CONONE
Nato intorno al 1060, è qualificato nelle fonti "gente Teutonicus", cioè tedesco, ma nient'altro si sa delle sue origini. Trasferitosi in Inghilterra per motivi di studio, vi fu ordinato prete e diventò canonico, probabilmente nel capitolo di Waltham. Dopo aver prestato servizio nella cappella di Guglielmo il Conquistatore (morto nel 1087) e in quella della regina Matilda (morta nel 1083), abbandonò la corte inglese, insieme con il confratello più anziano Heldémar di Tournais, con l'intenzione di visitare i luoghi dei santi e di ritirarsi poi in solitudine.
Intorno al 1090 i due pellegrini, passati in Francia, incontrarono nella vasta foresta di Arrouaise (a sud di Arras), infestata da briganti, un eremita di nome Roberto e si unirono a lui. I tre eremiti costruirono un oratorio in onore della S. Trinità e di s. Nicola, le cui reliquie erano state traslate poco prima, nel 1087, a Bari. Oltre a dedicarsi alla vita eremitica, i tre confratelli, che rifiutavano qualsiasi forma di proprietà, assistevano anche i viaggiatori che transitavano per la foresta. Dopo la morte di Heldémar, e cioè fra l'anno 1095 e il 1097, il C. assunse la guida della piccola comunità che in seguito cominciò gradualmente ad aprirsi al mondo e a trasformarsi in un monastero con l'aumento del numero dei monaci. Anche l'ideale eremitico perse sempre più la sua importanza. La partecipazione di C. a un sinodo del vescovo di Arras è attestata per la prima volta il 5 febbr. 1097. Il 21 ott. 1097 il vescovo Lamberto confermò la nuova fondazione che fu sottoposta alla giurisdizione del vescovo di Arras, il quale assegnò al monastero anche la chiesa parrochiale di Rocquigny e concesse ai monaci il diritto di scegliere liberamente il proprio capo.
Negli anni successivi il monastero ricevette alcune donazioni, tra cui il priorato di Margères. Nel 1098, nel 1101 e nel 1106 C. fu presente ai sinodi diocesani di Arras. Il 23 sett. 1106 fece consacrare una nuova chiesa in pietra al posto del primo oratorio in legno. Nella controversia con l'abbazia benedettina di Mont-Saint-Quentin relativa ad alcuni diritti di sepoltura, C. si rivolse al papa Pasquale II che stava celebrando allora un concilio a Troyes, munito di una lettera di raccomandazione del vescovo Lamberto. A Troyes C. - che nel documento figura con il titolo di praepositus - ottenne il 21 maggio 1107 un privilegio pontificio. Si confermavano, a lui e ai suoi confratelli, il diritto di vivere secondo la regola di s. Agostino e le proprietà, mentre la comunità stessa veniva posta sotto la protezione pontificia.
Sembra che già allora il papa abbia chiamato C. presso di sé. È certo, comunque, che prima di unirsi alla Curia pontificia C. tornò ad Arrouaise per insediare il suo successore: il 17 luglio del 1108, infatti, C. figura ancora come testimone in un arbitrato del vescovo di Arras. Non può quindi essere arrivato in Curia prima dell'autunno 1108 e forse la raggiunse ancor più tardi, visto che nell'autunno e nell'inverno del 1108-09 la corte pontificia si trovava in Italia meridionale. Dopo il suo trasferimento in Curia C. venne nominato cardinale vescovo di Palestrina: compare con questo titolo per la prima volta nell'agosto 1109, quando, durante il soggiorno di Pasquale II in quella località, consacrò una chiesa a Subiaco.
Forse ancora nel 1109, al più tardi nel 1110, C. iniziò la prima delle sue legazioni che lo avrebbero tenuto lontano dalla Curia per molti anni. La sua destinazione era Gerusalemme. Doveva trasmettere al patriarca Gibelin, che in precedenza era stato arcivescovo di Arles, la conferma pontificia. Probabilmente aveva anche l'incarico di cercare una soluzione del conflitto tra i patriarchi latini di Antiochia e di Gerusalemme per la provincia ecclesiastica di Tiro. Alla notizia della cattura di Pasquale II e del suo seguito da parte di Enrico V, il 12 febbr. 1111 a S. Pietro, C. reagì scomunicando da Gerusalemme il re tedesco. Questa scomunica fu pronunciata probabilmente nel corso di un concilio e fu la prima delle sanzioni ecclesiastiche prese nei confronti di Enrico V.
Pasquale II riuscì a riguadagnare la libertà, riconoscendo al re in un accordo dell'11 apr. 1111 (più tardi chiamato "pravilegium") il diritto di investire vescovi e abati, e incoronando due giorni più tardi Enrico V imperatore. C. sembra aver lasciato la Terrasanta prima di aver ricevuto la notizia di questo accordo, dato che anche durante il viaggio di ritorno ripeté in Grecia e in Ungheria la sentenza di scomunica contro Enrico V. Egli era, dunque, sin da allora uno degli esponenti più decisi del movimento di riformache perseguiva l'obiettivo di liberare la Chiesa da ogni interferenza dei potere laico.
C. ritornò a Roma appena in tempo per partecipare al concilio celebrato tra il 18 e il 23 marzo 1112 nel Laterano e firmò la condanna del "pravilegium" decretata dallo stesso Concilio. Egli aveva portato dalla Terrasanta delle reliquie che inviò ad Arrouaise, dove giunsero il 7 maggio 1112. Nel periodo successivo troviamo spesso C. nell'entourage dei pontefice: nel giugno Il 12 a Roma, nel gennaio e febbraio 1113 a Benevento. Rientrò prima del pontefice a Roma, dove l'8 marzo consacrò un altare nella piccola chiesa di S. Maria in Cappella. Risulta presente di nuovo in Curia nell'ottobre del 1113 a Ferentino e anche l'anno successivo lo troviamo accanto a Pasquale II in Laterano, a Tivoli, a Tivera presso Ninfa, e poi, per l'ultima volta, il 5 luglio, di nuovo in Laterano. In questo periodo C. deve anche aver approntato una relazione sulla genealogia del conte Baldovino di Fiandra che aveva sposato una figlia del conte Alano di Bretagna: in base a questa relazione Pasquale II sciolse il matrimonio per la parentela troppo stretta degli sposi.
Probabilmente nell'autunno del 1114 C. iniziò una nuova legazione che questa volta lo portò in Francia. Pare che il primo atto di questa legazione fosse una visita di C. al suo vecchio monastero di Arrouaise, dove consacrò un oratorio fatto erigere da lui in onore di Heldémar e dedicato a Maria Maddalena. In quel periodo dev'essere passato anche per Arras.
L'obiettivo principale di questa legazione era la lotta contro l'imperatore Enrico, V con cui Pasquale II si trovava ancora in conflitto. A questo scopo C. convocò per il 6 dic. 1114 un grande concilio a Beauvais al quale erano stati invitati i prelati delle province ecclesiastiche di Reims, Sens e probabilmente di Rouen (il nome di Bourges, indicato nella Fundatio monasterii Arroasiensis dell'abate Galterio, p. 1121, va probabilmente corretto in questo senso). Il concilio di Beauvais riconfermò la scomunica di Enrico V e dei suoi seguaci tedeschi e prese molte altre delibere che si inseriscono nel contesto della lotta delle investiture: vennero condannati tutti coloro che si fossero appropriati di beni ecclesiastici o avessero imposto alle chiese tributi non giustificati; ai laici fu proibito di accettare abbazie o qualsiasi altra dignità ecclesiastica; Alemanni, Loreni e tutte le persone che avessero usato le armi contro la Chiesa, venivano scomunicati; a tutti coloro che rompevano la pace o morivano senza essersi riconciliati con la Chiesa veniva negata la sepoltura ecclesiastica. Il concilio, inoltre, approvò norme che disciplinavano la vita ecclesiastica. Si stabilì che entro tre giorni dalla morte di un vescovo doveva essere eletto il successore, che un beneficio non poteva essere nuovamente concesso prima della morte dei titolare, e si proibì ai monasteri di concedere sepoltura senza il consenso del parroco del defunto. Durante il concilio C. esaminò inoltre alcune vertenze insorte tra monasteri per questioni patrimoniali. In quella occasione anche i cittadini di Amiens si rivolsero a C. perché il loro vescovo li aveva abbandonati, per ritirarsi nella Grande-Chartreuse; il caso fu però rinviato e discusso nel corso di un'assemblea a Soissons convocata da C. per il 6 genn. 1115, alla quale partecipò, oltre all'arcivescovo di Reims ed alcuni vescovi, anche Luigi VI. Due abati furono incaricati di indurre il vescovo Godefroid di Amiens a riprendere le sue funzioni. In questa circostanza due controversie relative all'alienazione di proprietà ecclesiastiche da parte di laici offrirono al legato l'occasione di mettere in pratica uno dei principi proclamati a Beauvais l'anno prima.
Alla lotta contro Enrico V fu dedicato anche un altro concilio, convocato da C. per il 28 marzo a Reims, che ribadì la scomunica contro l'imperatore. La scomunica colpì anche un laico che aveva sottratto al monastero di St.-Bertin a Saint-Omer una proprietà; a Reims C. poté ammonire personalmente il vescovo di Amiens e invitarlo a tornare nella sua diocesi. Sempre a Reims C. confermò con un suo privilegio una permuta di terre tra il monastero di St.-Amand d'Elnone e il conte Baldovino di Fiandra che era stata concordata ad Arras alla presenza dello stesso C., probabilmente già alla fine del 1114.
Successivamente C. azzardò il passaggio in territorio tedesco. Dopo essersi messo in contatto con l'arcivescovo di Colonia, avversario di Enrico VI, ripeté, in occasione di un concilio celebrato il 19 aprile 1115 nella chiesa di S. Gereone di Colonia, la scomunica contro l'imperatore. In seguito sembra aver addirittura passato il Reno; egli stesso afferma di aver pronunciato nuovamente la scomunica in occasione di un concilio celebrato in Sassonia, di cui faceva allora parte anche l'odierna Vestfalia.
Ritornato in Francia, all'inizio di luglio 1115 C. tenne un nuovo concilio a Châlons-sur-Marne (il 6, l'11 o il 12 luglio). Anche qui le solite misure: condanna di Enrico V, sentenza in una controversia tra due monasteri, conferma di donazioni a favore di istituzioni ecclesiastiche. Inoltre C. scomunicò e depose i vescovi della provincia ecclesiatica di Rouen - più precisamente della Normandia che allora apparteneva al re d'Inghilterra - per aver disatteso per la terza volta l'invito al concilio.
Prima del concilio (all'inizio del 1115) il re Enrico I d'Inghilterra si era rivolto a C. per chiedere il suo consiglio nella controversia insorta tra l'arcivescovo di York e l'arcivescovo di Canterbury per il rifiuto del primo di riconoscere la supremazia dei secondo. Ma dopo le misure punitive nei confronti dei vescovi normanni, il re protestò con il papa Pasquale II perché riteneva lesi i privilegi della Chiesa inglese dalle iniziative del legato. Anche il famoso vescovo Ivo di Chartres si adoperò presso C. a favore del vescovo di Bayeux colpito dalla scomunica.
Durante la sua prima legazione francese C. si occupò anche di altre questioni: intervenne nelle controversie che Ivo di Chartres aveva con i prepositi della sua Chiesa e con il monastero di Marmoutier; criticò l'elezione di Burcardo alla sede vescovile di Cambrai (avvenuta nel 1114) perché lo riteneva indegno, ma poi si dimostrò disposto a rinviare ogni decisione finché il vescovo non fosse tornato dalla Curia ponfificia. Nel conflitto tra gli abati Ponce di Cluny e Lamberto di St.-Bertin, che non voleva riconoscere la dipendenza dei suo monastero da Cluny, C. ottenne da Pasquale II l'annullamento di una decisione a favore di Cluny; decretò anche di festeggiare ogni anno il giorno della traslazione delle particelle della S. Croce a Parigi; mediò in una lite tra Luigi VI e il conte di Champagne.
Questa molteplicità di misure ci dà un buon quadro dell'attività di C. come rappresentante del papa nelle questioni ecclesiastiche e temporali e soprattutto nel conflitto tra la Chiesa romana e l'imperatore Enrico V. Il legato sapeva evidentemente associare all'abilità diplomatica anche il rigore quando si trattava di salvaguardare i diritti ecclesiastici, conquistandosi in tal modo la stima del papa e il rispetto nei territori della sua legazione.
C. è ricordato l'ultima volta in Francia il giorno di Natale 1115, quando - probabilmente ad Arras - celebrò alcune consacrazioni clericali. Ma già il 14 genn. 1116 consacrò un altare in onore di S. Agapito nella sua cattedrale di Palestrina.
Anche durante il concilio lateranense convocato da Pasquale II (6-11 marzo 1116) C. intervenne nel violento conflitto tra amici ed avversari di Enrico V: il 10 marzo illustrò in un lungo discorso le misure da lui prese contro Enrico V a partire dal 1111; su sua esplicita richiesta ottenne per queste misure l'approvazione dei papa e del concilio. Per tutto un anno C. è ricordato nell'entourage di Pasquale II, inizialmente in Laterano, a partire da maggio a Trastevere, infine, il 20 apr. 1117, a Benevento.
Poco dopo deve essersi nuovamente messo in viaggio per compiere un'altra legazione, anche questa dedicata in primo luogo alla lotta contro Enrico V. Si trattava di intervenire nel conflitto insorto all'interno della Chiesa tedesca in conseguenza di quello esistente tra papa e imperatore.
Già all'inizio dell'estate 1117 C. era atteso in Germania, dove gli avversari di Enrico V contavano sulla sua presenza al sinodo convocato per il 6 luglio a Magonza, sinodo che, però, non sembra aver avuto luogo. Il legato non prese la via diretta, ma si reco prima in Francia. Con molta probabilità confermò durante questo viaggio, prima di passare le Alpi, alcune donazioni al canonicato di Oulx in Piemonte. Poi sembra essersi incontrato con l'arcivescovo Guido di Vienne rappresentante eminente del partito della riforma. Infine si travestì da scrivano per attraversare senza pericoli i territori dei seguaci dell'imperatore.
A Reims C. svelò la sua vera identità. Nel corso di un sinodo ivi celebrato ottenne che sulla cattedra vescovile di Metz, il cui titolare filoimperiale Adalberto era stato deposto da Pasquale II, fosse insediato un candidato del partito ecclesiastico. Minacciando sanzioni, indusse i membri del clero di Metz rimasti fedeli al papa ad eleggere vescovo l'abate Theoger di St. Georgen nella Foresta Nera, uomo distintosi per la santità della sua vita. C. non accettò un primo rifiuto dell'abate, ma ne confermò l'elezione in virtù dell'autorità conferitagli dal pontefice ordinando allo stesso Theoger di accettare l'ufficio e di farsi consacrare immediatamente da Guido di Vienne. Questa disposizione fu pronunciata all'inizio di aprile 1118 a Compiègne, dove C. aveva ricevuto la notizia della morte di Pasquale II e dell'elezione di Gelasio Il a Roma (24 gennaio), e probabilmente anche quella dell'incoronazione dei nuovo papa a Gaeta (10 marzo). Verosimilmente gli era giunta nel frattempo anche la conferma ufficiale della sua legazione con una lettera pontificia scritta probabilmente prima della metà di marzo, trasmessagli sicuramente dal vescovo Léger di Viviers mandato in suo aiuto. Nello stesso tempo un collega di C., il cardinale Pietro di Porto, lo rassicurò sull'atteggiamento di Gelasio II nei confronti di Enrico V. C. poteva nutrire qualche dubbio a questo proposito visto che Giovanni da Gaeta, prima della sua elezione al pontificato, aveva fatto parte della fazione filoimperiale in Curia. Si conserva il testo di una seconda lettera del nuovo papa a C., scritta il 13 apr. 1118 a Capua, in cui il legato veniva invitato a rendere nota nei territori della sua legazione la scomunica che anche il nuovo papa aveva decretato contro l'imperatore.
Già prima dell'arrivo di questa seconda lettera C. aveva comunicato le notizie giuntegli dall'Italia agli arcivescovi Federico di Colonia e Adalberto di Magonza. Poco tempo più tardi egli si trasferì in Germania. Dal 20 al 22 maggio celebrò a Colonia un concilio cui parteciparono, oltre ai due arcivescovi già menzionati, anche quelli di Salisburgo e di Magdeburgo e numerosi altri prelati. La misura più importante fu ancora una volta la scomunica di Enrico V. Fu probabilmente in occasione di quel concilio che C. consegnò all'arcivescovo Adalberto di Magonza il pallio portato dalla Curia romana. Inoltre venne confermata l'elezione del vescovo di Metz, Theoger, che ancora non voleva accettare questa dignità.
Il giorno di Pentecoste (2 giugno) o immediatamente dopo C. fu a Coblenza, accompagnato dall'arcivescovo di Colonia e da altri prelati. Tornato nuovamente a Colonia, C. da lì si recò in Sassonia, dove il 7 luglio 1118 ebbe luogo nell'abazia di Corvey sulla Weser un grande incontro con numerosi arcivescovi e vescovi tedeschi. A Corvey C. consacrò vescovo Theoger che da Coblenza l'aveva accompagnato nel suo viaggio. Poco dopo, sembra, esaminò ed annullò nel monastero di Gandersheim l'elezione dei vescovo Bruning di Hildesheim. A Gernrode, ai margini nordorientali dello Harz, presenziò all'elezione della badessa Edvige; in quell'occasione si trovarono con lui gli arcivescovi di Magdeburgo e di Salisburgo, alcuni vescovi sassoni e il vescovo Léger di Viviers. Visitò in seguito il vicino monastero delle monache di Gerbstedt presso Aschersleben che fu da lui riformato. Da lì C. deve aver preso la via del ritorno verso Occidente. Il 28 luglio celebrò a Fritzlar un nuovo concilio, cui presero parte numerosissimi prelati tedeschi, nel corso del quale furono scomunicati nuovamente Enrico V e alcuni suoi seguaci laici. La stessa sanzione colpì anche i vescovi e i chierici che non avevano seguito l'invito a Colonia e ora a Fitzlar. È probabile che durante il viaggio di ritorno verso la Francia meridionale, dove in quel momento si trovava il papa, C. abbia consacrato la chiesa del priorato di St.-Quirin nei Vosgi (a occidente di Strasburgo), proprietà del monastero di Marmoutier.
C., comunque, era sicuramente tornato in Curia prima che Gelasio II morisse, il 29 genn. 1119, nel monastero di Cluny. Sul letto di morte il papa cercò di designare C. come successore, ma questi avrebbe proposto Guido di Vienne, che era come lui un fervente sostenitore della riforma della Chiesa. Guido fu eletto effettivamente il 2 febbr. 1119 ed assunse il nome di Callisto II. Con il nuovo papa C. si recò a Vienne, dove il 9 febbraio assistette all'incoronazione pontificia. Poi abbandonò di nuovo la Curia e si recò nel Nord della Francia, probabilmente per ottenere il riconoscimento dell'elezione pontificia di Callisto II da parte di Luigi VI. Dopo una visita compiuta al monastero di Vézelay (a sud di Auxerre), C. si recò ad Arras, come pare, passando da Sens, da dove probabilmente in questa occasione, invitò il vescovo di Langres ad adoperarsi affinchè fosse resa giustizia all'abate di St.-Pierre-le-Vif in due controversie. Ad Arras C. rilasciò un privilegio in favore del monastero di St.-Vaast. Poco dopo lasciò Arras per far ritorno, con incarichi di Luigi VI e accompagnato da due inviati del re, presso Callisto II che si trovava in Alvernia (aprile-giugno 1119).
La presenza di C. presso il papa è attestata il A giugno a Saint-Gilles. A metà luglio C. presenziò a Tolosa a un concilio pontificio. Probabilmente allora Callisto II lo incaricò di esaminare, insieme con altri cardinali, alcune misure prese dall'abate Fulgenzio di Affligem, misure che C. dichiarò corrette.
Mentre il papa, durante i mesi di agosto e settembre, si tratteneva ancora nella Francia occidentale - a Poitiers, Loudun, Angers e Tours - C. fu mandato a Reims per preparare il concilio ivi convocato. Poi, durante il viaggio di ritorno, raggiunse di nuovo il papa, probabilmente ad Orléans. Con lui si recò ad Etampes e nel vicino monastero di Morigny dove il 3 ottobre, alla presenza di Luigi VI, fu consacrata la chiesa. In seguito la Curia si recò a Reims passando da Parigi e da Saint-Denis.
A Reims il papa inaugurò il 20 ottobre il concilio alla presenza del re e di molti convenuti. Il secondo giorno C. tenne un discorso in cui ricordò ai vescovi ed agli abati presenti gli obblighi del loro ufficio pastorale. Inoltre fece parte di un tribunale di nove cardinali, che alla fine del mese emise una sentenza nella controversia tra i monasteri di Montierneuf a Poitiers e di Bourgueil. A Reims C. ottenne l'8 novembre da Callisto II un grande privilegio per il suo vecchio monastero di Arrouaise.
Insieme con altri cardinali, C. intervenne allora presso Callisto II sollecitandolo ad organizzare un incontro tra i re di Francia e d'Inghilterra al fine di trovare una soluzione nel conflitto che divideva i due regni. Con questo obiettivo il papa e i cardinali, tra cui C., ancora nel corso del novembre, passando da Beauvais si trasferirono nel castello di Chaumont-en-Vexin; nel castello di Gisors li attendeva Enrico I, ma Luigi VI, anch'egli invitato, non si presentò. Le trattative condotte in una chiesa posta tra i due castelli non portarono quindi alla pace desiderata. In seguito Callisto II si incontrò anche con il re di Francia; papa e re si congedarono nel monastero di Ferrières (a occidente di Sens) dove la Curia, passando da Parigi, era giunta il 30 novembre. Poco dopo, ai primi giorni di dicembre, mentre il papa si dirigeva verso Sens, C. fu incaricato di una nuova legazione, tra i cui obiettivi era anche, pare, la mediazione nella guerra francoinglese. C. tornò immediatamente indietro per raggiungere Luigi VI che si era diretto verso Nord. Con il re C. fu probabilmente a Parigi ai primi del 1120. Egli era ancora accanto al re nello stesso anno, comunque prima del 3 agosto, quando Luigi VI consegnò all'abbazia di Saint-Denis la corona dei padre.
In quello stesso periodo C. sostenne l'arcivescovo Thurstan di York nella sua controversia contro l'arcivescovo di Canterbury. Thirstan era stato consacrato dal papa il 19 ott. 1119 a Reims, ma non gli era stata confermata contemporaneamente l'indipendenza della sua Chiesa. C. intervenne ancora in suo favore al momento di abbandonare la Curia, ai primi giorni di dicembre. Poi, nel febbraio del 1120, scrisse una lettera ai cardinali mettendoli in guardia da un'eventuale azione del re inglese a sfavore dell'arcivescovo di York, il quale in effetti, l'11 marzo 1120 a Gap, ricevette la conferma pontificia dei diritti della sua Chiesa, richiesta da tanto tempo. Il privilegio reca anche la sottoscrizione di C., benché egli non fosse presente in Curia: sappiamo infatti che in quegli stessi giorni Callisto II scrisse a C. da Gap, pregandolo di provvedere tramite un messo al trasporto di una lettera pontificia indirizzata all'arcivescovo di Canterbury. Latore di questa lettera fu indubbiamente Thurstan stesso, che allora stava tornando in Inghilterra. Durante il suo viaggio Thurstan cercò invano C. a Reinis, e lo trovò infine a Soissons. dove C. dove aver sottoscritto il privilegio a favore della Chiesa di York.
Poco dopo C. si trasferì a Senlis, dove Luigi VI aveva convocato per il giorno di Pasqua (18 aprile) una grande assemblea nel corso della quale i grandi del regno dovevano giurare la fedeltà al figlio del re, Filippo. Il 20 aprile C. e Thurstan si incontrarono nuovamente a Dammartinen-Goële, a nordest di Parigi. Su preghiera dell'arcivescovo C. si rivolse con una lettera a Enrico I d'Inghilterra per sostenere la decisione di Callisto Il in favore della Chiesa di York. Il re chiese un colloquio con il legato e il 30 maggio Enrico I e C. si incontrarono a Vernon. E risultato delle trattative, protrattesi per alcuni giorni, fu la riconciliazione tra il re inglese e l'arcivescovo di York, al quale fu tuttavia ancora negato il ritorno in patria. Un maggiore successo costitui, invece, la pace conclusa nell'estate o nell'autunno del 1120 tra Enrico I d'Inghilterra e Luigi VI di Francia, resa possibile dalla mediazione di C., risultato che testimonia le eccellenti qualità diplomatiche del legato.
Alla realizzazione diobiettivi più propriamente ecclesiastici fu invece dedicato un grande concilio convocato da C. per il 18 ott. 1120 a Beauvais, al quale furono invitati i vescovi e gli abati delle province ecclesiastiche di Reims, Sens e Rouen. Delle trattative svolte nel corso di questo concilio non è tramandato quasi nulla; si conserva soltanto la delibera di venerare come santo il vescovo Arnoul di Soissons, morto nel 1087. Al concilio non si erano presentati neanche questa volta i prelati della Normandia e C. pensò perciò di scomunicarli per la loro disubbidienza; ma l'intervento di Thurstan di York che agiva per incarico di Enrico I riuscì ad impedire questo provvedimento.
Nelle settimane successive il re inglese si incontrò nuovamente con C. a Gisors. Il legato si presentò all'incontro in compagnia dei vescovi di Châlons-sur-Mame e di Senlis che avevano anche partecipato al concilio di Beauvais. Seguendo le disposizioni di Callisto II C. riuscì ad ottenere dal re che fosse resa giustizia all'arcivescovo di York. Un po' più tardi, comunque prima del 25 novembre, Enrico I mandò ancora una volta Thurstan dal legato a Chartres. Allora, probabilmente, C. confermò alla chiesa di St.-Jean-en-Vallée una donazione del vescovo e del capitolo di Chartres. In seguito C. sembra essersi trasferito, sempre in compagnia dei vescovo di Châlons, a Châlons-sur-Marne, fermandosi durante il viaggio a Morigny (Etampes), dove poté dissipare i dubbi di quel monastero circa l'acquisto di alcuni beni. A Châlons C. confermò in un giorno imprecisato dell'anno 1121 certe concessioni del vescovo Guillaume de Champeaux a favore dei canonici e alcune disposizioni dello stesso vescovo per la chiesa cattedrale. Dato che Guillaume, in base alle fonti più degne di fede, risulta morto già il 18 genn. 1121, si trattava probabilmente della conferma di disposizioni testamentarie.
Nell'aprile del 1121 è testimoniata la presenza di C. presso la Curia pontificia a Roma (Laterano), dove forse si trovava ancora in maggio. Ma la grande abilità nelle questioni ecclesiastiche e diplomatiche, nonché la profonda conoscenza degli affari francesi, dovettero indurre il papa ad affidare ben presto a C., ormai almeno sessantenne, una nuova legazione. Ancora una volta C. si trasferì in Francia: fu presente il 4 ott. 1121 a Parigi, quando Luigi VI, circondato da vari vescovi, restituì alla Chiesa di Laon alcuni diritti alienati. Forse nel corso della stessa assemblea C. risolse a Parigi una controversia tra l'abate di St-Germain-des-Prés e il vescovo di Meaux, relativa a certi benefici.
Va collocato probabilmente in quello stesso periodo, cioè nell'autunno, il concilio di Soissons del 1121, presieduto da C., nel corso dei quale fu condannato e dato al rogo il Tractatus de unitate et trinitate divina di Pietro Abelardo, meglio noto come Theologia "Summi boni". Parlando di questo concilio Abelardo ricorda anche il suo maestro Guiliaume de Champeaux, morto il 18 genn. 1121, come defunto, ma dal tono della narrazione sembra che la morte non fosse avvenuta molto di recente. Anche la sentenza relativa a una controversia patrimoniale tra due monasteri, datata il 1121, si deve riferire a questo concilio. Tra i testimoni della sentenza è ricordato l'abate Gervasio di Arrouaise, il successore dell'abate Richerio, insediato ancora dallo stesso C. e morto l'8 maggio 1121. Nel corso del concilio di Soissons C. confermò con tutta probabilità al canonicato di St-jean-des-Vignes certi possedimenti.
Alla fine del 1121 o all'inizio del 1122 C. tornò per l'ultima volta in Curia. Nell'aprile e nel maggio 1122 era a Roma, dove sottoscrisse, rispettivamente a S. Pietro e in Laterano, due privilegi di papa Callisto II.
Morì il 9 ag. 1122 a Palestrina, sede del suo vescovato.
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