CONTABILITÀ NAZIONALE
NAZIONALE 1. Il termine "contabilità nazionale" è apparso recentemente nella nostra letteratura economico-statistica e viene usato per designare un insieme coordinato di conti che da alcuni è denominato anche "bilancio economico nazionale" e da altri "sistema dei conti economici nazionali". La c. n. rileva, convenientemente classificate, le transazioni economiche poste in essere in un certo intervallo di tempo, generalmente un anno, dalle unità economiche di un dato paese, allo scopo di determinare il valore delle principali grandezze economiche (reddito, consumi, investimenti, ecc.) e di mettere in evidenza le relazioni da cui esse sono legate. Si può ascrivere a merito del modello contabile l'aver definitivamente mostrato che non è possibile variare una delle predette grandezze, senza determinare una corrispondente variazione in una o più altre. Esemplificando, data la relazione che lega i consumi, il risparmio e il reddito, si comprende facilmente come una politica la quale favorisca i consumi determinerà, ove il reddito resti invariato, una corrispondente riduzione del risparmio; e viceversa, una politica che incoraggi il risparmio avrà per effetto, sempre che il reddito resti invariato, una compressione dei consumi.
2. Ai fini della c. n., l'economia di un paese si suppone distinta in due grandi settori: il settore delle imprese che attende alla produzione di beni e servizî, e il settore delle famiglie che consuma, in tutto o in parte, i beni e i servizî prodotti dal settore delle imprese. Nell'ambito di ciascun settore, le transazioni sono raggruppate a seconda che riguardino la produzione, la distribuzione del reddito o la formazione del capitale, dando luogo ai tre conti tipici: il conto della produzione, il conto della distribuzione o del reddito e il conto del capitale, che sono caratteristici anche della contabilità delle imprese private. Dalla sintesi dei conti omologhi dei due settori, si ottiene il sistema dei conti economici nazionali. Poiché la c. n. ricalca in sostanza la c. tenuta correntemente dalle imprese, si ritiene opportuno soffermarsi brevemente su questa, prima di trattare della c. n. e dei settori.
3. Si supponga di seguire l'attività di una generica impresa dal momento in cui essa si costituisce a quello in cui si estingue. Dapprima si supponga che la predetta impresa cessi la sua attività alla fine dello stesso esercizio in cui si è costituita.
Dal punto di vista contabile, la situazione iniziale di tale impresa, il cui capitale sia costituito solo da numerario (contante) sarà la seguente:
in cui m0 indica il numerario iniziale ed n0 il corrispondente capitale netto; per definizione, cioè, nel caso prospettato, il capitale netto coincide con l'ammontare del numerario.
4. L'attività dell'impresa si attua attraverso la gestione formata dall'insieme delle transazioni effettuate per il conseguimento di un utile o guadagno. Tali transazioni possono essere riguardate sotto due aspetti: l'aspetto così detto di reddito e l'aspetto così detto numerario. Sotto il primo aspetto, esse rappresentano costi e ricavi, sotto il secondo, entrate ed uscite numerarie. Ai fini della determinazione dell'utile o guadagno, le transazioni sono considerate sotto il primo aspetto: l'utile o, eventualmente, la perdita risulta infatti, dalla differenza tra costi e ricavi.
5. Si esaminano ora distintamente i costi e i ricavi, cominciando dai primi. I costi sostenuti dall'impresa nel corso della sua attività possono essere distinti in due grandi classi: 1) costi per l'acquisto di materiali e servizî; 2) costi per la remunerazione dei fattori produttivi.
I costi della prima classe possono essere a loro volta distinti nelle seguenti: a) costi per l'acquisto di materie prime, ausiliarie e servizî; b) costi per l'acquisto di beni capitali fissi. I costi per la remunerazione dei fattori produttivi sono rappresentati da salarî e stipendî, rendite e interessi.
Se si indicano con a i costi di cui alla lettera a), con f quelli di cui alla lettera b), con ç quelli relativi alle remunerazioni dei fattori produttivi e con c il loro totale, può scriversi:
6. I ricavi derivano dalla vendita dei beni e servizî prodotti dall'impresa nonché, eventualmente, dalla contrazione di prestiti. Indicando con o i ricavi derivanti dalla vendita di beni e servizî, con k quelli derivanti dai prestiti ricevuti e con r il loro totale, si ha:
7. Supponiamo ora (vedi al § 3) che l'impresa alla fine dell'esercizio in cui si è costituita, cessi la sua attività; procederà quindi in tal caso alla realizzazione, cioè alla vendita dei beni capitali fissi, dei prodotti finiti, dei prodotti in corso di lavorazione e delle materie prime e ausiliarie non impiegate, da un lato, e alla estinzione dei debiti, dall'altro. Le operazioni relative alla liquidazione danno anch'esse luogo, come quelle fatte durante l'esercizio, a costi e ricavi; i costi riguardano la estinzione dei debiti, i ricavi la vendita dei beni sopra indicati. Ne consegue che l'utile o, eventualmente, la perdita, risulterà dalla differenza tra tutti i costi e tutti i ricavi, di esercizio e di liquidazione.
8. Se si indica con k1 l'ammontare del debito che si estingue alla fine dell'esercizio, la [2] diventerà:
in cui å sta ad indicare il nuovo totale dei costi.
Sia, inoltre, f1 il ricavo proveniente dalla vendita dei beni capitali fissi, g1 quello proveniente dalla vendita dei prodotti finiti, in corso di lavorazione e delle materie prime e ausiliarie giacenti alla fine dell'esercizio ed ò il nuovo totale dei ricavi, si avrà:
Poiché il profitto (z) dell'impresa si ottiene, come si è detto al punto 4, eseguendo la differenza tra ricavi e costi, basterà a tal fine detrarre la [4] dalla [5]. Si avrà:
9. Lo stesso risultato si può ottenere confrontando il capitale netto finale con quello iniziale, oppure il numerario finale con quello iniziale. Ricordando, infatti, che tutte le transazioni modificano, considerate come costi e ricavi, il capitale netto, e come entrate ed uscite numerarie, il numerario, si ha:
in cui n1 indica il capitale netto finale e le altre lettere hanno il significato già visto e
in cui con m1 si indica il numerario finale, con e l'ammontare delle entrate provenienti dai ricavi ò e con u l'ammontare delle uscite derivanti dai costi å.
Poiché:
la [7] può scriversi:
e la [8]
Dalla [10] si ha:
e dalla [11]:
10. L'ipotesi della cessazione dell'attività dell'impresa è stata fatta solo per stabilire il principio cha ai fini della determinazione dei risultati economici di esercizio di un'impresa, avente generalmente una vita di durata indefinita, occorre procedere alla valutazione ed alla iscrizione, nel conto economico, delle rimanenze attive (capitali fissi, prodotti finiti, in corso di lavorazione, materie prime ed ausiliarie) tra i ricavi e delle rimanenze passive (debiti) tra i costi. Nella realtà, però, raramente accade che una impresa cessi la sua attività nell'esercizio stesso in cui si è costituita e la continuità nel tempo, dal punto di vista contabile, trova la sua espressione appunto nelle rimanenze attive e passive che figurano rispettivamente come ricavi e costi presunti nel conto economico alla fine dell'esercizio considerato, e invece come costi a cui corrisponderà in futuro un ricavo, e come ricavi a cui corrisponderà in futuro un costo, nel conto economico all'inizio del successivo esercizio.
11. Il conto economico dell'impresa considerata presenterà quindi all'inizio del secondo esercizio tra i costi le rimanenze attive (f1 e g1) e tra i ricavi le rimanenze passive (k1) lasciate dall'esercizio precedente. La sezione dei costi (c1) all'inizio del secondo esercizio sarà:
e quella dei ricavi (r1):
Nel corso del secondo esercizio, l'impresa effettuerà operazioni analoghe a quelle già viste per il primo esercizio, rappresentate nella uguaglianza [2] per i costi e nella uguaglianza [3] per i ricavi. Aggiungendo ai costi iniziali che figurano nella [14] quelli di esercizio indicati nella [2], si avrà:
E per i ricavi, aggiungendo a quelli iniziali che figurano nella [15] i ricavi indicati nella [3], si ha:
Alla fine del secondo esercizio, si procederà alla determinazione dei risultati economici eseguendo le note operazioni di chiusura che consistono, come si è visto al § 8, nella valutazione delle rimanenze finali passive (k2) da iscrivere nella sezione dei costi e delle rimanenze finali attive (f2 e g2) da iscrivere nella sezione dei ricavi. La [16] risulterà:
e la [17]:
Il profitto o utile dell'impresa z, sarà dato da:
ossia:
Si osservi che nella [21] k1 + k − k2 = 0, essendo k1 + k = k2.
Inoltre f2 − (f1 + f) = fc − d, in cui con fc si indicano i beni capitali costruiti direttamente dall'impresa e da essa impiegati, e con d gli ammortamenti dei capitali fissi.
Ne segue che:
Il profitto di un'impresa, quindi, si ottiene sommando ai ricavi derivanti dalle vendite d'esercizio, il valore dei beni capitali fissi direttamente prodotti dall'impresa e in essa impiegati, l'incremento delle scorte di prodotti finiti, di prodotti in corso di lavorazione e di materie prime ed ausiliarie e detraendo dal risultato così ottenuto le spese per l'acquisto delle materie prime ed ausiliarie e dei servizî, le spese per la remunerazione dei fattori produttivi (salarî e stipendî, rendite, interessi) nonché le quote di ammortamento sui capitali fissi.
12. Evidentemente, gli utili, una volta determinati, vengono generalmente distribuiti, in tutto o in parte. Al conto economico segue, quindi, un conto della distribuzione che rileva in entrata l'utile e, in uscita, il pagamento di esso sotto forma di dividendi.
13. Come si è visto, per l'impresa ipotizzata, la situazione iniziale è rappresentata dall'uguaglianza (1]:
e cioè il numerario è uguale al capitale netto.
La situazione alla fine del primo esercizio sarebbe data dalla seguente uguaglianza:
Se non che, la liquidazione alla fine del primo esercizio è una finzione fatta allo scopo più sopra precisato; il numerario effettivo, quindi, esistente alla fine del primo esercizio, sarà dato da m1 meno il valore dei beni capitali fissi, dei prodotti finiti, dei prodotti in corso di lavorazione e delle materie prime e ausiliarie che non sono stati realizzati, più il valore dei debiti che non sono stati estinti e cioè:
in cui m1 è la massa monetaria effettiva esistente alla fine del primo esercizio. Dalla [24] si ha:
che, essendo m1 = n1, può anche scriversi:
Per ragioni di carattere statistico conviene considerare la differenza fra le situazioni contabili rappresentate dalla (1] e dalla [26]. Detraendo, quindi, membro a membro la [1] dalla [26] si ha:
14. Alla fine del secondo esercizio, la situazione sarebbe rappresentata dall'uguaglianza:
E osservando che in effetti non si procede alla liquidazione:
da cui:
ed essendo m2 = n2:
Detraendo membro a membro la [26] dalla [31] si ha:
ossia:
Ove gli utili siano totalmente distribuiti n2 − n1 = 0, e risulterà corrispondentemente modificato il valore dell'espressione −m2 − −m1; sarà:
15. Con la premessa fatta sulla c. delle imprese, si è spianata la via per poter procedere speditamente alla costruzione del sistema dei conti economici del settore delle imprese e del settore delle famiglie e, per consolidamento dei due, del sistema dei conti economici nazionali.
Prima però di mostrare come dall'aggregazione dei conti economici delle singole imprese si arriva al sistema dei conti economici del settore delle imprese, conviene avvertire che il termine "reddito" viene usato con significato diverso dagli economisti aziendali da una parte e dai cultori dell'economia politica e dagli statistici, dall'altra. Infatti in economia aziendale il reddito si identifica con il profitto o utile dell'impresa, mentre nell'economia politica, il reddito è formato, oltre che dal profitto o utile dell'impresa (remunerazione dell'imprenditore), dalla remunerazione degli altri fattori della produzione (salarî e stipendî, interessi, rendite).
In relazione a ciò, l'uguaglianza [22] può scriversi, isolando il reddito, nel significato sociale sopra precisato, come segue:
L'interpretazione dell'uguaglianza sopra indicata non presenta alcun dubbio dopo quanto è stato esposto nei paragrafi precedenti e appare, quindi, superflua qualsiasi aggiunta.
16. Si può ora mostrare come dall'aggregazione dei conti economici delle singole imprese si arriva al sistema dei conti economici del settore delle imprese.
A tal fine si considerano due sole imprese, l'impresa A e l'impresa B e, supponendo certe caratteristiche di gestione delle medesime, si compilano i conti tipici di un'impresa e precisamente il conto della produzione, il conto del reddito o della distribuzione e il conto del capitale. Si supponga che la produzione dell'impresa A (oA) sia costituita da beni e servizî di consumo (cA), da beni capitali fissi (fA), materie prime e ausiliarie, e servizî di produzione (aA) e, infine, da beni e servizî di qualunque natura esportati (eA). Si supponga altresì che la stessa impresa A impieghi nella produzione solo beni capitali (fiA), materie prime e ausiliarie, e servizî acquistati all'estero (aiA).
L'uguaglianza [35] diventa allora, per l'impresa A, la seguente:
17. si supponga ora che l'impresa B produca solo beni e servizî di consumo (cB) venduti alle famiglie residenti del paese e impieghi solo beni capitali (fA) e materie prime e ausiliarie e servizî (aA) acquistati dall'impresa A. La [35] assumerà per l'impresa B la forma seguente:
Sommando membro a membro la [36] e la [37] si ha:
Si osserva che il valore della [38] non cambia aggiungendo e togliendo contemporaneamente dal secondo membro il valore fiA, e cioè il valore delle importazioni dei beni capitali fissi effettuate dall'impresa A dall'estero. Si ha:
Ponendo:
la [40] può scriversi:
La [40] sta a dire che il reddito nazionale si ottiene sommando l'ammontare dei consumi, degli investimenti lordi e delle esportazioni e detraendo dal risultato ottenuto il valore delle importazioni e degli ammortamenti.
La [40] può anche scriversi:
Il primo membro della [41] costituisce la sezione dei costi e il secondo quella dei ricavi del conto economico della produzione del settore delle imprese.
In merito al conto del reddito della distribuzione non vi è molto da aggiungere in quanto evidentemente il conto consolidato delle due imprese considerate rileverà in entrata l'ammontare del reddito nazionale e, in uscita, i pagamenti relativi al medesimo, i quali possono assumere la forma di salarî e stipendî, interessi, rendite e profitti; sarà cioè:
in cui R sta ad indicare l'ammontare delle retribuzioni dei fattori produttivi, capitale e lavoro.
18. Il conto della variazione del capitale sarà, tenendo presente la relazione [34], per l'impresa A:
e per l'impresa B:
E sommando membro a membro:
Ponendo:
si ha:
19. Come si è avuto occasione di accennare, il sistema dei conti economici nazionali risulta dal consolidamento dei conti omologhi del settore delle imprese e del settore delle famiglie, inteso in senso lato, comprendente cioè anche le unità economiche di consumo assimilate.
Essendo già stato compilato il sistema dei conti economici del settore delle imprese occorre procedere ora alla compilazione del sistema dei conti economici del settore delle famiglie, per effettuare dopo il predetto consolidamento. Come per il settore delle imprese, i conti tipici del settore delle famiglie sono tre: a) il conto della produzione; b) il conto della distribuzione o del reddito; c) il conto deI capitale.
Il conto della produzione non ha, per il settore delle famiglie, importanza degna di rilievo; e d'altra parte i servizî che sono prodotti in seno alle famiglie e che formano oggetto di scambio e rientrano, pertanto, nella definizione corrente di reddito, sono stati già presi in considerazione nel conto economico della produzione del settore delle imprese. Ne segue che, per il settore delle famiglie, non è necessario procedere alla costruzione di un apposito conto economico della produzione.
20. Il conto della distribuzione o del reddito delle famiglie, considera, in entrata, le retribuzioni del lavoro e del capitale e cioè il reddito nazionale nonché i cosiddetti trasferimenti netti dall'estero, costituiti dall'eccedenza delle donazioni ricevute su quelle fatte dal paese considerato ai paesi esteri, e nella sezione delle uscite, le spese per l'acquisto di beni e servizî di consumo dal settore delle imprese. La differenza tra le entrate e le uscite rappresenta il risparmio del settore.
Indicando con y l'ammontare del reddito inteso in senso sociale, con t l'ammontare dei trasferimenti netti, con ch l'ammontare della spesa per i consumi e con s il risparmio, il conto di una singola unità di consumo si presenterebbe come segue:
L'aggregazione dei conti delle singole famiglie non comporta modificazioni nella struttura della [47] che può, pertanto, considerarsi valida anche per il settore delle famiglie. Vi è solo da notare che, come si è fatto in precedenza, i simboli usati devono essere sostituiti con lettere maiuscole. In definitiva il conto della distribuzione delle famiglie sarà il seguente:
21. Non rimane che da costruire ora il conto del capitale, o meglio, come è stato già fatto per il settore delle imprese, il conto della variazione del capitale.
Si supponga che la situazione iniziale di una unità di consumo sia espressa dalla seguente uguaglianza:
in cui m1h sta ad indicare il numerario in possesso dell'unità di consumo, a1h l'ammontare dei crediti verso il settore delle imprese ed n1h il capitale netto all'inizio del periodo; e quella finale, dall'uguaglianza:
in cui i simboli hanno lo stesso significato che nell'uguaglianza precedente. La variazione sarà evidentemente data dall'espressione:
ma n2h − n1h = s, e quindi come nelle imprese che non hanno proceduto alla distribuzione dei profitti, si avrà:
Come per il conto della distribuzione, l'aggregazione dei singoli conti delle variazioni del capitale delle famiglie, assume la medesima forma del conto di una singola famiglia.
Quindi, per il settore delle famiglie, il conto delle variazioni del capitale sarà dato da:
22. Si è ora in condizioni di poter procedere al consolidamento dei conti omologhi dei due settori delle imprese e delle famiglie.
Per quanto concerne il conto economico della produzione, si è già detto che quello del settore delle imprese comprende anche il conto corrispondente del settore delle famiglie. Quindi, il conto economico nazionale della produzione è rappresentato dall'espressione [41] che, per comodità, si riporta qui appresso:
23. Quanto al consolidamento dei conti della distribuzione, conviene ricordare che quello delle imprese è dato dall'espressione riportata in precedenza al punto 16 e che, per comodità, si trascrive qui appresso:
mentre quello della distribuzione delle famiglie è dato dalla espressione indicata al punto 20, che è la seguente:
È ovvio che il consolidamento della (42) con la [48] porta ad un'espressione uguale alla [48] e cioè:
L'espressione sopra riportata rappresenta il conto economico nazionale della distribuzione o del reddito.
24. Resta ancora da considerare il conto della variazione del capitale. I due conti da consolidare sono quelli che sono stati contrassegnati con i numeri [46] e [53] e che, ad ogni buon fine, si riportano qui sotto:
Sommando membro a membro si ha:
Si osservi che (M2 − M1) è uguale e di segno contrario a (M2h − M1h) nella ipotesi che la circolazione monetaria sia rimasta invariata e che (K2 − K1) è uguale e dello stesso segno di (A2h − A1h), cosicché la (56) diventa:
Si noti che la [56] è valida anche nella ipotesi che la circolazione monetaria M abbia subìto, nel corso dell'anno, un certo aumento ΔM. In tal caso la somma dei due termini (M2 − M1) e (M2 − M1h) non risulta nulla, ma pari a ΔM; analogamente non si annulla la somma dei termini (K2 − K1) e (A2h − A1h), che risulta, invece, pari a ΔM essendo i debiti dell'Istituto d'emissione, compresi in K2, aumentati nella stessa misura della circolazione monetaria.
In generale l'aumento della circolazione monetaria determina ceteris paribus, un incremento del livello dei prezzi dei beni di consumo e da investimento e per conseguenza dei ricavi delle imprese prima e dei redditi monetari dei fattori produttivi, dopo. L'aumento dei redditi monetarî è assorbito, quindi, in parte dall'aumento delle spese per beni di consumo e in parte si risolve in un aumento del risparmio, pari all'aumento di valore degli investimenti.
25. La [55] deve essere ulteriormente qualificata, nel senso che la somma dei termini (K2 − K1) e (A2h − A1h) può essere diversa da zero anche nell'ipotesi che la circolazione monetaria sia rimasta invariata, in conseguenza dei rapporti di debito e di credito con l'estero.
Il primo termine risulterà costituito da due parti:
in cui (K2′ − K1′) indica l'incremento dei debiti delle imprese verso l'interno e il secondo termine K2″ − K1″ l'incremento dei debiti delle imprese verso l'estero.
Analogamente per i crediti del settore delle famiglie, occorre distinguere l'incremento dei crediti verso l'interno, dall'incremento dei crediti verso l'estero. Si può perciò porre:
Sostituendo la [58] e la [59] nella [56] si ha:
Orbene, mentre i termini riguardanti la variazione della circolazione monetaria e i debiti e i crediti interni, si annullano, i termini (K2″ − K1″) e (A″2h − A″1h) sono generalmente diversi da zero; possono cumularsi o compensarsi in parte. Indicando, ad ogni modo, con B l'incremento dei crediti verso l'estero nel periodo considerato, la [59] diventa:
26. Dopo quanto è stato detto nei paragrafi precedenti, l'argomento riguardante la struttura dei conti economici nazionali potrebbe essere considerato esaurito. Il sistema risulta chiuso e quindi non ha bisogno di nessuna altra aggiunta. Tuttavia nei sistemi dei conti economici costruiti dai varî paesi, ai tre conti illustrati nei paragrafi precedenti se ne suole aggiungere un quarto, il cosiddetto conto del Resto del mondo o, come suole comunemente dirsi, bilancia dei pagamenti internazionali. Tale conto non fa che riassumere in un solo documento alcuni aggregati che si trovano già rilevati nei conti precedenti, riguardanti le relazioni economiche tra il paese considerato e gli altri paesi o Resto del mondo.
Tali relazioni intervengono o nel momento in cui si attua la produzione, o nel momento in cui si distribuisce il reddito, o nel momento, infine, in cui i risultati delle due precedenti operazioni si aggiungono al capitale. Il conto del Resto del mondo risulta, pertanto, di tre sezioni, corrispondenti ai tre conti economici nazionali rispettivamente della produzione, del reddito e del capitale. Le tre sezioni, analogamente ai conti cui corrispondono, funzionano a costi e ricavi: la prima sezione, designata con l'espressione di sezione delle transazioni correnti, accoglie nella sezione dei ricavi il valore delle esportazioni fatte dal Resto del mondo verso il paese considerato le quali rappresentano, invece, per questo, costi e si trovano, infatti, indicate, come importazioni, nella sezione dei costi del conto economico nazionale della produzione; e nella sezione dei costi, il valore delle importazioni che il Resto del mondo effettua dal paese considerato, le quali rappresentano, invece, per questo, dei ricavi e si trovano, infatti, indicate nella sezione dei ricavi del conto economico nazionale della produzione.
La seconda sezione, designata con l'espressione di sezione dei trasferimenti correnti, accoglie, da una parte, quella di destra, le donazioni che il Resto del mondo riceve dal paese considerato e viceversa, dall'altra parte, quella di sinistra, le donazioni che il Resto del mondo effettua al paese considerato. Sia le une sia le altre sono rilevate nel conto della distribuzione considerato al punto 18, non distintamente, ma per la loro differenza, designata con l'espressione di trasferimenti netti.
Infine, la terza sezione, designata con l'espressione di movimento dei capitali, accoglie il saldo delle due sezioni precedenti, saldo il quale rappresenta la differenza tra i costi e i ricavi del Resto del mondo rispetto al paese considerato e che, quindi, modifica corrispondentemente il capitale del paese considerato, aumentandolo, se la differenza è positiva, e decurtandolo se la differenza è negativa.
La prima sezione del conto del Resto del mondo può essere espressa nella seguente uguaglianza:
in cui E ed I sono usati con il significato già visto e Ï rappresenta l'eccedenza delle esportazioni sulle importazioni.
La seconda sezione dello stesso conto può essere così scritta:
in cui Ta rappresenta i trasferimenti attivi, Tp quelli passivi e T l'eccedenza dei primi sui secondi.
E, infine, la terza sezione, che riassume le prime due, potrebbe ricavarsi sommando membro a membro la (61] e la [62]:
ossia:
e poichè:
si ha:
e cioè la variazione del capitale del paese considerato è uguale all'eccedenza delle esportazioni sulle importazioni, più l'eccedenza dei trasferimenti attivi su quelli passivi.
Può essere utile aggiungere che le transazioni vere e proprie in conto capitale, contrazione di un prestito ad esempio, non modificano il capitale del paese considerato in quanto da una parte il prestito accresce la valuta o i beni disponibili del paese, ma, dall'altra li riduce in misura corrispondente come debito.
27. Come applicazione, sì riporta la serie dei conti economici nazionali relativi al 1959 costruiti per l'Italia dall'Istituto centrale di statistica e pubblicati nella Relazione generale sulla situazione economica del paese presentata dai ministri del Tesoro e del Bilancio al Parlamento.
Bibl.: R. Stone, Comptabilité sociale, aggregation et invariance, in Économie appliquée, 1949; F. di Fenizio, Economia politica. Introduzione generale, in L'industria, 1957; B. Barberi, Elementi di statistica economica, Torino 1958; A. Giannone, Il sistema dei conti economici nazionali, Torino 1958; Organisation for European Economic Co-operation, A standardised system of national accounts, 1958, Parigi 1959; United Nations, A system of national accounts and supporting tables, in Studies in Methods, Serie F, n. 2, Rev. i, New York 1960.