contentare
. Vale " soddisfare " un desiderio o un'attesa, come in Cv III XII 13 quasi come druda de la quale nullo amadore prende compiuta gioia, ma nel suo aspetto contentar la loro vaghezza (dove è da notare il plurale concordante con nullo amadore), e in Pd III 40 grazïoso mi fia se mi contenti / del nome tuo (dove assume come complemento lo stesso oggetto del desiderio: se soddisfi il mio desiderio di conoscere il tuo nome).
Più si evidenzia la felicità che è effetto dell'appagamento in Pd VIII 98 Lo ben che tutto il regno che tu scandi / volge e contenta, dove i due predicati sono sintesi della vicenda celeste: Dio, in quanto desiderato (cfr. Pd I 76-77), è causa del moto dei cieli, e in quanto ha il suo regno in essi, è la fonte della loro felicità; limitativa appare l'interpretazione del Torraca: " contenta tenendolo insieme, regolando il moto con leggi perpetue. Cfr. il lat. contentus da contineo ". Così anche in Pd XVIII 18 'l piacere etterno... dal bel viso / mi contentava col secondo aspetto, dove la felicità nasce dalla complementarità della fonte divina e del bel viso che ne è specchio.
In If XI 92 tu mi contenti si quando tu solvi, / che, non men che saver, dubbiar m'aggrata, è evidente la soddisfazione del bisogno di chiarimento di D., ma si può pensare anche al piacere derivante dalla perfezione del discorso di Virgilio (" procede così limpido insieme e serrato, da suscitar l'ammirazione di Dante ", Torraca). In Rime dubbie III 5 6 un lume de' belli occhi... / che l'anima contenta, vale unicamente " riempire di piacere " (come propone il Contini).
Piuttosto controversa è l'interpretazione di c. in Pg XXIV 63 e, quasi contentato, si tacette; all'ipotesi di un valore ironico (accolta anche dal Chimenz: " forse nel verso sarà da avvertire una punta d'indulgente ironia, da parte di Dante, verso il vecchio rimatore, accontentatosi del poco che aveva visto ‛ da l'uno a l'altro stilo ' ") si oppone la serietà del dialogo tra i due poeti e delle considerazioni di Bonagiunta (" non c'è nessuna ragione di vedere in quel quasi contentato una canzonatura ", Momigliano). Lo Scartazzini pensa a una certa soddisfazione che Bonagiunta proverebbe, mutata ormai l'invidia terrena in carità, per il fatto che altri l'abbia superato nell'arte del poetare. Si noti che il quasi non è limitativo, ma vale " come se fosse ": non parlò più, mostrando così di essere soddisfatto delle spiegazioni avute.
Vale " accettare senza rammarico una condizione limitativa ", " rassegnarsi ", come in Cv III Amor che ne la mente 62 e perch'io non le posso mirar fiso, / mi conven contentar di dirne poco.
L'appagamento di ogni desiderio è sinonimo di felicità o di beatitudine, in Cv III VIII 5 E intra li altri [piaceri] di quelli lo più nobile e quello che è [inizio] e fine di tutti li altri, sì è contentarsi, e questo sì è essere beato… guardando costei, la gente si contenta ...ma per altro modo che per lo contentare in Paradiso [che] è perpetuo (" satiabor cum apparuerit gloria tua ", Ps. 16, 15; " qui replet in bonis desiderium tuum ", 102, 5): nell'ultima attestazione la forma neutra (sostantivata) ha lo stesso significato delle precedenti, " essere felice nell'appagamento di ogni desiderio ".
Significa " esser lieto ", in Cv II X 11 impone a lei, cioè a l'anima mia, che chiami omai costei sua donna, promettendo a lei che di ciò assai si contenterà, quando ella sarà de le sue adornezze accorta.
In Cv III III 4 c[ontent]arsi è la lezione scelta dal Barbi (can[s]arsi in Busnelli-Vandelli e Simonelli).