contegno
. Il sostantivo ricorre appena due volte in tutta l'opera di D., e solo nella Commedia, presentando valori abbastanza affini, ma non proprio coincidenti.
In If XVII 60 (con allusione allo stemma gentilizio dei Gianfigliazzi, " grandissimi usurai " nel commento lanense), in una borsa gialla vidi azzurro / che d'un leone avea faccia e contegno, l'accezione è evidentemente quella più normale di " atteggiamento ", " comportamento ", trasferito per similitudine da persona ad animale, per giunta associato a un bestiario araldico, ma quasi in enfatica endiade con faccia (cioè " aspetto e comportamento ", o meglio " figura atteggiata ").
Vale invece, per naturale estensione semantica, " aspetto ", " modo d'essere ", " condizione ", " conformazione ", in lf XXII 17 per veder de la bolgia ogne contegno. Benvenuto: " omnem continentiam, idest, quid-quid continetur in genere intra bulgiam ", con pertinente richiamo alla base etimologica.