contendibilita
contendibilità Situazione riferibile sia ai mercati sia alle imprese. Un mercato si dice contendibile (ingl. contestable) quando si verificano 3 condizioni.
In primo luogo le imprese che vogliono entrare in questo mercato non devono essere svantaggiate rispetto a quelle che già vi operano. Questo vuol dire che i nuovi entranti devono aver accesso alle medesime tecnologie e informazioni, agli stessi prezzi degli input produttivi (materie prime, tecnologie, componenti, forza lavoro, energia, risorse finanziarie ecc.) disponibili per le aziende già sul mercato. Più in generale, non vi devono essere barriere all’entrata (➔ barriera). In secondo luogo non vi devono essere sunk cost (➔), costi non recuperabili, né costi di uscita dal mercato stesso. Se, per es., per entrare in un mercato un’impresa ha bisogno di investimenti in macchinari per 10 milioni di euro e se la vendita dei medesimi macchinari, in caso di uscita dal mercato stesso, permettesse di recuperarene solo una parte, per es. 7 milioni di euro, i sunk cost in questo caso ammonterebbero a 3 milioni di euro. Infine, è necessario che il periodo di tempo che occorre a una nuova azienda per entrare nel mercato sia inferiore a quello che le imprese già presenti possono impiegare per adeguare i propri prezzi. Se tutte queste condizioni sono soddisfatte, le imprese che operano sul mercato non potranno fare altro che comportarsi come se si trovassero in un mercato in concorrenza perfetta (➔). Se, infatti, esse provassero a fissare prezzi superiori a quelli di concorrenza perfetta ve ne sarebbero altre pronte a entrare fissando prezzi lievemente inferiori a quelli delle imprese già presenti, togliendo loro tutto il mercato e gli extraprofitti. Non essendoci costi all’uscita del mercato, queste aziende potrebbero uscire non appena le condizioni del mercato lo rendessero opportuno (strategie del cosiddetto hit and run). Soltanto la fissazione del prezzo di concorrenza perfetta, che garantisce extraprofitti nulli, non provoca l’ingresso di nuove imprese.
Tale teoria, sviluppata tra gli altri da W.J. Baumol, J.C. Panzar e R.D. Willig già dagli anni 1980, ha avuto una posizione centrale nel dibattito sul ruolo delle autorità antitrust. Questa teoria, ricompresa nella cosiddetta scuola di Chicago, infatti, si contrappone alla scuola di Harvard che, facendo riferimento al paradigma strutture-condotte-risultati, vedeva nelle barriere all’entrata, nell’economia di scala, nelle asimmetrie informative e nei sunk cost, l’origine della formazione di mercati oligopolistici/monopolistici che portavano alla formazione di prezzi superiori a quelli di concorrenza e, quindi, a rendite per le imprese. Per la scuola di Chicago, invece, non c’è correlazione diretta tra concentrazione ed extraprofitti. Se un mercato si struttura come un monopolio o un oligopolio, e se valgono le condizioni sopra descritte, è perché si tratta della forma di mercato più efficiente per quella data industria. Se il mercato è contendibile, questa è condizione sufficiente per garantire che sarà anche efficiente. Per chi sostiene questa teoria, spese come la pubblicità (per sua natura sunk), o anche l’accesso privilegiato ad alcuni fattori produttivi, non devono essere visti come barriere all’entrata che limitano la c. del mercato, ma come strategie o normali risultati derivanti dalla concorrenza tra aziende.
Nella realtà, sono pochi i mercati che soddisfano pienamente le condizioni che permettono di avere un mercato contendibile. In molte industrie, infatti, le imprese già presenti sul mercato hanno spesso accessi privilegiati alle risorse e i sunk cost sembrano avere una notevole importanza. Inoltre, nella maggioranza dei casi, le imprese già operanti nel mercato hanno la possibilità di variare i propri prezzi più rapidamente di quanto sia necessario a una nuova impresa per entrare nel mercato, impedendo di fatto le strategie di hit and run. La teoria dei mercati contendibili ha comunque avuto un ruolo molto importante nelle decisioni antitrust perché ha permesso di affiancare ai criteri basati sulla concentrazione del mercato anche il concetto di concorrenza potenziale. Questa società, nella maggioranza dei casi quotata in borsa, si dice contendibile, invece, quando è possibile acquistare sul mercato una quota del capitale che ne garantisca il controllo. La c. di un’impresa in genere fa sì che le sue azioni siano quotate a un valore più alto (rispetto ad altre equivalenti ma non contendibili). Inoltre la c. è un elemento che spinge il management verso una gestione più efficiente perché, nel caso di performance non in linea con le aspettative di mercato, vi è una maggiore probabilità che cambi il controllo e che quindi vi siano modifiche anche tra chi gestisce l’impresa stessa.