conservatorismo
Posizione culturale e politica di chi sottolinea il valore della continuità di fronte al cambiamento, contro le ideologie progressiste, difendendo l’ordinamento politico-sociale tradizionale dagli impulsi innovatori. Storicamente il c., come ideologia dell’ordine costituito, sorge nel 18° sec. per reazione al fallimento degli ideali di riforma e di progresso impliciti nella filosofia illuminista e nei movimenti rivoluzionari che a questa si ispiravano, in partic. la Rivoluzione francese. Esso si afferma, sul piano politico, con il programma di restaurazione intrapreso dagli Stati europei nella prima metà dell’Ottocento e a livello concettuale in quei sistemi di pensiero (idealismo filosofico, positivismo sociologico, nazionalismo romantico), il cui tratto comune è rappresentato dalla visione della storia come processo immanentistico e necessario, sottratto al controllo dell’uomo. Il precursore di queste teorie fu E. Burke, che contrappose al primato della ragione e del progresso, postulato della Rivoluzione francese, la validità della tradizione e del pragmatismo, elementi ritenuti tipici dell’esperienza britannica e proposti come modelli universali. Il c. ha assunto fisionomie diverse a seconda dei contesti nazionali in cui si è sviluppato. Al di là delle differenze, i conservatori avversano i progetti utopistici di società perfette e i mutamenti troppo radicali, credono nella libertà individuale e nel mercato, sono severi in tema di ordine e legalità e nutrono un particolare rispetto per la tradizione, la famiglia e la religione.