CERCHI, Consiglio
Figlio di Oliviero di Cerchio e della sua seconda moglie Ermellina di Cambio de' Bonizi (o Bonizzi), nacque nella prima metà del sec. XIII. La prima notizia certa risale al 2 luglio del 1264, allorché egli con i fratelli Gherardino, Lapo, Brunellino e Arrigo, insieme con i nipoti Vieri del fu Torrigiano di Oliviero e Donatore (Dore) del fu Puccio di Oliviero, giurarono fedeltà al papa. Esule da Firenze durante il periodo ghibellino con altri membri della sua famiglia, allorché rientrò in città con i guelfi il G. venne armato cavaliere in riconoscimento per l'azione svolta dai Cerchi in favore della causa guelfa.
Nel periodo che intercorse fra il ritorno di Firenze alla parte guelfa e la pace del cardinal Latino, fu costantemente impegnato negli affari della compagnia dei Cerchi, nonché interessato in parecchie compravendite. Il testamento del fratello Odarrigo, rogato nell'ottobre del 1268, istituì erede, tra gli altri, anche il C. e gli dette incarico di restituire una somma frutto di usura. Fuori città, nel "popolo" di Sant'Angelo a Rovezzano, comprò terreni prima (1268) dal nipote Dore di Puccio, poi ancora, nel 1270, da Geri degli Alighieri; nel 1270 acquistò da Abate degli Abati pezzi di terra nel "popolo" di San Martino a Quona; nel 1273 altri beni nel "popolo" di Sant'Angelo a Rovezzano e di San Martino a Teremano; nel 1274 a Sant'Angelo a Sieve; nel 1279 a San Martino a Quona; notevole, in particolare, l'acquisto da parte sua e di suo nipote Vieri di Torrigiano, dalla famiglia Pazzi del Valdarn o, del castello della Troiana.
Questa attività sul piano dell'acquisto di immobili si accompagnò ad un progressivo aumento dell'importanza del C. anche nel mondo politico fiorentino. Lo troviamo difatti con altri della sua casata - Gherardino, Gentile, Ricovero - firmare come mallevadore guelfo la pace del cardinale Latino nel 1280. Il suo ruolo all'interno della parte guelfa, come all'interno del sistema di parentele e di amicizie che univa tra loro i magnati, risalta con evidenza particolare nel biennio 1280-1282, durante la lite che oppose Corso Donati alle suore domenicane di S. Iacopo di Ripoli a proposito dei beni di Ravenna, sorella di Corso, ritiratasi in quel convento quale conversa. Nel corso della lite il Donati fu assistito appunto dal C., da Chierico e Pazzino de' Pazzi, Lapo Saltarelli, Simone de' Bardi. Il 23 dic. 1282 il C. era fideiussore di Corso Donati in una convenzione da questo fatta con Rosso de' Rossi; il 23 sett. 1285 ricevette da Stoldo de' Rossi 1.000 lire di fiorini piccoli come dote di Nella del fu Marsoppino. Da segnalare, nel 1288, la sua vendita al Comune di quattro case con terreno nel "popolo" di S. Maria Novella per un controvalore di 1.600 lire di fiorini piccoli: tale spazio sarebbe servito per la costruzione della nuova piazza di S. Maria Novella.
Nel 1288 il C. era forse già a capo della compagnia dei Cerchi; lo era certamente nel 1291, allorché scoppiò il grave "affare" dei mercanti italiani in Francia, fatti arrestare la notte del 1º maggio dal re Filippo IV il Bello su istigazione di Albizzo (Biccio) e Ciampolo (Musciatto) Franzesi. Una lettera del 23 giugno 1291, spedita appunto al C. quale capo del banco dei Cerchi, ci informa come la cattura fosse avvenuta di sorpresa, cogliendo impreparati gli interessati.
La crisi del banco fu l'ultima prova affrontata dal C.: egli non dovette vedere il successivo deterioramento della situazione politica fiorentina. L'ultimo avvenimento a noi noto della sua vita è infatti dell'agosto del 1291, quando, nelle sue case del "popolo" di San Martino del Vescovo, fece rogare da Bonafede di Gianni il suo testamento.
In esso il C. istituiva eredi i figli Giovanni, Iacopo, Vieri, Piero, Bindaccio e la figlia Francesca; a ciascun figlio erogava 1.500 lire, alla figlia 1.000; lasciava inoltre 500 lire di fiorini da restituire in quanto frutto di usura, incaricando di occuparsi della restituzione i fratelli Niccolò e Lapo e il nipote Oliviero di Gherardino, tutti della compagnia dei Cerchi bianchi alla quale, dopo la divisione in bianchi e neri (termini che qualificavano due rami della prima unita società dei Cerchi, e che non hanno rapporto con la omonima, nota divisione della parte guelfa in Pistoia e in Firenze), sia il C. sia i suoi più stretti parenti - compreso il figlio Dardano, che ne era uno dei capi - erano legati. La scissione del banco non sembra essere stata provocata da dissapori tra i soci, anche se ciò non può essere con certezza escluso; è assai più probabile che essa abbia semplicemente costituito una risposta al divenire sempre più articolato e complesso degli affari.
Altro elemento interessante del testamento del C. è il suo ordine di restituire parecchi beni e case da lui acquistati dagli inquisitori in quanto beni di eretici: il che ci rivela con quali metodi e attraverso quali vicende si sia costituita, dopo il 1267, la fortuna dei Cerchi.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Diplomatico. Cerchi-Canigiani, 1268 dic. 7, 1270 giugno 15, 1272 maggio 6, 1274 maggio 25, 1285 sett. 13, 1291 ag. 30; Ibid., Diplomatico. S. Domenico del Maglio, 1280 dic. 19. 1282 dic. 23; Ibid., Diplomatico. S. Maria Novella, 1287 (st. com. 1288) febbr. 2; Ibid., Notarile antecosimiano. Attaviano di Chiaro, A 400, f. 8v; Bindaccio de' Cerchi, Ricordanze, in I. Lamii Deliciae eruditorum, VII,Florentiae 1739, p. 311; Delizie degli eruditi toscani, IX (1777), col. 92; Les registres du pape Urbain IV, a cura di J. Guiraud, II, Paris 1901, reg. 661, p. 317; Codice diplomatico dantesco, a cura di R. Piattoli, Firenze 1950, nn. 60, 97, pp. 97-98; Nuovi testi fiorentini, a cura di A. Castellani, Firenze 1952, II, pp. 593 ss., 604 ss.; Dossier de l'Ordre de la Pénitence au XIIIe siècle, a cura di J. J. Meersseman, Freiburg i. Br. 1961, pp. 206 es.; R. Davidsohn, Storia di Firenze, III, Firenze 1957, p. 242; VI, ibid. 1965, p. 413; VII, ibid. 1965, p. 654; N. Ottokar, Il Comune di Firenze alla fine del Dugento, Firenze 1962, p. 65; G. Salvemini, La dignità cavalleresca nel Comune di Firenze e altri scritti, a cura di E. Sestan, Milano 1972, p. 118; G. Pampaloni, Firenze al tempo di Dante. Docum. sull'urbanistica fiorentina, Roma 1973, p. 73; S. Raveggi-M. Tarassi-D. Medici-P. Parenti, Ghibellini, guelfi e popolo grasso. I detentori del potere politico a Firenze...,Firenze 1978, ad Indicem.