conto (co; sost.)
Il termine, dal tardo latino computus, è presente soltanto in Fiore e Detto. Nel significato proprio di " calcolo ", " conteggio ", in Fiore VIII 3 fece a conto regole e ragione. Con il valore di " computo ", " calcolo delle entrate e delle uscite ", è usato ironicamente e metaforicamente in Fiore CLIV 5 quel conto ho i' ben saldo, " ho chiuso quella partita ".
La forma tronca ‛ co ' per c., nel senso figurato di " stima ", " considerazione ", in locuzione con ‛ fare ', per " contare " su qualcuno, in Detto 378 di lui non faccia co. La locuzione ‛ tener c. ' nel senso di " aver cura " è in Detto 439 della persona conto / ti tieni. L'espressione a mi' conto, " a mio carico ", " per quanto mi riguarda ", è in Detto 133. È dubbio il valore di c. in Detto 134 ed è scritto... / ch'i' non sia più tu' conto: il Parodi spiega " amico (quasi per ‛ chi è in relazione d'affari ') ", probabilmente attribuendo un valore fortemente metaforico al termine; si potrebbe anche intendere che in questo caso c. risalga al participio passato cognitus e valga " persona ben conosciuta ", e quindi per estensione " amico " (vedi voce precedente).