GIACOMO, CONTE DI ANDRIA
Di questo personaggio, che fu attivo nel Regno durante la minorità di Federico II, non si hanno informazioni precise circa la nascita, che, presumibilmente, ebbe luogo a Roma intorno agli anni Sessanta o Settanta del XII secolo.
Con certezza sappiamo solo che era consobrinus di Lotario dei Conti, ossia di papa Innocenzo III. Il suo nome risulta attestato la prima volta solo alla fine del 1199, a proposito della repressione delle scorribande che andava compiendo in Italia meridionale Marcovaldo di Annweiler. In quel periodo, infatti, Innocenzo III annunciò al clero, alla popolazione e ai milites di Capua e poi ai siciliani di aver inviato in loro soccorso Cinzio, cardinale-prete di S. Lorenzo in Lucina e legato apostolico, Anselmo, arcivescovo di Napoli, Angelo, arcivescovo di Taranto, e G., alla guida di duecento mercenari, che già in Calabria si scontrarono vittoriosamente con le truppe di Federico di Malvito. Il mareschalcus G. passò poi lo Stretto pervenendo, nel marzo del 1200, a Messina, città che era rimasta fedele a Federico II e alla Chiesa, e, il 17 luglio successivo, a Palermo, che, il 21 luglio, liberò dall'assedio di Marcovaldo di Annweiler. A ricompensa del ruolo determinante avuto in quell'occasione, G. ricevette in concessione la contea di Andria, vacante sin dal 1190, alla quale erano connessi anche i feudi di Minervino e di Ascoli Satriano.
Allontanatosi dalla Sicilia, G. vi avrebbe dovuto fare ritorno nell'anno successivo, per provvedere alla liberazione del piccolo Federico, fatto catturare da Marcovaldo nel castello di Palermo, e poi alla sua custodia. La nuova spedizione siciliana, tuttavia, non ebbe luogo e Innocenzo III diede mandato a G. di provvedere a inviare alcuni messaggeri in Aragona che trattassero la stipulazione del contratto matrimoniale tra Federico e Sancha, sorella di re Pietro II, dal quale ci si aspettava aiuto per riportare la pace nel Regno: ma neppure questo incarico sortì effetti positivi. Innocenzo III continuò ad accordargli fiducia e, nell'estate del 1202, G. fu inviato in Puglia in qualità di maestro giustiziere di Puglia e Terra di Lavoro, carica che conservò almeno fino al settembre del 1204 e che condivise con Gualtiero di Brienne. Nel settembre o nell'ottobre del 1203, G. si trovava ad Anagni, presso Innocenzo III, gravemente ammalato, quando Matera, Otranto e Brindisi si ribellarono, mentre i barlettani assediavano il castello della loro città e costringevano il castellano che era stato insediato da G. a cedere. Non appena il pontefice si avviò verso la guarigione, G. tornò in Puglia e riconquistò le città di Minervino e Andria, dove scampò fortunosamente a un attentato.
Dal settembre del 1204 e per molti anni non si hanno più notizie di Giacomo. Solo il 21 agosto 1213 e il 7 giugno 1215 viene attestato in qualità di rector Tuscie, ufficio esteso in seguito anche al ducato di Spoleto e al contado di Assisi. Tre anni dopo, nel 1218, G. tornò nuovamente alla guida di un contingente romano dell'esercito crociato papale e, insieme con Pelagio vescovo di Albano, partì da Brindisi alla volta di S. Giovanni d'Acri. Da lì, poi, si mosse per raggiungere Damietta verso la metà di settembre, ma non si hanno notizie di cosa accadde in seguito.
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