BONIFACIO, conte e duca di Lucca (o di Toscana)
Si designano con questo nome due personaggi, padre e figlio, vissuti il primo intorno all'812-823, e il secondo circa l'823-839, professanti legge bavara, detti, nelle carte contemporanee, conti e duchi e aventi giurisdizione, a quanto pare, su di un territorio più vasto dell'antico ducato longobardo di Lucca e fors'anche sulla maggior parte della Toscana vera e propria. Solo al secondo fu attribuito l'importante nuovo titolo di prefetto della Corsica, il cui vescovo peraltro era già in relazione di natura giudiziaria con il primo. Funzionarî feudali, nella Toscana si fissarono stabilmente dando origine a una famiglia che tenne il governo della regione per quasi 150 anni, fino alla metà del sec. X, e in certi momenti, specie nel culmine della cosiddetta anarchia feudale, fu l'arbitra nell'aggrovigliata rete di lotte e d'intrighi politici scoppiati per la corona regale d'Italia. Secondo alcuni studiosi sarebbero stati anche i progenitori delle famiglie degli Obertenghi (v.), dei Canossani (v.) e dei conti di Ventimiglia (v.). Il primo dovette essere una creatura di Carlomagno, al cui seguito forse venne in Italia; il secondo fu certamente un sostegno validissimo dell'imperatore Ludovico il Pio, che ingrandì il suo potere col commettergli ufficialmente il governo della Corsica e col fargli altre cospicue concessioni. Secondo un'antica tradizione il castello di Bonifacio (v.) nella Corsica sarebbe stato costruito appunto da questo conte Bonifacio II; il che sarebbe da collegare con necessità d'ordine militare connesse alla difesa dell'isola di Corsica contro i pirati saraceni, poiché si sa con certezza che questo signore si distinse molto nella lotta contro le scorrerie degli Arabi sui litorali del Tirreno. Infatti nell'anno 828 il conte Bonifacio II, su piccola arditissima flotta, col fratello Berardo e altri conti della Toscana, intraprese una spedizione contro i pirati musulmani: si diresse prima verso la Corsica e la Sardegna e poi, non potendo scovare qui i nemici, fece vela audacemente verso le stesse coste africane, dove sbarcato, fra Utica e Cartagine, inflisse grandi perdite a quella gente. Questa impresa procurò una gran fama a Bonifacio, che dall'imperatore e dal papa fu salutato come un campione del cristianesimo latino. Scoppiati i dissensi tra Lodovico il Pio e i suoi figli, il conte toscano, nell'834, insieme con Rataldo, vescovo di Verona, e con Pipino, figlio di Bernardo re d'Italia, condusse la seconda moglie dell'imperatore, Giuditta, ad Aquisgrana presso il marito, dopo averla liberata dalla prigionia d'un monastero di Tortona, a cui l'avevano costretta i figliastri. Quest'atto gli costò la perdita del governo della Toscana, toltogli per confisca dal ribelle re Lotario I, anche se il vecchio imperatore Ludovico ebbe a colmarlo di prove di benevolenza, con l'adoprarlo in delicate missioni politiche nella Settimania e altrove. Figlio e successore di lui fu Adalberto I (v.).
Bibl.: A. Hofmeister, Markgrafen u. Markgrafschaften im ital. Königreich in d. Zeit v. Karl d. Grossen bis auf Otto d. Grossen (774-962), in Mitteil. d. Inst. für österr. Geschichtsforschung, VII supplemento (1906).