continuita
continuità [Der. di continuo "l'essere continuo", nei vari signif. di questo termine] [LSF] Sulla base delle teorie quantistiche, per le quali i corpi sono sostanzialmente discontinui, la c. viene considerata l'apparenza di non discontinuità che i nostri sensi ricevono, per la loro limitatezza, dalla struttura e proprietà dei corpi, o una voluta semplificazione, spesso lecita e conveniente, di dati molto più complessi. ◆ [ALG] [ANM] Concetto di tipo intuitivo, definito dalle seguenti proprietà: (a) divisibilità all'infinito; (b) esistenza di un elemento intermedio tra due elementi vicini quanto si vuole; (c) gradualità nel passaggio da uno stato all'altro; (d) assenza di salti e lacune: v. oltre e → continuo per le locuz. matematiche. ◆ [ALG] C. bidimensionale: insieme di punti del piano cartesiano (x,y) che soddisfano le due seguenti proprietà: (a) si può trovare un numero reale positivo ε, in generale dipendente da (x,y), tale che ogni punto del piano, la cui distanza euclidea da (x,y) è minore di ε, appartenga all'insieme; (b) due punti qualsiasi dell'insieme possono essere uniti da una curva semplice (cioè continua e senza punti multipli) costituita interamente da punti dell'insieme. ◆ [ALG] C. degli enti geometrici: lo spazio della geometria elementare è concepito come un continuo, nel senso che il punto della geometria deve essere privo di estensione, cioè deve essere ammessa la divisibilità all'infinito, in parti sempre più piccole, di linee, superfici e solidi geometrici. ◆ [ALG] C. forte, debole, in norma, ecc.: è la c. di un'applicazione definita su uno spazio topologico rispetto alla corrispondente topologia (forte, debole, indotta dalla norma, ecc.). ◆ [ALG] C. sulle successioni crescenti (e decrescenti): per un'algebra L su un insieme e un'applicazione μ di L in [0,+∞], proprietà di μ per cui μ(A)= supnμ(An), per ogni elemento A di L e ogni successione crescente (An) di elementi di L tale che sia A=⋃nAn (analogamente per la c. delle successioni decrescenti): v. misura e integrazione: IV 2 a. ◆ [PRB] Assioma di c.: v. probabilità classica: IV 580 c. ◆ [LSF] Equazione di c.: denomin., non sempre propria, di equazioni in cui si traducono leggi di conservazione: per es. le equazioni di c. per un corpo deformabile o per un fluido esprimono la conservazione della massa del sistema. ◆ [EMG] Equazione di c. della corrente elettrica: v. corrente elettrica: I 772 b. ◆ [ASF] Equazione relativistica di c.: v. astrofisica relativistica: I 193 b. ◆ [FTC] [FSD] Ipotesi di c.: v. plasticità, teoria della: IV 537 c. ◆ [FTC] [EMG] Gruppo di c.: dispositivo per assicurare il regolare funzionamento di un impianto alimentato dalla rete di distribuzione di energia elettrica quando quest'ultima venisse a mancare. Nel caso normale, si tratta di un gruppo elettrogeno costituito da un motore a combustione interna connesso con un alternatore, che entra automaticamente in funzione al venir meno dell'energia di rete. Nei casi in cui non possa essere tollerata la sia pure breve interruzione di alimentazione corrispondente al tempo di azionamento del detto gruppo elettrogeno (è il caso, per es., di calcolatori elettronici: si parla allora di c. assoluta), il gruppo di c. consiste in una sorgente di energia elettrica primaria autonoma che alimenta in permanenza l'impianto da proteggere, costituita da una batteria di accumulatori di adeguata capacità, seguita da un invertitore per generare la corrente alternata per l'impianto e accoppiata a un convertitore che ne mantiene e ripristina lo stato di piena carica quando è presente l'energia di rete. ◆ [ALG] Postulato di c.: nella teoria degli insiemi (e in partic. nelle sue applicazioni alla geometria e alla teoria dei numeri), postulato fondato su due proprietà che possono essere enunciate in maniera semplice nel caso della c. della retta: per la prima proprietà, presi comunque due punti sulla retta, esiste sempre un terzo punto di essa compreso tra i primi due; per la seconda proprietà, se la retta viene divisa in due parti, esiste sempre un punto, estremo di una delle due parti, che le separa (proprietà analoghe vengono individuate nel caso della c. dell'insieme dei numeri reali). ◆ [MTR] Principio di c.: principio secondo cui il campione che realizza la definizione di una unità di misura differisce dal campione che realizzava la precedente definizione al più di una quantità pari all'imprecisione di quest'ultimo: v. metro: III 811 b.