
Città della Lusitania romana, le cui origini risalgono forse al Neolitico; sebbene non sia stato identificato nessun insediamento di tale epoca, sono state rinvenute numerose asce in pietra levigata. Il ritrovamento di una falce, anche se non collocabile in un contesto preciso, suggerisce un'occupazione del sito nella tarda Età del Bronzo.
Il nome della città non ha avuto, a tutt'oggi, una spiegazione pienamente convincente. Conimbriga potrebbe derivare da Coniumbriga, nome che significherebbe «oppidum dei Coni», cioè del popolo pre-romano del Sud del Portogallo, al quale fanno riferimento le fonti classiche. La verità, tuttavia, è che non si hanno prove che i Coni abbiano mai abitato nella regione di Conimbriga. L'origine del toponimo dovrà piuttosto essere cercata in una radice pre-indoeuropea, Kwön, che significa monte o collina pietrosa.
Qualunque sia la spiegazione del nome, il luogo fu un importante centro dell'Età del Ferro. A partire dall'VIII o VII sec. a.C., giunsero a C. alcuni oggetti portati dal commercio mediterraneo. In tale data, i Fenici stabilirono colonie o centri mercantili nel S della Penisola Iberica. Il fiume Mondego, nel cui bacino idrografico è situata C., sembra aver costituito il limite settentrionale dell'intensa attività commerciale di tali centri. A Ν di esso si possono incontrare materiali di origine fenicia, greca o punica, anche se per il momento non in quantità tale da consentirci di affermare che i mercanti mediterranei visitarono regolarmente il Nord-Ovest della penisola. C. si trova, quindi, al limite settentrionale di un'area culturalmente influenzata dal commercio fenicio.
Sebbene distrutte per fare posto al foro di età romana, sono state identificate alcune abitazioni dell'Età del Ferro. I materiali raccolti non sono sufficienti per datare con esattezza tali case, che è possibile siano contemporanee ai primi contatti con i Romani. Le case sono a pianta rettangolare, costruite lungo strade che si incrociano con angoli che, pur non essendo perfettamente retti, presentano una discreta regolarità e rivelano una certa pianificazione urbanistica. Alcuni degli assi pre-romani furono, d'altronde, mantenuti nella città romana, che non poté adottare una pianta ippodamea: le condizioni topografiche del luogo non lo avrebbero consentito, né, comunque, si sarebbe potuto fare tabula rasa dell'occupazione precedente.
primi contatti con i Romani debbono avere avuto luogo nel 138-137 a.C., quando il console Decimo Giunio Bruto, partendo da Olisipo, condusse gli eserciti romani sino al fiume Minho, all'estremo Nord del Portogallo. La campagna di Bruto integrò C. nel circuito commerciale romano: la città cominciò a importare ceramica dalla Campania e anfore vinarie del tipo Dressel 1, e a utilizzare la moneta romana. Il rinnovamento urbanistico dell’oppidum, però, ebbe luogo soltanto in età augustea quando si costruirono il foro, le terme, l'acquedotto e la città venne cinta di mura.
Questa prima cinta muraria, oggi alquanto in rovina, è stata sino a ora individuata solo parzialmente; abbraccia un'area considerevolmente superiore a quella compresa nelle fortificazioni del Basso Impero. Si può comunque identificare, ridotta alle sole fondazioni, una porta a pianta semicircolare.
foro segue un modello vitruviano. La piazza, con una superficie di 38,10 x 25,35 m, è dominata dal tempio, apparentemente tetrastilo e di ordine corinzio, che presenta una cripta. Un portico, il cui prospetto non può essere ricostruito con certezza per mancanza di elementi, prolungava da entrambi i lati il pronao del tempio. Sul lato occidentale della piazza erano nove tabernae, la cui funzione era certamente commerciale. Dal lato opposto erano situate la basilica e la curia. Le dimensioni di quest'ultima erano esigue: appena 74 m2 La basilica, per contro, era un grande edificio a tre navate. La ricostruzione presentata nella prima relazione di scavo deve essere rivista. L'edificio non avrebbe avuto tribune sulle navate laterali, e la facciata interna, orientata verso la piazza del foro, era probabilmente aperta, poggiata soltanto su colonne o pilastri.
L'entrata del foro era posta a S, ma non esattamente sull'asse del tempio. Dalla piazza si poteva scendere alla cripta sotto il tempio, tramite una scala a Ν delle tabernae. La stessa cripta aveva in fondo un'uscita al livello del quartiere indigeno, che era sopravvissuto alle grandi demolizioni rese necessarie dalla costruzione del foro stesso.
Il piano di rinnovamento urbanistico di Augusto includeva anche la costruzione di un acquedotto e di terme. Con c.a 3.440 m di estensione, l'acquedotto è, per la maggior parte del percorso, sotterraneo o poggiato sopra un solido muro. Soltanto per un tratto limitato, all'interno della cinta muraria augustea, correva su archi. Questi sono spariti quasi completamente, ma si conservano i resti di ventidue pilastri di sostegno.
Le terme includono una palestra, a forma di trapezio rettangolo. Una piccola stanza quadrata, pavimentata a mosaico liscio composto da grosse tessere bianche, era provvista di labrum, installato in un'abside. Da questa sala si passava al tepidarium o a una natatio scoperta di 10,25 x 10,25 m circondata da un portico su tre lati. Il calidarium, infine, era provvisto di due alvei, ciascuno installato nella sua esedra.
A seguito della concessione del diritto latino alle città dell’Iberia, a opera di Vespasiano, C. fu elevata alla categoria di municipium, e acquisì il nome ufficiale di Flavia Conimbriga. Nel 77-78 d.C., uno dei suoi cittadini, M. Iunius Latro, fu eletto flamine della provincia della Lusitania. Probabilmente, il culto imperiale era già stato introdotto nella città: l'iscrizione CIL, II, 41, che Hübner ha considerato falsa, deve forse essere invece considerata autentica: in tale caso, permetterebbe di attribuire l'introduzione del culto imperiale in C. al periodo tra il 14 e il 42 d.C.
Il Foro di Augusto fu quasi interamente demolito in epoca flavia e, nello stesso luogo, fu eretto un nuovo foro: tale complesso, con i suoi 96 x 48 m, si sviluppava su due piani: su quello inferiore era la piazza, lastricata, e contornata per tre lati da un portico. Il tempio, tetrastilo e pseudoperiptero, di ordine corinzio, fu costruito al centro di una spianata che, rispetto alla piazza stessa, era posta a un livello superiore, ed era chiusa da un portico che poggiava su un criptoportico. L'entrata del foro era a S, esattamente sulla prosecuzione dell'asse longitudinale del tempio: era costituita probabilmente da un tetrapilo. Un piccolo tempio, forse consacrato al Genio della città, occupava l'angolo SE del foro; l'angolo SO è andato in rovina, al punto che risulta assai arduo ricostruirne l'aspetto. Non è da escludere, tuttavia, l'ipotesi che qui esistesse un altro tempietto.
Questo foro, concepito come spazio religioso, sembra corrispondere a un modello che sarà generalizzato verso la fine del I sec. d.C. o agli inizi del II. Altrove, in un altro punto della città, deve essere stato costruito un altro foro, con funzioni amministrative, o, quanto meno, un complesso architettonico in cui fossero comprese basilica e curia. Sino a ora, tuttavia, non si è riusciti a localizzare tale complesso.
Sembra che siano state pure progettate in epoca flavia le nuove terme, poi peraltro costruite o terminate durante il regno di Traiano. Per insediarle fu necessario demolire le Terme di Augusto, un altro edificio, probabilmente un horreum, costruito al tempo di Claudio, e ancora un quartiere di modeste dimensioni, che sopravviveva dall'Età del Ferro. L'entrata delle terme dà accesso a un vasto spazio aperto il cui centro è occupato da una natatio di 15,90 x 10,75 m. A S il corpo delle terme vere e proprie era scenograficamente preceduto da un colonnato. Il frigidarium era una lunga stanza rettangolare, che si estendeva per tutta la larghezza delle terme, con una vasca a ciascuna estremità. Il tepidarium dava accesso al laconicum, a una sala circolare su ipocausto (di uso incerto) e al calidarium. Il laconicum è molto rovinato; il suo aspetto, tuttavia, può essere ipoteticamente ricostruito grazie a un altro esempio meglio conservato nelle altre terme di Conimbriga.
Al centro della sala, un bacino circolare, incassato nel suolo, era circondato da uno o due gradini. Non si tratta di una vasca propriamente detta, ma di un piccolo «anfiteatro» dove le persone si sedevano per i bagni di calore; al fondo di tale bacino, l'acqua, che sarebbe stata nettamente insufficiente per un bagno, aveva invece lo scopo di umidificare l'atmosfera. Nella parte S delle terme fu installata una palestra, probabilmente con giardino, della superficie di 45 x 18,60 m. I lati minori del rettangolo erano occupati da due paia di absidi. Il muro di fondo, poggiato su un costone in declivio, e per questo provvisto di contrafforti, si apriva probabilmente in arcate su un mirabile paesaggio di pendii boscosi.
Oltre a questi monumenti, portati alla luce dagli scavi portoghesi-francesi iniziati nel 1964, si conoscono altri due edifici termali più modesti; scavati nelle decadi 1930-1940, non sono ancora stati pubblicati. È stato inoltre localizzato, anche se non ancora scavato, l'anfiteatro. Con un'estensione di c.a 95 x 75 m, questo edificio non fu compreso nelle mura che vennero erette nel Basso Impero.
Nel corso degli scavi portoghesi-francesi vennero scoperte integralmente due insulae di modeste abitazioni. Negli anni '30 e '40, Virgilio Correia portò alla luce quattro ricche ville apparentemente attribuibili ai secoli II o III. La morte prematura di questo archeologo, al quale si debbono i primi scavi sistematici di C., interruppe i lavori, i cui risultati non sono tuttora pubblicati. Scavi più recenti hanno tentato di completare la scoperta di queste ville e di chiarirne la cronologia. Esse sono tutte centrate intorno a peristili, la cui pianta si discosta dal normale modello di peristilio romano. Lo spazio di quest'ultimo, normalmente, è occupato da un giardino con una vasca ornamentale. A C., invece, il rapporto tra vasca e giardino è invertito: lo spazio aperto del peristilio è interamente occupato da una grande vasca al cui interno erano poste delle aiuole, come isole in mezzo a un lago, ma disposte con rigore geometrico e simmetria.
In una delle ville, la «Casa dei giochi d'acqua», erano stati installati, intorno al peristilio, più di 400 getti d'acqua. In questa casa, il triclinio è situato in direzione dell'entrata, ma dal lato opposto del peristilio. Era una sala vasta nella quale si aprivano tre finestre, circondata esternamente da una vasca che aveva incastonate nelle pareti anfore per i pesci.
Le grandi dimensioni della casa obbligarono l'architetto a prevedere, oltre al peristilio centrale, due piccoli atri, ciascuno con la propria vasca. Stanze da letto erano allestite attorno a uno di essi, dove probabilmente era situato un larario e dove era collocata un'ara dedicata ai Lari Aquiti. I mosaici rinvenuti suggeriscono una data attorno alla fine del II sec. o agli inizi del III d.C.
Lo stesso tipo di pianta, con un grande peristilio centrale e atri o peristili secondari, si ritrova nella «Casa di Cantaber», dove probabilmente visse, attorno alla metà del V sec. d.C., una famiglia con questo nome, come riporta il cronista Idacio de Chaves.
Questa seconda villa era ancora più ricca della «Casa dei giochi d'acqua» e disponeva di terme private. Il triclinio aveva ugualmente tre finestre, aperte all'epoca su tre vasche indipendenti, una delle quali fu poi sacrificata per un ampliamento delle terme.
Nel Basso Impero C. fu nuovamente fortificata. La nuova cinta muraria non è stata, sinora, oggetto di studi sistematici. Si ignora, pertanto, la data esatta della sua costruzione, che pare debba collocarsi agli inizi del IV sec. d.C. Munita di torrioni quadrangolari soltanto sul lato orientale, da dove l'attacco sarebbe stato più agevole, essa ridusse il perimetro della città e lasciò all'esterno l'anfiteatro, alcune terme, la «Casa dei giochi d'acqua» e almeno altre due abitazioni.
Negli anni dal 464 al 468 gli Svevi attaccarono la città e provocarono, secondo il cronista Idacio de Chaves, grandi stragi. Nonostante tutto, la città sopravvisse: nel 561-562 era sede di un vescovato, e infatti il suo vescovo Lucenzio figura tra i partecipanti al primo e secondo concilio di Braga. Nella parte posteriore della «Casa di Cantaber», sono state identificate le rovine di una basilica paleocristiana, i cui scavi non sono ancora completati.
Nel 589, al III Concilio di Toledo, non compare più un vescovo di C., ma di Aeminium. Il vescovo si trasferì tra il 572 e il 589, probabilmente in concomitanza con una qualche riorganizzazione successiva alla conquista della regione da parte dei Visigoti e alla fine del regno degli Svevi.
Lo spostamento della sede vescovile ridusse certamente l'importanza della città, tanto più che gran parte della popolazione deve aver seguito il prelato, rifugiandosi ad Aeminium (oggi Coimbra), situata appena 15 km a Ν e le cui condizioni erano certamente migliori. Uno dei grandi problemi di C. era la mancanza di acqua entro le mura e la sua totale dipendenza dall'acquedotto. Se questo fosse stato distrutto dagli assedianti, la città sarebbe rimasta senza approvvigionamento idrico. Durante il Basso Impero, una delle ali del criptoportico del foro fu modificata in cisterna, e ugualmente il patio interno di un altro edificio all'interno delle mura fu trasformato in un grande serbatoio, segno che C. cominciava a prendere delle precauzioni. Pur sopravvissuta all'invasione araba del 711, C. andava comunque spopolandosi. Accanto a essa, fuori dalle mura, utilizzando la valle dove era stato posto l'anfiteatro, venne eretto, nell'Alto Medioevo, un villaggio che oggi si chiama Condeixa-a-Velha i cui abitanti, insieme a quelli di altri centri più lontani, utilizzarono la pietra delle case e dei monumenti di C. distruggendoli considerevolmente.
Nelle ville scavate da Virgilio Correia, sono conservati ben 1500 m2 di mosaici che, in generale, hanno sofferto pochi danni. Nella maggior parte dei casi i motivi sono geometrici o floreali; non mancano, tuttavia, i temi di caccia e quelli mitologici, come la vittoria di Perseo sul mostro che vigilava su Andromeda, Bellerofonte e la Chimera, il Minotauro nel Labirinto, Atteone attaccato dai suoi cani. I mosaici sono perlopiù della fine del II o del III sec. d.C., epoca in cui era evidentemente attiva una notevole scuola di mosaicisti.
Bibl.: J. Alarcäo, R. Etienne (ed.), Fouilles de Conimbriga, 7 voll., Parigi 1974-1979 (con bibl. completa nel vol. VII); iid., Les jardins â Conimbriga, in Ancient Roman Gardens, Washington 1981, pp. 67-80; M. Pessoa, Subsidios para a carta arqueológica do periodo romano na àrea de Conimbriga, in Conimbriga, XXV, 1986, pp. 53-73; J. Alarcäo, R. Etienne, Archéologie et idéologie impériale à Conimbriga, in CRAI, 1986, pp. 120-132; A. Roth-Congès, L'hypothèse d'une basilique à deux neufs â Conimbriga et les transformations du Forum, in MEFRA, XCIX, 1987, pp. 711-741.