contingente
Il latino (contingens), nella tradizione filosofica, rende i valori dei termini greci συμβαίνειν(" accadere ") in concorrenza con accidere, evenire, e l' ἐνδέχεσθαι (" accettare ", " essere possibile ") del De Interpretatione e delle altre opere di Aristotele, da Mario Vittorino e Boezio in poi.
Il τὸ ἐνδεχόμενον (contigens) di Aristotele è termine della logica delle proposizioni modali, e come tale ricorre soprattutto in Interpr. 12-13 e in An. Pr. I 2, e 8-22. Secondo la tradizione aristotelica, è modale una proposizione quando soggetto di essa è una proposizione (il dictum degli scolastici), e predicato è uno dei termini ‛ possibile ', ‛ impossibile ', ‛ necessario ' , ‛ contingente ' (i ‛ modi ' degli scolastici). I modi ἐνδεχόμενον (contingente) e δυνατόν (possibile), in genere equivalenti nel De Interpr. sono predicabili di tutto ciò che non è impossibile (v. An. Pr. I 3, 25a 35-39: parimenti ἐνδεχόμενα sono tanto il ‛ necessario ' quanto il ‛ non-necessario ' e il δυνατόν). Ma negli Analytica Priora (in particolare I 13, 32a 18-20) il termine ἐνδεχόμενον viene distinto da δυνατόν in quanto esclude non soltanto l'impossibilità, ma anche la necessità. Perciò in genere si assume ‛ possibile ' come contraddittorio di ‛ impossibile ' e ‛ contingente ' come contraddittorio di ‛ necessario ': ‛ possibile ', così, vale per la possibilità unilaterale (‛ non-impossibile ') e ‛ contingente ' per la possibilità bilaterale (‛ non-necessario ' e ‛ non-impossibile '). Nelle traduzioni di Boezio da Aristotele contingens rende i valori del greco ἐνδεχόμενον; nel secondo commento a Interpr. 9 (ed. Meiser, p. 190) contingens è definito " secundum Aristotelicam sententiam... quodcumque aut casus fert aut ex libero cuiuslibet arbitrio et propria voluntate venit aut facilitate naturae in utramque partem redire possibile est, ut fiat scilicet et non fiat ". Cfr. anche Cassiodoro Inst. II 20, ed. Mynors, p. 130.
La forma volgare, accanto al valore originario, recepisce quello tecnico filosofico. Così nelle due occorrenze del testo dantesco. In Pd XIII 99 per sapere... se necesse / con contingente mai necesse fenno, c. designa la proposizione modale. D., in riferimento alla sapienza di Salomone, fa dire a Tommaso d'Aquino che il re biblico non chiese a Dio, fra l'altro, la conoscenza della logica, esemplificata nel passo in esame da un sillogismo modale, privilegiato da D. perché pone specifici problemi operativi. Salomone - dice cioè Tommaso - non chiese a Dio se da due premesse modali, di cui una necessaria (necesse) e l'altra contingente, possa ottenersi una conclusione necessaria (necesse fenno). Aristotele discute le strutture sillogistiche dalle premesse miste di proposizioni necessarie e contingenti in An. Pr. I 16, 35b 23 ss., e nessuno dei casi esaminati conclude con proposizione necessaria (v. D. Ross, Aristotle's Prior and Posterior Analytics, pp. 344-345); ma la regola " peiorem sequitur semper conclusio partem ", per la quale cioè la conclusione di un sillogismo segue la parte ‛ inferiore ' (‛ negativa ' rispetto ad ‛ affermativa ', ‛ particolare ' rispetto a ‛ universale ', ‛ assertoria ' rispetto a ‛ necessaria ' e ‛ contingente ' rispetto ad ‛ assertoria '), è formulata per le modali da Teofrasto (cfr. I.M. Bochenski, La logique de Théophraste, p. 79), mentre è applicata alle assertorie da Aristotele (An. Pr. I 4-6).
Così in genere i commentatori antichi, ad l. Non si può accettare l'interpretazione di Pietro Alighieri, per il quale qui ci si chiederebbe " si omnia eveniant de necessitate, quod ab Aristotele negatur in primo Peri Ermeneias. Plato contra " (Interpr. 9, 19a 18-19). Non è corretta la lettura che di Moore (Studies I 117) suggeriscono Casini-Barbi, ad l.
In Pd XVII 16 le cose contingenti sono le cose a venire (anzi che siano in sé, v. 17), non aventi ragione di necessità, che Cacciaguida vede mirando a Dio eterno. Così anche i commentatori antichi e Passavanti (Specchio Penit. 240), ove è identico il riferimento alla conoscenza di Dio eterno; è da notare tuttavia che per i detti autori cose ‛ future ' o che comunque cadono nel tempo non sono solo quelle ‛ contingenti ' (corpi corruttibili), ma anche quelle ‛ necessarie ' (sostanze spirituali incorruttibili e cieli, comunque creati): cfr. Tomm. Sum. theol. I 2 3 (tertia via) e Cont. Gent. II 30.
Bibl. - A. Becker, Die Aristotelische Theorie der Möglichkeitsschlüsse..., Berlino 1933; A. Becker-Freyseng, Die Vorgeschichte des philosophischen Terminus ‛ contingens ', Heidelberg 1938; I.M. Bo-Chenski, La logique de Théophraste, Friburgo 1947; ID., Notes historiques sur les propositions modales, in " Revue des sciences philosophiques et théologiques " XXVI (1937) 673-692; ID., Sancti Thomae Aquinatis de modalibus opusculum et docrina, in " Angelicum " XVII (1940) 180-218; C. Fabro, Intorno alla nozione tomista di contingenza, in " Rivista di filosofia neoscolastica " XXX (1938) 132-149; M. Freundlieb, Zur Entstehung des Terminus ‛ contingens ', in " Philosophische Jahrbuch " XLVII (1934) 432-440; E. Moore, Studies in D., s. 1, Oxford 1896, 116-117; W.D. Ross, Aristotle's Prior and Posterior Analytics..., ibid. 1949.