CONSUMO
. Il consumo è, secondo la classica espressione dello Smith, il solo fine e oggetto di ogni produzione; esso sarebbe dunque l'atto conclusivo di tutto il processo economico, l'utilizzazione definitiva, cioè l'erogazione della ricchezza.
Si suole spesso distinguere tra consumo produttivo e consumo improduttivo, classificando nel primo quello che serve per la produzione (così il consumo di cotone per la fabbricazione dei tessuti, ecc.) e considerando nell'altro il consumo che serve per la soddisfazione immediata dei nostri bisogni, come il mangiare e il bere. Per lo più, quando si parla di consumo, s'intende riferirsi solo a quest'ultimo. Si deve però eliminare ogni idea di disapprovazione che possa sembrare inserita nella qualifica di improduttivo; e infatti nutrirsi è un atto tutt'altro che improduttivo, giacché serve a mantenere in efficienza il lavoratore e quindi è indispensabile perché si possa ottenere una produzione.
L'entità e le variazioni dei consumi costituiscono un indice, forse il più attendibile e più diretto, delle condizioni economiche e di benessere sociale di una nazione e di un popolo. Perciò va considerato con viva soddisfazione il forte aumento di alcuni consumi, che viene documentato dalle nostre statistiche ufficiali. Queste infatti ci dicono che il consumo medio di zucchero è salito da una media annua di kg. 2,70 per ab., calcolata nel periodo 1871-75, a una media di kg. 7,99 nel periodo 1925-29; che quello del caffè è passato nel frattempo da una media di kg. 0,454 a una media di kg. 1,114 per ab. Il consumo dell'alcool (a 100°) è cresciuto da litri 0,47 a litri 0,62 per ab. Fortissimo è stato l'aumento del consumo della birra, passato nell'intervallo sopra considerato da circa mezzo litro a circa tre litri per ab. Per il tabacco si è avuto un aumento di consumo non molto notevole, per rispetto alla quantità, salita da 551 grammi nel 1877-78 a grammi 768 per ab. nell'esercizio 1928-29; ma è da notare che è aumentata la proporzione rappresentata dai tabacchi più fini e specialmente dalle sigarette. Il consumo del sale è aumentato dal 1878 al 1928-29 da kg. 6,36 a kg. 7,26 per ab. Pure considerevole è l'aumento verificatosi nel consumo del grano, passato da una media annua di kg. 108 nel biennio 1876-77 a kg. 183 per ab. come media del biennio 1928-29 (escluso il quantitativo per la semina). Un consumo nel quale il nostro popolo spende forse eccessivamente è quello del vino: è però da notare che negli ultimi anni si avverte una sensibile diminuzione, e infatti detto consumo è sceso da 140 litri nel 1913 a 100 litri per ab. nel 1929. Un consumo nel quale invece il popolo italiano è molto parco è quello delle carni, nonostante l'aumento abbastanza considerevole verificatosi dal 1880 (11 kg. per ab.) al 1925 (18 kg. per ab.). Tutti i più importanti paesi del mondo hanno un consumo di carne molto più elevato di quello sopra indicato per l'Italia; il massimo consumo si ha in Argentina con 115 kg. di carne per ab. e in Australia con 103 kg. La quota per ab. è di kg. 73 nel Canadà, di kg. 69 negli Stati Uniti, di kg. 60 in Inghilterra, di kg. 47 in Germania. Anche per molti altri consumi (zucchero, caffè, tabacco, ecc.) il popolo italiano è di gran lunga superato dai cittadini di altri paesi, ond'è che a ragione si considera il popolo italiano come uno dei più sobrî.
Nella tavola seguente diamo le medie quinquennali, dal 1885 al 1929, dei quozienti per abitante di quattro fra i più importanti generi di consumo in Italia.
Particolarmente notevole è l'aumento del consumo delle principali materie prime per l'industria; tale aumento sta a testimoniare dell'enorme progresso industriale compiuto dal nostro paese. Il consumo del carbone è salito da 2 milioni di tonn. nel 1881 a 14 milioni e 700.000 tonn. nel 1929; il consumo dell'energia elettrica, che era di un miliardo di kilowatt-ore nel 1908 è salito nel 1929 a 10 miliardi di kilowatt-ore; il consumo di cotone in bioccoli è passato da mezzo milione di quintali nel 1881 a circa due milioni e mezzo di quintali negli anni 1928 e 1929, dopo aver toccato un massimo di 3 milioni di quintali nel 1915.