contemplazione
. L'atto del " contemplare " (cfr. il latino contemplatio). Ricorre soltanto nel Convivio e indica la " speculazione filosofica " in questa vita o la " visione " di Dio da parte delle gerarchie angeliche. Nel primo senso ricorre in III XI 14, dove la contemplazione de la veritate è esplicativo della felicitade che è fine della filosofia. La filosofia come c. del vero è definizione che ricorre in Aristotele (Metaph. II 1, 993 a 30, b 20) " τῆς ἀληθείας θεωρία ", " ἐπιςτήμην τῆς ἀληθείας " che nelle traduzioni era resa con " de veritate theoria, id est contemplatio ", e " veritatis scientiam " (cfr. s. Girolamo ad Ephes. 4, 4 " ad scientiam et contemplationem quae ab illis appellatur θεωρία "); ma la c. come ‛ visione della verità ' è tema ricorrente nella speculazione cristiana; cfr. Agostino Civ. VIII 4 " Itaque cum studium sapientiae in actione et contemplatione versetur, unde una pars eius activa, altera contemplativa dici potest (... contemplativa autem ad conspiciendas naturae causas et sincerissimam veritatem)... maxime tamen contemplatio perspectionem sibi vindicat veritatis ". In questo senso c. è opposta ad actio, l'operare terreno. Così ancora in IV XXII 17 la contemplazione è più piena di luce spirituale che altra cosa qua giù sia... ne la nostra contemplazione Dio sempre precede, dove è indicata l'attività speculativa della mente illuminata dal divino, ma che Dio non può raggiungere pienamente; sono queste le contemplazioni che meritano all'anima la gloria del Paradiso (IV XXVIII 5).
In accezione più propriamente cristiana, ove designa la " visione beatifica ", ricorre in II V 9-10 questa contemplazione [del Padre] fanno li Serafini... e questa contemplazione [del Padre tramite lo Spirito Santo] fanno le Potestadi, ed è propria dei beati e degli angeli.