consumare
. Nel senso proprio di " logorare ", " deteriorare ", " ridurre a nulla ", riferito, allo stizzo, in Pg XXV 23 Se t'ammentassi come Meleagro / si consumò al consumar d'un stizzo; con valore figurato, in Rime CIV 86 Ma questo foco m'have / già consumato sì l'ossa e la polpa, / che Morte al petto m'ha posto la chiave; sempre in senso figurato, riferito alla vita, al tempo che passa, in If XXIV 49 sanza la qual [fama] chi sua vita consuma, / cotal vestigio in terra di sé lascia / qual...
Detto del corpo umano, in riferimento alla sua dissoluzione fisica, in Rime LXVIII 32 poi che 'l corpo sarà consumato, / se n'anderà l'amor che m'ha sì stretto / con lei a quel ch'ogni ragione intende. Più complessa l'immagine di Pg XXV 23, con la concisa rievocazione del mito di Meleagro, resa con sapiente artificio retorico mediante la ripetizione del verbo c.: Se t'ammentassi come Meleagro / si consumò al consumar d'un stizzo; nel primo caso c., usato riflessivamente, esprime la rapida morte per consunzione di Meleagro, mentre nel secondo ha il significato proprio di " ridurre a nulla ", come abbiamo chiarito in precedenza. Sempre riferito alla condizione del corpo umano, ma in senso figurato, col valore, quindi, di " consumarsi in tormenti e travagli " dello spirito, del cuore, in Rime LXX 12 Guardate ben s'i' son consumato, / ch'ogni mio spirto comincia a fuggire, in lf VII 9 (con forte rilievo, nelle parole di Virgilio a Pluto: Taci, maladetto lupo! / consuma dentro te con la tua rabbia) e ancora in Rime CIII 64 biondi capelli / ch'Amor per consumarmi increspa e dora.
Assai intensa l'espressione di If II 41 'n quella oscura costa / ... pensando, consumai la 'mpresa / che fu nel cominciar cotanto tosta; nell'estrema concisione dell'immagine evocata dal verbo, D. riassume tutto il percorso del suo pensiero (pensando, cioè prevedendo e valutando gli ostacoli e le difficoltà fino a rendersi conto della follia della decisione assunta con frettolosa baldanza, cotanto tosta), che finisce col rendere " in cenere " (Momigliano), con l'abbandonare la 'mpresa progettata: " consumai, cioè finii l'impresa " (Boccaccio); e Benvenuto: " idest finivi et dimisi opus assumptum et iter inceptum ". Cfr. Parodi, Lingua 337, e Barbi, Problemi I 260.
Nel senso di " esaurire ", " condurre a termine ". " finire ", in Vn XXIII 28 80 Poi mi partia, consumato ogne duolo; c'è da osservare che in questo caso, come pure nel precedente, il c. dantesco riprende il significato del latino consummare (" portare a compimento ", " finire ", " compiere "), anche se continua a trasparirvi il valore di consumere; è proprio questo incrocio di significati a rendere difficile la precisazione del senso logico di If II 41.
Intransitivo pronominale appare il verbo in Pd XX 3 (ove esprime il lento venir meno della luce diurna al tramonto del sole: Quando colui che tutto 'l mondo alluma / de l'emisperio nostro sì discende, / che 'l giorno d'ogne parte si consuma). Nel significato di " struggersi ", in Vn XXXVI 5 13 li occhi... / de la voglia [di piangere] si consuman tutti; nello stesso valore, ma in costrutto intransitivo, in Rime dubbie XV 5 Or non vedete consumar in pianto / gli occhi dolenti per soperchia pena?: in questo caso, però, c. esprime l'azione di logoramento, esaurimento, cui gli occhi sono sottoposti dal continuo piangere.