ANTONELLI, conte Pietro
Viaggiatore e uomo politico italiano. Nato a Roma il 29 aprile 1853, nipote del cardinale Giacomo (v.), giovanissimo ancora e pieno di vitalità e di ardimento ottenne di accompagnarsi al capitano Sebastiano Martini-Bernardi, il quale, nella primavera del 1879, faceva ritorno allo Scioa, per portare soccorsi alla spedizione italiana ai laghi equatoriali, capitanata da Orazio Antinori (v.). Dopo un primo tentativo, fatto in compagnia di G. M. Giulietti, fallito per una subìta aggressione, riuscì col Martini a raggiungere da Zeila nel dicembre lo Scioa, ove si stabilì per alcuni mesi, coadiuvando il marchese Antinori nelle cure della stazione di Let Marefià, e guadagnandosi la stima e la simpatia di Menelik, re dello Scioa. Nell'ottobre del 1880, saputo della liberazione del capitano Cecchi dalla prigionia in cui era trattenuto nel Ghera, volle andargli incontro insieme con lo svizzero Ilg. Passò poi con Gustavo Bianchi (v.) nel Goggiam, ove si trattenne per qualche tempo.
Ritornato nel febbraio 1881 a Let Marefià, seguì il marchese Antinori e il capitano Cecchi in un'escursione nel Limmu, e quindi si offrì di accompagnare il Cecchi nel suo viaggio di ritorno in Iialia, raggiungendo la costa per la via dell'Harrar (dicembre 1881).
Rimase in Italia per pochi mesi; poi, nel 1882, disponendosi a far ritorno nello Scioa, ebbe dal governo italiano l'incarico ufficiale di coadiuvare l'Antinori, nominato plenipotenziario italiano, nella stipulazione di un trattato di commercio con lo Scioa, nomina passata poi all'Antonelli in seguito alla morte dell'Antinori. Per raggiungere lo Scioa, si propose di seguire la via inesplorata, da Assab attraverso l'Aussa, ottenendone da quel sultano (Anfari) il necessario consenso e l'appoggio. Partito da Assab il 10 gennaio, raggiungeva l'8 marzo Hadelè-Gubo, residenza dell'Anfari, il quale accondiscese a stipulare un trattato con l'Italia, che garantiva la sicurezza della via per Assab. Il 9 aprile l'Antonelli raggiungeva Ancober, da dove, ottenuta da Menelik la firma del proposto trattato, faceva ritorno alla costa per la via già tenuta nell'andata, e rientrava in Italia. Del suo viaggio da Assab allo Scioa fece una relazione innanzi alla Società Geografica Italiana (dicembre 1883), che gli conferì una medaglia d'oro. Incaricato di una nuova missione dal governo, il conte Antonelli nell'estate dell'anno seguente faceva ritorno nello Scioa, accompagnato dal dott. Ragazzi, destinato a dirigere la stazione italiana di Let Marefià. Per raggiungere lo Scioa, i due viaggiatori ripresero la via di Assab e dell'Aussa, seguendo peraltro, nell'ultimo tratto, un diverso itinerario, che li condusse a Gafra nei Uollo Galla. L'Antonelli rimase quindi nello Scioa con funzioni diplomatiche fin dopo l'occupazione di Massaua e la morte di re Giovanni, patrocinando zelantemente gli accordi italiani con Menelik, che accompagnò in numerose spedizioni. A lui si deve la stipulazione del trattato di Uccialli, che riconosceva il protettorato italiano sull'Etiopia, riunita sotto la sovranità di Menelik proclamato imperatore. Accompagnò quindi la missione dal nuovo Negus affidata a Makonnen, venuta in Italia nell'estate 1889 per la ratifica del trattato medesimo. Le difficoltà sopravvenute poi circa l'interpretazione dell'art. 17 del trattato di Uccialli, resero necessario il ritorno dell'Antonelli allo Scioa (dicembre 1890).
Ma le trattative da lui iniziate non sortirono esito felice e furono troncate, onde il conte Antonelli con gli altri italiani abbandonava l'Etiopia (marzo 1891), rimanendo tuttavia sempre propugnatore convinto della cosiddetta politica scioana. Entrato nella vita politica fin dal 1890, con la sua elezione a deputato, chiamato dal Crispi all'ufficio di sottosegretario agli Affari Esteri (1894), poi nominato ministro d'Italia a Buenos Aires (12 gennaio 1895), e successivamente a Rio de Janeiro (27 dicembre 1897), mori nella pienezza della sua virilità, il dì 11 gennaio 1901, sul piroscafo che da quella capitale lo riconduceva in Italia. Il suo nome rimane intimamente legato alla storia delle nostre vicende coloniali, nelle quali egli fu costante assertore di una politica di accordi coll'antico re dello Scioa, divenuto - in gran parte per opera dello stesso Antonelli - imperatore d'Etiopia.
Interessanti e curiosi particolari sulla sua giovinezza, e sull'aristocrazia romana del tempo immediatamente anteriore al 1870, nel Giornale di Maria Bashkirtseff (v.), dove l'A. è trasparentemente indicato con la sola iniziale del cognome. Alle delusioni e ai dispiaceri incontrati nella sua relazione con la giovane russa è dovuta probabilmente la risoluzione dell'A. di darsi alla carriera dell'esploratore.
Per le relazioni dei suoi viaggi vedi le annate del Bollettino della Soc. Geogr. Ital. dal 1878 al 1890 e, specialmente per la parte diplomatica, i "Libri Verdi" Etiopia, s. I e II (1890) e Missione Antonelli in Etiopia, 1891.
Bibl.: F. Cardon, Pietro Antonelli, Necrologia, in Boll. Soc. Geogr. It., 1901, pp. 185-187; L. Traversi, Il conte Antonelli e la politica scioana, in Rivista politica e letteraria, 1901.