ENRICO, CONTE DI MALTA
E., discendente di una famiglia nobile genovese, i "de Castro" o "di Castello", è attestato per la prima volta il 22 settembre 1203 in un atto notarile genovese come "Henricus comes de Malta", che si trovava, per motivi a noi ignoti, in Sicilia. Aveva sposato una figlia di Guglielmo Grasso, pirata genovese, a cui Enrico VI aveva concesso il comando della flotta imperiale e la contea di Malta. Questa contea era stata istituita probabilmente da Tancredi di Lecce per il suo ammiraglio Margarito da Brindisi. L'unione tra la carica di comandante della flotta regia e il titolo di conte di Malta fu conservata in età sveva. Dopo la morte di Guglielmo Grasso la carica di ammiraglio fu data però non a suo genero E., bensì prima a Guglielmo Malconvenant, il cui nome lascia presumere una discendenza normanna, e poi al genovese Guglielmo Porco. Secondo invece un cronista veneziano cinquecentesco, che attinse però a fonti più antiche, E., detto 'il Pescatore' per la sua attività di pirata, si sarebbe impadronito con la forza dell'isola di Malta. In un secondo momento però, probabilmente ancora nel secondo decennio del Duecento, aveva ricevuto l'isola in feudo da Federico II. Durante la minorità di questi, E. aveva aiutato il pirata genovese Alamanno da Costa ad assaltare e a conquistare (nel 1204) Siracusa, che era stata la base dei pisani in Sicilia. E. si considerò, nello stesso tempo, suddito del re di Sicilia e cittadino genovese ("Dei et regia gratia ac communitatis Ianue comes Syracuse"). Nel dicembre 1205 Alamanno ed E. sconfissero la flotta pisana nel porto di Siracusa. Essendo i pisani alleati di Marcovaldo di Annweiler, i genovesi appoggiarono Gualtiero di Palearia.
La fama di E. fu cantata dal trovatore provenzale Peire Vidal, che in questo periodo (1205-1206) soggiornò a Malta. Ben presto l'isola diventò stretta per E., che mirava più in alto: pensò infatti di impadronirsi di Creta, acquistata recentemente da Venezia in seguito alla rinunzia di Bonifacio I di Monferrato. Nel 1206 E. attaccò e occupò una parte di Creta, ma Venezia reagì con mezzi militari e diplomatici. Sembra che E. abbia chiesto a Innocenzo III di nominarlo re di Creta, ma il pontefice avrebbe rifiutato sotto la pressione di Venezia, che si dimostrò superiore anche in campo militare. E., che in questi anni aggiunse al titolo di conte di Malta quello di signore di Creta, dovette chiedere aiuto a Genova per difendersi dagli attacchi dei veneziani. Questi ultimi si confermarono però più forti ed E., dopo che la flotta con la quale era tornato da Genova era stata distrutta nel 1211, dovette arrendersi e scendere a patti. Rinunciò a Creta e ottenne da Venezia una cospicua dote per un suo nipote che sposò una veneziana, mentre E. stesso si unì in seconde nozze con una nobile veneziana della famiglia dei Basei, che aveva giocato un ruolo importante nella riconquista veneziana dell'isola di Creta.
Federico II, nel gennaio 1212, cioè prima di partire per la Germania, concesse a E. il diritto di battere moneta a Malta, assicurandosi così la fedeltà di un personaggio da cui dipendeva la sicurezza della costa della Sicilia orientale. Nello stesso mese di marzo 1218 in cui inviò i suoi ambasciatori a Venezia per stipulare la pace, Genova inviò E., che allora si trovava nella sua città nativa, presso la corte sveva in Germania. Qui E. dimostrò buone qualità diplomatiche ottenendo da Federico II l'esenzione per i genovesi dalle tasse e dalle imposte nel Regno di Sicilia.
Quando il sovrano, nel 1220, nell'intento di limitare la posizione dominante dei mercanti genovesi nel Regno, rifiutò di rinnovare questi privilegi, gli ambasciatori genovesi lasciarono sdegnati la corte imperiale. E. assunse invece un atteggiamento più prudente, perché pochi giorni dopo è attestato presso il cancelliere di Federico II, il vescovo Corrado di Metz. A differenza dell'ammiraglio Guglielmo Porco, che cadde in disgrazia, E. riuscì a conservare la fiducia dell'imperatore. Anzi, poco tempo dopo, nella prima metà del 1221, egli fu nominato ammiraglio da Federico II. La decisione dell'imperatore di mettere E. a capo della sua flotta era probabilmente dovuta all'esperienza di quest'ultimo come comandante navale, alla sua profonda conoscenza del Mediterraneo e alla fedeltà fino ad allora dimostrata. La scelta fu forse anche influenzata dal fatto che E. era genero dell'ex ammiraglio Guglielmo Grasso e, dunque, nella sua persona c'era nuovamente la possibilità di unire ancora la carica di ammiraglio a quella di conte di Malta.
Nel 1221 il cronista Riccardo di San Germano menziona per la prima volta E. come conte di Malta e ammiraglio della flotta imperiale. Insieme al cancelliere Gualtiero di Palearia, E. ebbe da Federico II l'incarico di liberare dall'assedio dei musulmani la città di Damietta sul Nilo, rimasta in mano ai crociati. Ma quando E. arrivò, la situazione era già precipitata: l'esercito dei crociati era stato sconfitto dalle truppe del sultano al-Malik al-Kāmil ed era stato costretto a stipulare una tregua, che prevedeva la loro ritirata e la restituzione di Damietta ai musulmani. Al ritorno nel Regno, E., nonostante fosse incolpevole del fallimento dell'impresa, fu da Federico II messo in prigione e privato della sua contea. Così almeno riferisce Riccardo di San Germano (1936-1938, p. 95: "dictus comes redit in Regnum, qui ab Imperatore captus est, et terram quam tenebat, ammisit"), mentre secondo una fonte genovese, la cui versione dei fatti sembra in questo caso più convincente, la punizione inflitta a E. da Federico II sarebbe stata causata dallo scarso zelo con cui l'ammiraglio avrebbe combattuto i saraceni siciliani ribelli. Comunque sia, poco tempo dopo, E. riacquistò il favore dello Svevo.
Sin dall'aprile 1223 E. è menzionato in diplomi imperiali come conte di Malta, o semplicemente come conte. Egli, che in questo periodo fu tra i più stretti collaboratori di Federico II, ottenne la restituzione della contea, ma dovette probabilmente accettare che i castelli maltesi fossero amministrati da un funzionario regio. Non è da escludere, anche se questa possibilità appare meno probabile, che nel 1223 E. fosse stato privato definitivamente della contea, che sarebbe stata reintegrata nel demanio.
Nell'agosto 1225 E. condusse, per incarico di Federico II, Iolanda, figlia di Giovanni di Brienne, re di Gerusalemme, e sposa dell'imperatore, da Acri a Brindisi. Nel 1227 l'imperatore inviò E., insieme col duca Rainaldo di Spoleto e con gli arcivescovi di Reggio e di Bari, presso Onorio III. Come veterano della spedizione di Damietta, E. doveva spiegare al pontefice i problemi che comportavano i preparativi per la crociata e i motivi che finora avevano impedito la partecipazione personale dell'imperatore. Quando Federico II, dopo aver interrotto nell'agosto 1227 la crociata, fu scomunicato da Gregorio IX, E. era nuovamente tra gli ambasciatori inviati presso il papa, il quale, però, si rifiutò di riceverli. E. comandò poi la flotta che portò Federico II in Terrasanta e nel maggio 1229 lo riportò in Italia, dove il pontefice aveva invitato alla ribellione contro l'imperatore.
Negli anni 1229 e 1230 E. fu impegnato nella lotta contro i ribelli nel Regno. In particolare ricevette l'incarico di assediare Gaeta, impresa che però non ebbe successo. A causa di ciò, E. subì nuovamente i rimproveri dell'imperatore, il quale dovette però riconoscere le difficoltà crescenti nella creazione di una flotta sufficientemente potente.
Dopo il 1230 E. non è più menzionato nelle fonti. Dato che il figlio Nicolosio è attestato nel maggio 1232 come conte di Malta, è probabile che E. fosse morto prima di questa data.
Fonti e Bibl.: Riccardo di San Germano, Chronica, in R.I.S.2, VII, 2, a cura di C.A. Garufi, 1936-1938, pp. 95, 98, 100 s., 148. D. Abulafia, Henry Count of Malta and his Mediterranean Activities 1202-1230, in Medieval Malta. Studies on Malta before the Knights, a cura di A.T. Luttrell, London 1975, pp. 104-125 (rist. in Id., Italy, Sicily and the Mediterranean, 1100-1400, ivi 1987); H. Houben, Enrico di Malta, in Dizionario Biografico degli Italiani, XLII, Roma 1993, pp. 746-750 (con indicazione delle fonti e della bibliografia); W. Stürner, Friedrich II., II, Der Kaiser 1220-1250, Darmstadt 2000, pp. 29, 30, 61, 65, 68, 85-87, 149, 153, 166.