connettivi
Il termine connettivo indica in linguistica ciascuna delle forme invariabili (congiunzioni, locuzioni, ecc.), che indicano relazioni che strutturano ‘logicamente’ i significati della frase e del testo (➔ coerenza, procedure di). I connettivi sottolineati in (1) esprimono, ad es., rispettivamente le relazioni logiche di posteriorità temporale, di concessione, di motivazione e di aggiunta:
(1) l’ho stretta forte a me, ho cercato in seguito di spiegarle tutto con calma: ma non è servito a nulla, perché Francesca si era intestardita e aveva deciso di non capire
La componente morfologica (l’invariabilità) e quella semantica (l’indicazione di una relazione logica) della definizione appena proposta escludono che facciano parte dei connettivi in senso stretto un insieme di espressioni per alcuni versi a loro affini. In particolare, non sono connettivi gli introduttori delle subordinate soggettive e oggettive (i complementari ➔ completive, frasi), in quanto sono privi di contenuto semantico:
(2) a. è bellissimo che tu sia qui
b. ho deciso di non vederla più
Non sono connettivi neppure i pronomi relativi (➔ relativi, pronomi), perché instaurano una connessione semantica riprendendo un referente e non indicando una relazione logica:
(3) gli studenti, che / i quali quest’anno hanno ricevuto le istruzioni anche per e-mail, sono pregati di presentarsi al più presto in segreteria
Benché abbiano valore logico (esprimono infatti un legame di conseguenza, motivazione, ecc.) non sono connettivi in senso stretto neppure espressioni quali quella sottolineata in (4):
(4) I suoi genitori l’hanno sempre tenuta al riparo da ogni realtà sconveniente. Ne consegue che, malgrado i suoi quarant’anni, in certe situazioni è ancora una bambina (Ferrari & Zampese 2000: 275)
Forme verbali come conseguire o forme nominali come il motivo è sono infatti variabili: il verbo può essere coniugato a tutti i tempi, modi, persone; il nome può essere al plurale e accompagnato da vari modificatori (i veri motivi, ecc.).
Non va considerata un connettivo neppure la preposizione dopo in (5):
(5) dopo l’incrocio c’è la casa di Francesca
Le relazioni logiche instaurate dai connettivi vigono infatti tra eventi o asserzioni, non tra oggetti, animali o persone. Dopo è invece un connettivo in (6), in quanto il sintagma il pressante invito di Romano Prodi ai ministri, ecc. evoca un evento sotto forma nominale:
(6) Dopo il pressante invito di Romano Prodi ai ministri a rendere concreto e visibile il senso della sobrietà nella vita pubblica [...], l’anima popolare e investigatrice ha prepotentemente preso piede («La Repubblica» 7 giugno 2006).
Dal punto di vista sintattico, i connettivi possono appartenere a classi diverse (cfr. Ferrari & Zampese 2000: 275). Più precisamente, essi possono essere:
(a) congiunzioni o locuzioni congiuntive subordinanti (perché, se, malgrado che, affinché, ecc.):
(7) Ci sarà anche lei, a meno che non stia bene
(b) congiunzioni coordinanti quali e (né), ma, o (oppure):
(8) ci sarà anche lei, ma dubito che osi prendere la parola davanti a tutti
(c) avverbi e congiunzioni o sintagmi preposizionali e nominali con funzione avverbiale (infatti, tuttavia, per esempio, dunque, di conseguenza, in ogni caso, tutto sommato, ecc.):
(9) ti consiglio di discutere con i tuoi colleghi, o di parlare col direttore, o alla peggio di cercarti un altro lavoro; insomma, l’importante è fare qualcosa
(10) Francesca ha dovuto smettere di lavorare, di conseguenza ci siamo trovati in una situazione difficile
(d) preposizioni o locuzioni preposizionali (per, malgrado, ecc.):
(11) non è stato facile consegnare il lavoro entro i termini, a causa, soprattutto, dell’assenza di Francesca
Come mostrano gli esempi, la varietà sintattica dei connettivi determina la varietà linguistica degli elementi connessi: un connettivo può legare una frase e un sintagma con funzione circostanziale (11), una frase reggente e una frase subordinata (7), due frasi coordinate (8 e 10), due frasi sintatticamente autonome (9). Le frasi autonome legate dai connettivi possono, a loro volta, essere semplici:
(12) lavora molto lentamente: ciononostante consegnerà il lavoro in tempo
o complesse:
(13) certo, è in ritardo, ma sa lavorare molto in fretta; quindi sono sicura che riceverai il lavoro a breve.
Esse possono inoltre costituirsi in sequenze: un connettivo può cioè legare gruppi di frasi via via più estesi, che possono anche raggiungere l’ampiezza di capoversi o di interi capitoli. Basti pensare all’incipit di un capoverso quale:
(14) il fascismo fu tuttavia una dittatura atipica, per la mancanza di un’ideologia rigorosa, e perciò con una scarsa costrizione intellettuale, finché almeno non venivano messi in forse i fondamenti della ‘rivoluzione fascista’ (Cesare Segre, La letteratura italiana del Novecento, Roma-Bari, Laterza, 1998, pp. 21-22)
in cui tuttavia lega la frase in cui compare all’intero capoverso precedente:
(15) Con la marcia su Roma, e grazie alla connivenza del re Vittorio Emanuele III, si realizza l’affermazione politica del fascismo (31 ottobre 1922), visto con benevolenza anche da democratici che lo consideravano come un momentaneo retour à l’ordre. Durerà invece un ventennio, abolendo la vita democratica e parlamentare, i sindacati, la libertà di espressione.
Dato che i connettivi possono operare a diversi livelli di ampiezza sintattica e testuale, in un testo di una certa complessità le sequenze articolate dai connettivi possono intersecarsi e inserirsi le une nelle altre. Consideriamo il brano seguente, in cui sono sottolineati tutti i connettivi:
(16) Siccome si impara ad amare e ad esternare i propri sentimenti fin dalla prima infanzia, ogni partner ha codificato un proprio stile anche nell’amare. Se un bambino è stato educato dai genitori a mostrare liberamente i propri sentimenti, svilupperà un carattere aperto, autonomo e sicuro. Se, invece, un bambino si è sentito continuamente sgridare, tenderà da adulto a dare scarso rilievo ai rapporti con gli altri e a mostrarsi distaccato affettivamente. Infine, se un bambino sperimenta ansia, angoscia e i genitori non riescono a consolarlo, avrà bisogno di continue rassicurazioni anche da adulto (Ferrari & Zampese 2000: 235)
Questo testo è costituito da una sequenza di quattro frasi sintatticamente autonome (o periodi): la prima che costituisce l’asserzione principale e tre frasi che, insieme, illustrano il contenuto di tale asserzione. Queste tre frasi sono collegate, rispettivamente, dal connettivo invece, che indica l’opposizione tra la prima e la seconda illustrazione, e dal connettivo infine, che identifica la frase in cui compare come l’ultimo membro dell’illustrazione.
A un livello di analisi inferiore, ogni periodo è articolato al suo interno da particolari relazioni logiche segnalate da altrettanti connettivi: il primo periodo è costruito attorno a una relazione di motivazione indicata da siccome; gli altri tre periodi da una relazione ipotetica, o condizionale, associata al connettivo se. A un livello ancora inferiore, il connettivo e indica che il contenuto della motivazione introdotta da siccome e dell’ultima subordinata condizionale è costruito tramite l’aggiunta di due proposizioni.
Dal punto di vista del significato, l’ampia classe dei connettivi può essere articolata secondo il tipo di relazione logica che essi indicano. Tra le principali è possibile distinguere (Ferrari 2005):
(a) le relazioni temporali (posteriorità, anteriorità, coincidenza ➔ temporalità, espressione della):
(17) quando ebbe trovato il nome al suo burattino, allora cominciò a lavorare a buono (Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchio, Milano, Mondadori, 1981, p. 191)
(b) le relazioni causali (causa materiale, motivazione, fine, ecc.: ➔ causalità, espressione della); gli esempi seguenti, fino al (24), sono tratti da P. D’Achille, Breve grammatica storica dell’italiano, Roma, Carocci, 2001:
(18) l’espressione latino volgare è ormai accettata negli studi, anche perché proprio dalle classi popolari, in età imperiale, partì la spinta decisiva per il mutamento linguistico che portò alla nascita delle lingue romanze (p. 15)
(c) le relazioni di consecuzione (conseguenza materiale, conclusione, ecc.):
(19) la lingua si fonda sulla produzione di suoni (o foni) e quindi, per descrivere una lingua, bisogna anzitutto conoscere come questi vengono realizzati nel parlato (p. 9)
(d) le relazioni di concessione (o limitazione):
(20) il loro [dei foni] numero varia da lingua a lingua, ma è comunque sempre ristretto rispetto al numero dei suoni producibili (p. 9)
(e) le relazioni di condizione:
(21) se le corde vocali, fibre elastiche poste ai bordi della laringe, restano inerti in fase di espirazione, si realizzano suoni sordi (p. 10)
(f) le relazioni di rielaborazione linguistica o semantica (riformulazione, specificazione, illustrazione, esemplificazione, particolarizzazione, generalizzazione, ecc.):
(22) l’italiano è una delle lingue romanze o neolatine: appartiene cioè, insieme a varie altre lingue europee, alla famiglia linguistica costituita dagli idiomi derivati da un’unica lingua madre, il latino, attraverso un lungo e complesso processo evolutivo (p. 15)
(g) le relazioni di opposizione (avversativa, di contrasto, di sostituzione, ecc.):
(23) mentre i dialetti mediani e (alto) meridionali sono parlati nelle zone anticamente occupate dalle popolazioni italiche, quelli meridionali estremi caratterizzano aree di influenza greca (p. 24)
(h) le relazioni di aggiunta:
(24) l’idea della stabilità dell’italiano contiene, comunque, elementi di verità: l’elaborazione letteraria trecentesca del dialetto fiorentino ha fornito alla nostra lingua le strutture fondamentali in cui tuttora essa si riconosce [...]. L’italiano ha avuto inoltre per secoli una caratteristica assolutamente peculiare: la lingua della poesia ha assunto tratti diversi da quelli della prosa (p. 28)
(i) le relazioni di dispositio, che riguardano la collocazione delle frasi all’interno del testo, come nel caso di infine nell’esempio (16) visto sopra.
In generale, va osservato che la classificazione semantica dei connettivi (nella forma proposta o in altre forme alternative) non è legata alla loro particolare categoria sintattica: la stessa relazione logica può cioè essere espressa da connettivi di tipi sintattici diversi. Si pensi, per es., alla relazione di concessione (➔ concessione, espressione della), che può essere associata a congiunzioni subordinanti (malgrado che, sebbene, anche se, ecc.), a congiunzioni coordinanti (ma), a varie espressioni avverbiali sintatticamente mobili come tuttavia, ciononostante, comunque, ecc.:
(25) a. anche se fa / sebbene faccia una vita molto irregolare, gode di un’ottima salute
b. fa una vita molto irregolare ma gode di un’ottima salute
c. fa una vita molto irregolare; gode tuttavia / comunque di un’ottima salute
Queste possibilità di incrocio tra categorie sintattiche e valori logici non stanno tuttavia a significare che la scelta dell’una o dell’altra forma sia sempre e necessariamente neutra per quanto riguarda la costruzione del messaggio, o la sua coerenza testuale (➔ coerenza, procedure di). Ci sono casi in cui una soluzione è preferibile all’altra. Nel brano seguente, per es.:
(26) Quest’autrice non ha mai avuto molta stima di se stessa. Ha capito l’importanza delle sue novelle solo quando le hanno chiesto di ridurle per la TV (Ferrari & Zampese 2000: 276-277)
non è possibile trovare una formulazione che esprima la relazione temporale con un connettivo che inauguri una frase indipendente dal punto di vista sintattico. Ciò succede perché la specificazione temporale è necessaria affinché il contenuto della reggente possa motivare la prima asserzione, come mostra il fatto che una sequenza come la seguente non è coerente:
(27) * Quest’autrice non ha mai avuto molta stima di se stessa. Ha capito l’importanza delle sue novelle.
Dal punto di vista intrinseco, il significato del connettivo può essere considerato come un’istruzione offerta al ricevente per identificare la relazione logica che il parlante ha inteso veicolare. A seconda del connettivo, tale istruzione può essere o molto povera o via via più ricca, e dunque specifica. Prendiamo il caso delle relazioni causali (➔ causalità, espressione della). Il connettivo siccome è più ricco di perché, in quanto presenta la causa come Data (➔ dato/nuovo, struttura); infatti esso non è adeguato per introdurre una causa che il contesto chiede di presentare come nuova:
(28) a. come mai non è venuto?
b. * siccome è ammalato
Il connettivo perché, invece, può esprimere sia cause nuove:
(29) a. come mai non è venuto?
b. perché è ammalato
sia, in particolari condizioni, cause date:
(30) è una situazione nuova; e, perché è una situazione nuova, meglio essere cauti
La differenza tra povertà e ricchezza semantica riguarda altre classi di connettivi, come, per es., quelli condizionali: così, mentre se può introdurre sia condizioni positive che negative, il connettivo condizionale complesso a meno che è specializzato per quelle negative. Ciò appare dal fatto che (31) a. è naturale mentre (31) b. è strano, se pensato in una situazione normale:
(31) a. arriverà in orario alla riunione, se il treno è puntuale
b. * arriverà in orario alla riunione, a meno che il treno sia puntuale
Come già mostrano gli esempi (28-30), i connettivi più poveri sono caratterizzati da una maggiore flessibilità d’uso. Il loro valore si precisa a seconda degli elementi connessi e del contesto. A questo proposito è particolarmente noto il caso della congiunzione e, il cui significato di base può, appunto, arricchirsi assumendo a seconda dei casi valori di posteriorità temporale, conseguenza, concessione, ecc. (cfr., ad es., De Cornulier 1985):
(32) a. Francesca ha comprato un libro e l’ha regalato a lui
b. Francesca si è sentita male ed è stata ricoverata all’ospedale
c. Francesca ha studiato molto e non ha superato l’esame
Lo stesso vale però per molti altri connettivi. Così, la congiunzione perché può esprimere una relazione di causa materiale:
(33) Francesca è stata ricoverata all’ospedale perché si è sentita male
o anche di motivazione di un’ipotesi (34 a.) o di un atto linguistico, per es. di domanda (34 b.):
(34) a. Francesca è in casa, perché la luce della cucina è accesa
b. che ore sono? Perché ho dimenticato l’orologio
Il connettivo se, dal canto suo, può esprimere una doppia affermazione oppositiva (35 a.), quando il contenuto della subordinata è verificato, o di refutazione (35 b.), qualora il contenuto della reggente sia palesemente falso (➔ periodo ipotetico):
(35) a. se Francesca è simpatica, suo marito lo è certamente meno
b. se tu giochi bene a tennis, io sono Federer
Invece che arricchirsi, in determinati contesti d’uso un connettivo può svuotarsi in parte del suo significato logico intrinseco. Ciò si verifica quando esso non si aggancia a materiale linguistico ma alla situazione d’enunciazione. Si pensi a un enunciato quale (36), asserito da qualcuno che ha appena aperto la porta di casa, in cui ma sottolinea il sentimento di contrarietà:
(36) ma che freddo che fa!
Si pensi anche all’uso di allora in (37), che perde totalmente il suo valore di conseguenza:
(37) [all’inizio di una discussione in classe] allora, sapete che il 7 dicembre abbiamo fatto questo consiglio di classe (Bazzanella 2001: 233)
In casi come questi, i connettivi diventano meri «segnali discorsivi», cioè elementi che si limitano a sottolineare aspetti interazionali come la presa di turno, la richiesta di attenzione, il controllo della ricezione, ecc. (Bazzanella 2001).
Accanto alla concezione di connettivo qui proposta (cfr. in particolare § 1), ne circola in linguistica una più ristretta. Essa riserva il nome di connettivo solo a quegli elementi che mettono in relazione atti linguistici autonomi e non proposizioni all’interno di un singolo atto. In questo senso, la congiunzione perché sarà un connettivo nell’impiego (38) a. e (38) b. ma non nell’impiego (38) c.:
(38) a. Vattene! Perché non ne posso più
b. Stavolta ho deciso che non verrò. Perché sono stanco di lavorare per tutti
c. [Come mai sei così stanco?] Lo sono perché non ho chiuso occhio tutta la notte
Solo nei primi due casi la reggente è infatti associata a un atto linguistico autonomo (un ordine nel primo caso, un’asserzione nel secondo) ed è seguita da un secondo atto di motivazione. In questa concezione più ristretta, i connettivi sono più precisamente connettivi pragmatici, cioè elementi di collegamento che operano al di là della frase, legandosi a un atto linguistico esterno.
In Italia, soprattutto dopo la pubblicazione del dizionario Sabatini-Coletti che ne ha stabilizzato e diffuso l’uso, ci si riferisce ad essi anche con il termine di congiunzioni testuali (distinte da congiunzioni frasali). Ci sono elementi che sono connettivi pragmatici per il loro valore intrinseco (espressioni avverbiali come dopo tutto, dunque, cioè, ecc.) ed elementi che diventano tali in particolari contesti d’uso. È il caso della congiunzione subordinante perché in (38) a. e (38) b., delle congiunzioni coordinanti e e ma usati a inizio di frase, dopo una pausa o un segno interpuntivo forte (cfr. per uno studio approfondito Ferrari 1995; Sabatini 2004; Mandelli 2006):
(39) provaci, e vedrai cosa ti succede
Poi, accanto a concezioni di connettivo più ristrette, ce ne sono di molto ampie: esse applicano il termine a qualunque elemento grammaticale che stabilisca una relazione tra sintagmi, frasi legate o frasi autonome (cfr. per es. Telve 2008). In quest’ottica, oltre a quelli considerati qui, sono connettivi anche gli introduttori di frasi argomentali (che, di, se, ecc.), i pronomi relativi, o elementi interrogativi come chi in:
(40) non so chi l’abbia fatto.
Bazzanella, Carla (20012), I segnali discorsivi, in Grande grammatica italiana di consultazione, nuova ed. a cura di L. Renzi & G. Salvi & A. Cardinaletti, Bologna, il Mulino, 3 voll., vol. 3° (Tipi di frase, deissi, formazione delle parole), pp. 225-257.
De Cornulier, Benoît (1985), Effets de sens, Paris, Editions de Minuit.
Ferrari, Angela (1995), Connessioni. Uno studio integrato della subordinazione avverbiale, Genève, Editions Slatkine.
Ferrari, Angela (2005), Le trame logiche dei notiziari accademici, in Ead., Rilievi. Le gerarchie semantico-pragmatiche di alcuni tipi di testo, Firenze, Cesati, pp. 245-290.
Ferrari, Angela & Zampese, Luciano (2000), Dalla frase al testo. Una grammatica per l’italiano, Bologna, Zanichelli.
Mandelli, Magda (2006), Quella ‘e’ a inizio di frase ...: scarti prosodici e interpuntivi tra elementi coordinati, in Parole frasi testi. Tra scritto e parlato, a cura di A. Ferrari, «Cenobio» 55, 3, pp. 231-240.
Sabatini, Francesco (2004), L’ipotassi ‘paratattizzata’, in Generi, architetture e forme testuali. Atti del VII convegno della Società internazionale di linguistica e filologia italiana (Roma, 1-5 ottobre 2002), a cura di P. D’Achille, Firenze, Cesati, pp. 61-71.
Sabatini, Francesco & Coletti, Vittorio (2006), Il Sabatini-Coletti. Dizionario della lingua italiana, Milano, Rizzoli Larousse.
Telve, Stefano (2008), L’italiano: frasi e testi, Roma, Carocci.