contoterzismo
Fenomeno per cui un’impresa di produzione o di servizi si specializza nella fornitura di beni verso il proprio committente, che solitamente fornisce anche la materia prima e i macchinari. L’origine della diffusione del c. va individuata nella ricerca di un rapporto ottimale tra impiego dei capitali e del lavoro, differenziabile secondo la tipologia aziendale. Attraverso il c., le imprese di maggiori dimensioni riducono le immobilizzazioni di capitali in macchinari e parimenti la numerosità della forza lavoro da gestire internamente, accrescendo la propria flessibilità quantitativa, qualitativa e organizzativa. Dagli anni 1990 in presenza di un elevato outsourcing da parte delle grandi imprese, il c. è spesso coinciso con la delocalizzazione di fasi produttive in Paesi a basso costo della manodopera. Le imprese di minori dimensioni, tramite il c., possono raggiungere capacità produttive maggiori senza la necessità di ampliare la propria organizzazione interna. Al fenomeno del c. solitamente è connesso quello della monocommittenza, quando l’intera produzione dell’impresa contoterzista è indirizzata esclusivamente a un unico committente. Ciò induce un’asimmetria tra committente e contoterzista, dove il primo può imporre il proprio potere sul secondo, nei termini di continue richieste di riduzione del prezzo, ritardi nei pagamenti alla consegna della merce e così via. Per limitare tale potere, a difesa delle piccole imprese (contoterziste e subfornitrici), è stata istituita la l. 192/1998 (Disciplina della subfornitura nelle attività produttive), il cui art. 9, riguardante l’abuso di dipendenza economica, recita: «È vietato l’abuso da parte di una o più imprese dello stato di dipendenza economica nel quale si trova, nei suoi o nei loro riguardi, un’impresa cliente o fornitrice. Si considera dipendenza economica la situazione in cui un’impresa sia in grado di determinare, nei rapporti commerciali con un’altra impresa, un eccessivo squilibrio di diritti e di obblighi».