contingentamento
Limitazione fissata dallo Stato all’importazione di un prodotto dall’estero in un determinato periodo di tempo. Il c. può essere attuato sia stabilendo una cifra massima globale sia, ed è questo il caso più frequente, ripartendo detta cifra in quote, a seconda dei Paesi di provenienza. Il c. alle importazioni ha l’effetto di razionare (➔ razionamento) la disponibilità interna di un prodotto e quindi di aumentarne il prezzo; può essere usato per consentire agli importatori di lucrare la differenza tra il prezzo internazionale e il prezzo interno (rendite da c.), e successivamente di avocare tutto o parte di questi profitti allo Stato o di destinarli, tramite una cassa di conguaglio, a sussidiare altre produzioni nazionali.
Assai raramente il c. si applica anche alle esportazioni; (restrizione volontaria alle esportazioni), spesso imposto dal Paese importatore e accordato per evitare altre restrizioni agli scambi. ● Più in generale, il c. si riferisce alla limitazione della disponibilità di un bene, con riferimento alla sua ripartizione all’interno di un Paese o a vincoli imposti alla sua produzione, in presenza di uno stretto controllo da parte dello Stato, per es. in un’economia di guerra (➔ guerra, economia di).
La politica dei c. si affermò dopo la Prima guerra mondiale, quando, venuto meno il meccanismo equilibratore del regime monetario aureo, i classici sistemi di politica commerciale cessarono di offrire una sufficiente difesa ai singoli mercati e la necessità sia di integrare la protezione dei dazi doganali alle industrie nazionali sia, soprattutto, di equilibrare la bilancia commerciale indusse molti Paesi a concludere accordi bilaterali di c., per lo più affiancati in seguito, o addirittura sostituiti, da accordi di compensazione. La Seconda guerra mondiale provocò una ripresa dei c. ma l’affermarsi di una sempre più larga liberalizzazione degli scambi li ha infine ridotti.