CONTO (dal lat. compŭtus; fr. compte; sp. cuenta; ted. Konto; Rechnung; ingl. account)
È caratteristica delle scritture di rappresentazione o sistematiche, o di esame, la distribuzione in classi o gruppi che si chiamano conti. Si dicono mastri, partitarî, saldaconti, svolgimenti, ecc., i libri nei quali questi conti si raccolgono. Ma i conti si possono anche tenere con schede che si numerano progressivamente come i conti di un mastro e si raccolgono in una cassetta. Queste schede sono unite per mezzo di un ferro che attraversa la parte inferiore di esse nelle quali è praticato un foro; possono essere di vario colore e intercalate da cartoncini secondo le divisioni, o classi, o gruppi di conti che si vogliono fare. L'interno della cassetta ha generalmente una pendenza che agevola la ricerca e la lettura delle schede. Non pochi istituti di credito (banche e casse di risparmio) si servono di schede negli uffici dei conti correnti per i conti dei depositanti, ma questi istituti tengono in altri uffici i conti suddetti in partitarî o mastri, cosicché questi partitarî e mastri servono anche di controllo al lavoro delle schede.
Una prima distinzione che si deve fare dei conti è badando all'"oggetto" delle scritture. L'"oggetto" può riguardare: a) il patrimonio considerato, non soltanto nei movimenti che avvengono nei varî beni, crediti e debiti in conseguenza delle operazioni di gestione, ma anche negl'impegni e nei rischi che l'ente assume in conseguenza di queste operazioni; b) i titoli di proprietà altrui che l'ente ha in consegna, o in deposito, o vincolati per dati scopi giuridici o amministrativi, e nelle imprese bancarie, anche le cambiali di cui devono provvedere all'incasso per conto di clienti (effetti all'incasso); c) le entrate e le uscite previste con il bilancio di previsione negli enti a fini diretti non economici, quali lo stato, il comune, la provincia, gl'istituti di assistenza e beneficenza, i sodalizî, ecc. Ciascun oggetto delle scritture può considerarsi distinto dagli altri in un corpo speciale di conti funzionanti in dipendenza fra di loro e costituenti un sistema. Possono esservi quindi, in ciascuna azienda, più sistemi di scritture. Principali fra questi sono: a) il sistema patrimoniale, considerato nei movimenti che avvengono nel patrimonio, negl'impegni che si assumono e nei rischi che sono conseguenza di questi movimenti e di questi impegni; b) il sistema dei. beni dei terzi, per tutti quei titoli e quelle cambiali che un ente ha presso di sé e appartengono ad altri; c) i sistemi finanziarî o di bilancio relativi al bilancio di previsione. I varî sistemi possono tenersi in un'azienda con varî metodi: la partita doppia, la logismografia, o la statmografia, per dire dei più noti, sebbene oggi il metodo esclusivamente usato sia la partita doppia. La distinzione fra metodo e sistema è dovuta a Fabio Besta, ed è accettata dalla quasi universalità degli studiosi. Nei sistemi patrimoniali dei movimenti possono essere oggetto di conto: a) i beni materiali che l'ente possiede come: beni immobili, merci, mobilio, macchine, ecc., e quelli immateriali quali crediti e debiti, come nei conti: debitori per fatture, debitori per prestiti, cambiali attive, creditori in conto corrente, effetti da pagare, ecc., e questi beni, crediti, debiti possono considerarsi in tutti i loro attributi, o, particolarmente, in un attributo soltanto, come nei conti: "denaro presso la succursale A", "idem presso la succursale B", "merci presso terzi in deposito", "titoli presso terzi a garanzia di prestiti", "titoli a custodia presso banche", cambiali presso terzi, ecc.,"; b) i costi pluriennali, come nei conti: brevetti, spese anticipate, spese d'impianto, spese da ammortizzare, ecc.: costi che appaiono fra le attività come componenti di esse, sino a quando non siano ammortizzati; c) le svalutazioni in dati beni come nei conti: fondo ammortamento macchine; fondo svalutazione crediti e cambiali, risconti passivi, ecc.: conti che appaiono fra le passività, come poste di correzione di attività d) il capitale netto considerato quale risulta (conto capitale netto), o nelle parti in cui può venire decomposto (capitale sociale, fondo riserva legale, fondo riserva straordinario, ecc.) o dalle quote con cui è formato (A, suo conto quota sociale, B, suo conto quota sociale, ecc); e) il capitale netto considerato negli aumenti e nelle diminuzioni che si verificano durante l'esercizio, come nei conti: rendite di stabili, spese di famiglia, proventi diversi, sconti passivi e attivi. Non è senza una ragione che abbiamo voluto indicare alcuni conti che può occorrere d'intestare o aprire nei sistemi patrimoniali dei movimenti. Se pensiamo al concetto di capitale nelle imprese (v. attività), e ai componenti che in un dato momento possono costituirlo, appare evidente come i conti che si debbano accendere non rappresentino soltanto attività e passività vere e proprie, ma possano riferirsi anche a unità o articoli che non sono beni materiali, crediti e debiti. Riguardo al sistema patrimoniale degl'impegni, i conti possono riferirsi a beni da ricevere o da consegnare, come nei conti: "merci o titoli da ricevere" "merci o titoli da consegnare", e nei conti di contropartita; "terzi conto merci da consegnare", "terzi conto merci da ricevere".
Svariati possono essere nelle imprese commerciali i conti nel sistema patrimoniale dei rischi, quando si pensi che tutte le imprese sono di rischi, e rischi sussistono, non soltanto per le operazioni di impiego di capitali, come ricavi di vendite, ma nelle stesse operazioni di provvista per le oscillazioni che possono subire nel mercato i prezzi delle merci acquistate, per cali, deterioramenti e altre congiunture. Numerosi poi sono i conti ai "rischi" nelle imprese bancarie. Rischi esistono in generale per tutte le operazioni che esse compiono, quali gli sconti di cambiali, le anticipazioni su titoli, gli avalli e le fideiussioni per conto terzi, i risconti di effetti presso altri istituti di credito, le partecipazioni, ecc.; rischi tutti che si mettono in evidenza in conti speciali quali: debitori per avalli, debitori per accettazioni, cambiali al risconto, ecc.; conti che trovano la loro contropartita nei conti, "avalli conto terzi", "accettazioni conto terzi", "cambiali riscontate" e così via.
I conti ai beni altrui si debbono accendere in tutte le aziende che hanno in deposito, o vincolati, beni di terzi. Fra le imprese, le banche sono quelle in cui questi conti più largamente figurano. Sono i conti ai "titoli in deposito a garanzia di carica", "idem a garanzia di anticipazione", "idem a custodia", "idem vincolati a favore del fondo previdenza personale dell'azienda", i conti agli "effetti all'incasso"; conti che trovano la loro contropartita rispettivamente nei conti "depositanti", "fondo previdenza personale", "cedenti effetti all'incasso".
Per la doppia scrittura degl'impegni, rischi e beni altrui, sono dunque necessarî almeno due conti, o meglio due serie di conti, eguali nel loro contenuto numerico ma antitetici nella forma. Questi conti si dicono "d'ordine". Le due serie di conti sono: a) per gl'impegni; una serie accesa all'oggetto dell'impegno (merci o titoli a ricevere o a consegnare) e l'altra serie alle persone con cui l'impegno si assume (terzi conto impegni da ricevere, ecc.); b) per i rischi; una serie all'oggetto dei rischi, e l'altra alle persone verso cui il rischio si assume o alle cause del rischio; c) per i beni altrui, una serie ai beni (merci, titoli, oggetti, cambiali) che sono proprietà di terzi, e l'altra serie ai capitali di questi terzi, che in generale s'indica con l'espressione "depositanti", e per le cambiali "cedenti effetti all'incasso", ecc.
Qualche esempio pratico chiarirà meglio la tecnica delle scritture in partita doppia di questi varî sistemi.
(Sistema dei rischi e degl'impegni)
1. Risconto del portafoglio fatto dalla Banca popolare di C. presso la Banca nazionale di credito
(Scrittura patrimoniale)
Per effetti scontati presso la Banca nazionale di credito L. 80.000.
(scrittura di rischi)
Per effetti riscontati presso la Banca nazionale di credito L. 80.000.
2. L'istituto di credito X appone avallo su un effetto di L. 100.000, scadente il............ rilasciato dalla Ditta G. Merlini all'ordine di Cesare Nastri; riscuote la provvigione del ½% e il rimborso spese in L. 26. Alla scadenza l'effetto è ritirato dalla Ditta Merlini.
Per avallo apposto su un effetto di L. 100.000 scadente il.......... rilascialo dalla Ditta G. Merlini alla Ditta C. Nastri L. 100.000.
(Avvenuto il pagamento da parte della Ditta Merlini)
(Beni altrui). Ricevimento d'effetti per l'incasso da parte della Banca di credito X; importo L. 36.000. La banca gira per l'incasso gli effetti che scadono in altre piazze il cui ammontare è di L. 24.600, e provvede direttamente alla riscossione degli effetti che scadono nella sua piazza. Tutti gli effetti vengono pagati alla scadenza, e la banca accredita i giranti di essi per l'importo diminuito dalle spese e dai diritti fissi in L. 88,30
Naturalmente questi varî sistemi dovrebbero svolgersi nei conti d'ordine ad essi relativi, e soltanto in questi conti. Viceversa ciò non si suole sempre fare, per quanto riguarda specialmente gli effetti all'incasso da parte delle banche. Spesso si sogliono intrecciare i conti di questo sistema con quelli del sistema patrimoniale dei movimenti. Anche il conto "Fondo previdenza personale", che nelle situazioni e nei bilanci appare nella parte passiva, diventa un conto d'ordine relativo a beni altrui quando questo fondo sia coperto con titoli vincolati a favore del personale. In questo caso i due conti d'ordine sono "titoli vincolati a favore del personale" e "fondo previdenza personale". Supposto che nella banca X il fondo previdenza del personale sia di L. 800.610 e che la banca deliberi di coprirlo per L. 500.600, vincolando titoli di consolidato di sua proprietà a tale scopo, la banca metterà in evidenza questo vincolo dei titoli con la scrittura seguente: Titoli vincolati a favore del personale a Titoli di proprietà. Per titoli di proprietà che si passano vincolati a favore del personale per l'importo di L. 500.600.
Le due sezioni in cui il conto si divide si sogliono generalmente denominare con la voce dare e avere (v. dare e avere), ma i conti sono qualche cosa di più che figurazioni d'obblighi e diritti. Per noi ogni conto ha un fine da adempiere, ha particolari dimostrazioni da dare, ha, nelle scritture che si devono fare, una tecnica propria. Il conto, in quanto è rappresentazione ed esame della rilevazione, presuppone la conoscenza, sia dell'organizzazione dell'azienda, sia della tecnica amministrativa delle operazioni e non può astrarre neanche da ciò che costituisce la parte economica, giuridica e statistica delle operazioni stesse. È soltanto con la rilevazione che le concezioni economiche di capitale, costi, consumi, ricavi, redditi, diventano, da astratte, concrete e trovano nei conti la loro misurazione e rappresentazione. Che i conti abbiano uffici diversi e ciascuno debba dare peculiari dimostrazioni, non può esservi dubbio. Si possono dover accendere a una data attività due o più conti, ciascuno avente, economicamente, un significato diverso.
Le scritture dei conti non sono sempre di due ordini, ma possono essere, in alcuni conti, di un ordine solo, e in altri di più. Si possono chiamare unilaterali i primi conti e plurilaterali i secondi. Sono unilaterali per es. i conti: proventi professionali, spese di famiglia, rendite dello stato, ecc., le cui scritture non sono di regola che di un solo ordine; sono plurilaterali i conti dei sistemi finanziarî, le cui scritture possono essere di tre, quattro o più ordini. In un conto alle varie spese autorizzate col bilancio di previsione, ad es., nel conto "Art. VI - Spese di manutenzione" si possono considerare, accanto alle previsioni, tutte le funzioni che costituiscono l'adempimento: impegni, liquidazioni, ordinazioni e pagamenti, che sono, in fondo, le fasi per cui passano le spese. Si registrano così nel conto diverse funzioni che sono, rispetto all'oggetto di esso, collegate fra loro e dipendenti. Lo stesso si può ripetere per i conti alle entrate di bilancio, in cui si possono registrare, accanto alle previsioni, gli accertamenti, le riscossioni e i versamenti.
Un conto come questo può fornire tutte le notizie che possono essere utili rispetto a una data spesa di bilancio, riuscendo, con poche scritture, a essere chiaro e completo. Se però lo analizziamo, ci accorgiamo facilmente come, al posto di esso, si sarebbero potuti accendere cinque conti unilaterali; uno alle spese previste, il secondo alle spese impegnate, il terzo alle spese liquidate, il quarto a quelle ordinate e il quinto a quelle pagate.
Considerati i conti come funzionanti in dipendenza fra di loro per costituire un dato sistema, essi si sogliono sempre presentare con due parti distinte, anche se sono unilaterali per il loro contenuto, come i conti: "spese di famiglia", "rendite dello stato", ecc., oppure se sono naturalmente plurilaterali, come dovrebbero essere i conti alle entrate e alle uscite previste col bilancio di previsione, dei quali abbiamo parlato. Questa bilateralità non deve ricercarsi che in ragioni d'indole tecnica. Le scritture tenute con metodi razionali e controllanti richiedono che i conti forniscano risultati e dimostrazioni numeriche in date forme rappresentative; forme per le quali la bilateralità è necessaria. Se si rinuncia a questi metodi controllanti e a queste forme rappresentative, i conti possono presentarsi unilaterali, bilaterali o plurilaterali.
Badando alla loro forma, i conti possono essere sinottici o numerici, descrittivi, e descrittivo-numerici o misti. Ricordando che il concetto di conto non si può disgiungere da quello di numero, è chiaro che il conto, nella sua tecnica, può rappresentarsi esclusivamente numerico. I conti sono invece descrittivi se ricordano per ordine di data, luogo, persone, ecc., atti, funzioni e movimenti che trovano nei varî numeri la loro espressione misurativa, quantitativa (a), o valutativa (b), come, ad esempio, nel conto seguente:
Con la forma sinottica i conti occupano pochissimo spazio; ciò permette di collocarne diversi uno accanto all'altro, in uno stesso foglio, ottenendo così una forma di conti sinottico-tabellare.
La forma sinottico-tabellare si può rendere descrittiva, purché nel prospetto si premetta una colonna per le descrizioni; si ha, in tal modo, una forma mista sinottico-descrittiva.
A questa forma si possono accoppiare l'analisi e la sintesi; l'analisi nei singoli conti e la sintesi in un conto che li raggruppi. Si ottiene allora una forma di conti che è, simultaneamente, sinottico-descrittiva e analitico-sintetica.
Vi sono conti che non ricevono, durante l'anno, scritture che in una sola parte o sezione, al dare o all'avere. Sono, nei sistemi dei movimenti, certi conti al "netto" in cui si considerano determinate specie di consumi, o classi o gruppi di perdite, oppure di redditi, come, ad esempio, i conti: interessi passivi, spese di famiglia, interessi attivi, proventi professionali, ecc. Questi conti possono apparire, nel foglio che li svolge, con una sola sezione, con il dare oppure l'avere, purché si mettano in esso, una oppure due colonnine di contropartita; una per tutti i dare e l'altra per tutti gli avere. Con la colonna o le colonne di contropartita, questi conti, unilaterali nel contenuto, vengono a presentarsi bilaterali.
Nei metodi, quali sarebbero la partita doppia a giornalmastro e la logismografia, in cui la forma è per tutti i conti sinottica, è possibile ideare un sistema di conti che, partendo da un conto o da pochi conti sintetici, arrivi all'analisi necessaria attraverso gradi diversi di analisi. Lo svolgimento si effettua allora per gradi e si dice graduale. I diversi conti possono anche collegarsi fra di loro, sia numericamente, sia con simboli: sono collegati numericamente, mediante il riporto, in ciascuna serie del conto sintetico da cui la serie deriva; sono collegati con simboli, richiamando con lettere, indici, esponenti, ecc., il conto o i conti da cui derivano quelli della serie. La partita doppia comune, invece, che s'usa oggi, si vale di conti a forma descrittiva, ed è in fondo la partita doppia, quale fu esposta da frate Luca Paciolo nel 1494 nel Tractatus particularis de computis et scripturis.
Bibl.: Vedi i trattati di ragioneria generale di F. Besta, V. Alfieri, B. Lorusso, F. De Gobbis e altri studiosi italiani. Fra i moltissimi lavori stranieri: L. Batardon, Cours pratique de comptabilité, Parigi 1919; E. Léautey, Traité des inventaires et des bilans au point de vue comptable, économique, social et juridique, Parigi 1897; E. Léautey e A. Guilbaut, Principes généraux de comptabilité, Parigi 1903; H. Rand Hatfield, Accounting its principles and problems, New York e Londra 1927; F. Leitner, Die doppelte kaufmännische Buchhaltung, I, Berlino 1923; J. F. Schär, Buchaltung und Bilanz, 5ª ed., Berlino 1923.